L’ANTIMAFIA NELLA CASA COSTRUITA DALLA MAFIA. L’EMILIA FA I CONTI CON LA ‘NDRANGHETA. SUL FATTO QUOTIDIANO DI OGGI LA NOSTRA INCHIESTA


Ecco il pezzo di Emiliano Liuzzi su IL FATTO QUOTIDIANO DI OGGI intitolato – L’antimafia nella casa costruita dalla mafia. L’Emilia fa i conti con la ‘ndrangheta.

In una Bologna ancora scossa per l’arresto del boss Nicola Acri e del ritrovamento di un’arsenale riconducibile a lui e alla ‘ndrangheta, si scopre che l’iniziativa “Politicamente scorretto”, voluta per il Sud e la Calabria che le cosche le combatte, si tiene nel “Tempio della conoscenza”, a Casalecchio di Reno, una struttura costruita da una ditta del gruppo Ciampà a cui è stato ritirato il certificato antimafia. Un gruppo edile che muove fatturato sospetto e in Emilia, soprattutto a Reggio, costruisce e vince gli appalti, anche se alle gare non potrebbe partecipare: le imprese del gruppo sono state coinvolte nell’inchiesta “Black Mountains” , 350mila tonnellate di rifiuti tossici provenienti dallo smantellamento della Pertusola Sud, e altri provenienti dall’Ilva di Taranto, che venivano sapientemente miscelati a materiali da costruzione. Dopo lo scandalo, sollevato anche in parlamento dalla deputata Angela Napoli, il gruppo Ciampà, senza le carte in regola per poter lavorare, appalti ne ha avuti ancora: la Biblioteca Casa della Conoscenza a Casalecchio di Reno, appunto, e una commissione da 1,8 milioni di euro affidato il 26 ottobre 2006 da Acer (azienda casa Emilia Romagna) a per la costruzione di 32 alloggi e 16 autorimesse a Budrio. E ancora: i lavori per l’Ampliamento di laboratori esistenti e aggiunta di due piani nuovi del Cineca di Bologna e un appalto di Acer da 3,7 milioni di euro per realizzare 40 alloggi a Forlì.

Il tutto, mentre i Ros dei carabinieri scrivono nelle loro relazioni come sia “incontrastato il predominio della potente cosca dei “Vrenna-Ciampà-Bonaventura”, con attività nel mondo economico, degli appalti e dei servizi pubblici”.

E, come se non bastasse tutto questo, il Comune di Casalecchio porta nelle stanze costruite da un Gruppo che dalla Calabria ha trasferito il suo predominio nell’Emilia,

persone che, a vario titolo, combattono le cosche, personaggi come l’ex magistratato Gherardo Colombo e il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, don Luigi Ciotti e la sua associazione Libera e lo scrittore Carlo Lucarelli, oltre a una lunga serie di giornalisti e intellettuali che hanno speso anni di carriera per combattere le mafie, ignari di andare a dibattere in una struttura che in odor di mafia è.

Un incidente di percorso, sicuramente. Anche se il blogger Antonio Amorosi, attraverso il suo sito, con numeri, nomi e dati sono anni che denuncia, inascoltato, la circostanza dell’anomalia. E sono anni che nell’Emilia rossa e operosa, di criminalità organizzate non si vuol sentir parlare. Il giorno prima dell’arresto di Nicola Acri, i pompieri di turno si erano affrettati a spegnere le fiamme create dalle parole di Gateano Saffioti, intervistato dal Fatto e dal sito antonioamorosi.it. Il collaboratore di giustizia Saffioti, tra quelle righe, arresti eccellenti ne aveva preannunciati, ma le sue parole hanno creato scalpore inverso: questa è una regione sana.

Certo che è una regione sana, ma le infiltrazioni mafiose ci sono, eccome. Altrimenti, quelli che “la mafia non ci risulta”, dovrebbero spiegarci come il progetto di ristrutturazione del parco urbano di Bologna a metà degli anni ’90 sia stato firmato dal Consorzio Cooperative Costruzioni e dalla Icla di Napoli, società controllata dai clan Alfieri e Nuvoletta

e come la pinacoteca delle Belle arti di Bologna sia stata ristrutturata negli anni ’90 sempre dalla Icla di Napoli e come, nonostante nel 2002 la società Enea di proprietà del cassiere del clan Nuvoletta, Pietro Nucera, abbia vinto un appalto per 6 milioni di euro per la ristrutturazione delle case popolari di Bologna, Reggio Emilia e Modena.

Certo non può bastare, potrebbe dire qualcuno. Ma a tutto questo aggiungiamo che un ex killer della ‘ndrangheta, accusato di corruzione ed estorsione, e risultato il proprietario e l’amministratore di fatto della Doro Group, società che dal 2004 al 2007 ha gestito i servizi di terra dell’aeroporto Marconi di Bologna e che la Proter del gruppo Costanzo, uno dei cavalieri dell’apocalisse (colpevoli di concorso in associazione per delinquere semplice e di tipo mafioso) ha vinto l’appalto per la fornitura e il montaggio di strutture metalliche dell’aeroporto di Bologna.

Sarà un dettaglio anche questo, ma Giovanni Costa, condannato per riciclaggio dei soldi provenienti dalle attività di Cosa nostra era stato arrestato nel crack Urafin, la finanziaria collegata all’ex presidente del Bologna calcio Tommaso Fabbretti, vive da molti anni a Bologna. E Gabriele Guerra, pregiudicato di Cervia in semi-libertà, è stato ucciso con 15 colpi di mitraglietta Scorpion ad opera di killer della ‘ndrangheta, di sera mentre si apprestava a rientrare in carcere, nel non lontano 2008. Nell’indagine emerse la presenza di bische clandestine controllate dalla ‘ndrangheta a Bologna.

Ancora un caso, ma uno dei capi della cosca Bellocco, il figlio e un uomo vicino alla cosca dei Mancuso, sono presunti affiliati alla ‘ndrangheta arrestati dalla squadra mobile di Bologna e intervenivano sulle attività del mercato ortofrutticolo di Bologna. Oppure

Vincenzo Barbieri, arrestato per traffico internazionale di stupefacenti, viveva a Bologna, ed è uomo di ‘ndrangheta.

Nonostante tutti questi dettagli, c’è ancora chi si ostina a dire che la mafia ovunque lavora, ma non al Nord, tantomeno a Bologna.

11commenti
  1. Alfredo Mungari

    26 novembre 2010 at 11:33

    Sono l’ex amministratore della CMP Costruzioni SpA e volevo dire a Emilio Luzzi che non si scrivono pezzi senza conoscere i fatti.Quella di Luzzi o è ignoranza o è malafede; oltretutto reca grave offesa all’allora amministrazione del comune di Casalecchio di Reno che ha ben seguito tutto l’iter per l’aggiudicazione dell’appalto, compreso l’assunzione dei certificati antimafia. Ebbene, la CMP SpA ha sempre avuto il “certificato antimafia”; aveva all’epoca dell’appalto della boblioteca ed ha tuttora “l’informativa antimafia” positiva rilasciata dalla Prefettura di KR. E’ anche vero che per un periodo ha avuto “L’informativa” negativa dovuto all’imbecillità di alcuni funzionari, ma è altrettanto vero che la CMP SpA è stata riabilitata dopo ricorso al TAR.
    Caro signor Luzzi, si documenti prima di sparare cavolate. Quanto all’inchiesta sulle “montagne nere” La CMP Costruzioni SpA e la Paolo Ciampà Srl si ritengono e sono parte lesa, e comunque si documenti anche su questo. A proposito, non abbiamo mai lavorato in provincia di Reggio Emilia. Ciampà ce ne sono a diecine ed il signor Luzzi ignora anche questo.
    Cordiali Saluti – Alfredo Mungari

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  2. Francesco Sacchetti

    26 novembre 2010 at 13:36

    Ho trovato questa………..

    Operazione Black mountains, Scorie cubilot sotto la rete idrica
    dal giornale on line
    http://www.calabrianotizie.it/2008/10/22/operazione-black-mountains-scorie-cubilot-sotto-la-rete-idrica/

    CROTONE – L’arsenico contenuto nelle scorie di cubilot della Pertusola potrebbe essere finito anche nella rete idrica cittadina e, dunque, nell’acqua che scorre dai rubinetti delle case. Le imprese Ciampà e Leto costruzioni, infatti, hanno utilizzato l’ormai famigerato Cic (conglomerato idraulico catalizzato) anche per i lavori di realizzazione dell’acquedotto comunale. E’ questo il nuovo e ancora più inquietante capitolo che la Procura della Repubblica di Crotone ha appena aggiunto all’indagine sulle scorie tossiche prelevate dal vecchio stabilimento metallurgico per costruire sottofondi stradali, piazzali di scuole e centri commerciali, alloggi popolari e banchine portuali: in tutto diciotto siti, almeno fino a questo momento, ai quali il 25 settembre scorso sono stati apposti i sigilli nel corso dell’operazione ‘Black mountains’.

    In base agli elementi acquisiti nelle ultime settimane dagli inquirenti, dunque, il fascicolo rispolverato dagli armadi in cui giaceva sin dal lontano 1999 si arricchisce di nuove ipotesi di reato, anche più gravi di quelle che erano state contestate inizialmente alle sette persone iscritte sul registro degli indagati: il legale rappresentante pro tempore della Pertusola sud, Vincenzo Mano; il legale rappresentante delle imprese ‘Ciampà Paolo srl’ e ‘Igeco sas’, Giovanni Ciampà; il legale rappresentante dell’impresa ‘Bonatti spa’ con sede in Parma, Paolo Ghirelli; il legale rappresentante dell’impresa ‘Leto costruzioni srl’, Alfredo Mungari; il responsabile e due periti chimici dell’ex Presidio multizonale di prevenzione dell’Asl 7 di Catanzaro Domenico Colosimo, Francesco Russo e Domenico Curcio.

    Oltre allo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e al disastro ambientale, sulle loro teste ora grava pure l’accusa di aver avvelenato le acque sotterranee dell’acquedotto cittadino.

    Ma non è tutto; a carico di Mano, Ciampà, Mungari e Ghirelli, la Procura della Repubblica ipotizza anche le accuse di turbativa d’asta e frode in pubbliche forniture, reati che sarebbero stati commessi con la complicità di funzionari pubblici i cui nomi potrebbero andare ben presto ad allungare l’elenco degli indagati.

    Le imprese, infatti, avrebbero vinto gli appalti offrendo ribassi dei prezzi superiori a tutti gli altri concorrenti, proprio grazie al fatto che utilizzavano per i lavori le scorie di cubilot delle quali si approvvigionavano gratuitamente o addirittura ottenevano un piccolo rimborso spese per il trasporto dagli amministratori di Pertusola che così si liberavano dell’ingombrante presenza dei rifiuti pericolosi senza l’onere dello smaltimento in discariche speciali.

    Proprio per ricostruire l’iter che ha portato all’affidamento dei lavori nei quali sono state utilizzate le scorie di cubilot, il procuratore della repubblica Raffaele Mazzotta e il sostituto Pierpaolo Bruni, che conducono le indagini sulla vicenda, nella mattinata di lunedì hanno spedito gli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza e quelli del Nucleo investigativo sanità e ambiente della stessa Procura negli uffici della Syndial, proprietaria di Pertusola, delle imprese di costruzione e dei loro amministratori, con l’intento di sequestrare tutta la documentazione utile.

    Anche perché, nel frattempo, “sembrerebbe essere in atto una condotta di occultamento e distruzione della documentazione necessaria ai fini della ricostruzione dei fatti”.

    E siccome “le condotte fraudolente e collusive pressoché certamente sono frutto di accordi illeciti tra privati e funzionari pubblici che hanno permesso e preso parte alle condotte sopra rappresentate” gli inquirenti hanno ritenuto “necessario acquisire presso le stazioni appaltanti gli incarti procedimentali riguardanti le commesse pubbliche affidate (sia attraverso procedura di gara, sia attraverso affidamento diretto) alle società”.

    Inoltre la Procura ha disposto “che gli enti pubblici che hanno intrattenuto rapporti con le predette società consegnino in copia gli interi incarti procedimentali”. Un’attività, questa, che Guardia di finanza e Nisa, su espressa delega dei magistrati, avevano intrapreso già dallo scorso 9 ottobre.

    Gli inquirenti, insomma, sono convinti che la vicenda sia molto più complessa di come appariva inizialmente, che possa riservare aspetti ancora più inquietanti e che le responsabilità siano diffuse a vari livelli.

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  3. Francesco Sacchetti

    26 novembre 2010 at 14:06

    Intanto c’è il rinvio a giudizio…che è contenuto qui dentro.

    9.3.2010
    L’ OPERAZIONE ‘BLACK MOUNTAINS’ CONTRO LO SMALTIMENTO ILLEGALE DI SCORIE TOSSICHE: LA PROCURA CHIEDE IL GIUDIZIO PER 45 IMPUTATI (C’E’ ANCHE UN MESSINESE). TUTTI I NOMI. STRALCIATA LA POSIZIONE DELL’EX MINISTRO RONCHI
    La Procura della Repubblica ha chiesto il rinvio a giudizio per 45 persone coinvolte nell’indagine sullo smaltimento illegale delle scorie tossiche provenienti dal vecchio stabilimento Pertusola sud. Si tratta dell’Operazione “Black Mountains” che continua da due anni facendo registrare nuovi sviluppi. Le scorie secondo gli inquirenti, sarebbero state in gran parte interrate nel sottosuolo di scuole pubbliche, di centri commerciali, alloggi popolari e villette private, strade e persino della Questura e della banchina di riva del porto di Crotone. In tutto, sono stati sequestrati dalla Procura 18 siti. Tra gli imputati, ai quali la Procura contesta l’accusa di aver realizzato discariche di rifiuti tossici e pericolosi, ma anche il disastro ambientale e l’avvelenamento delle acque, figurano gli ex dirigenti dello stabilimento industriale crotonese, l’ex direttore generale del ministero dell’Ambiente Gianfranco Mascazzini, il capo di gabinetto Goffredo Zaccardi, il vice capo dell’ufficio legislativo Maurizio Pernice, i prefetti Domenico Bagnato e Salvatore Montanaro nella loro qualità di ex commissari per l’emergenza ambientale nella regione Calabria, amministratori locali come l’ex sindaco e attuale consigliere regionale Pasquale Senatore con il reggente Armando Riganello, l’ex presidente della Provincia Sergio Iritale oltre a una nutrito gruppo di funzionari dei due enti locali. Tra gli indagati figurava anche il ministro dell’Ambiente dell’epoca Edo Ronchi, la cui posizione processuale tuttavia è stata stralciata e inviata alla Procura della Repubblica di Catanzaro che dovrà inoltrarla al tribunale dei ministri. L’udienza preliminare è fissata per il prossimo 11 maggio. Qui di seguito l’elenco degli indagati: Vincenzo Mano (62 anni, Crotone); Giovanni Ciampà (39 anni, Crotone) Paolo Ghirelli (62 anni, Parma); Alfredo Mungari (59 anni, Crotone); Domenico Colosimo (73 anni, Catanzaro); Francesco Russo (46 anni, San Sostene); Domenico Curcio (52 anni, Curinga); Stefano Ciampicacigli (63 anni, Roma); Francesco Brandi (75 anni, Ponzano V.); Eleonora Lucia Fornasari (57 anni, Roma); Antonio Pala (69 anni, Roma); Carlo Francia (69 anni, Anzio); Pasquale Senatore (69 anni, Crotone); Armando Riganello (52 anni, Crotone); Sabino Domenico Vetta (64 anni, Crotone); Nicola Artese (54 anni, Crotone); Sergio Iritale (60 anni, Crotone); Achille Tricoli (51 anni, Crotone); Giuseppe Celsi (47 anni, Crotone); Domenico Bagnato (65 anni, Reggio Calabria); Salvatore Montanaro (64 anni, Ardea); Claudio Decembrini (57 anni, Vibo Valentia); Giuseppe Felicetti (49 anni, Loncobucco); Paolo Cappadona (46 anni, Rende); Demetrio Melissari (68 anni, Reggio Calabria); Bruno Carbone (47 anni, Cirò Marina); Nicodemo Gagliardi (54 anni, Cirò Marina); Filippo Gallo (53 anni, Crotone); Fortunato Maria Crugliano (45 anni, Crotone); Giovanni Luciano Borda (37 anni, San Mauro M.); Alessandro Russo (57 anni, Crotone); Maurizio Tarantino (48 anni, Catanzaro); Maurizio Mauro (48 anni, Catanzaro); Fedele Caiazza (59 anni, Strongoli); Paolo Delfino (46 anni, Crotone); Domenico Voce (60 anni, Cutro); Salvatore Ruperto (45 anni, Crotone); Maurizio Bertè (46 anni, Crotone); Marcello Damiano Sterrantino (63 anni, Messina); Gianfranco Mascazzini (70 anni, Monza); Goffredo Zaccardi (66 anni, Roma); Maurizio Pernice (55 anni, Roma); Giuliana Gasparrini (63 anni, Roma); Carmela Riccardi (46 anni, Roma); Giovanni Brunelli (56 anni, Roma). (v. s.)
    http://www.enricodigiacomo.org/2010/03/l-operazione-black-mountains-contro-lo-smaltimento-illegale-di-scorie-tossiche-la-procura-chiede-il-giudizio-per-45-imputati-ce-anche-un-messinese-tutti-i-nomi-stralciata-la-posizione-d/

    Rispondi
  4. Emiliano Liuzzi

    26 novembre 2010 at 14:49

    Non mi chiamo ne’ Emilio ne’ Luzzi, ma questo e’ un dettaglio. Non ignoro i fatti che, al contrario, conosco bene. Malafede? Neppure, visto che lei e’ imputato per la vicenda Black Mountains, inchiesta che offre uno dei peggiori spaccati di questo Paese.
    Saluti,
    Emiliano Liuzzi

    Rispondi
  5. admin

    26 novembre 2010 at 16:47

    Ecco gli articoli sul rinvio a giudizio e sulle indagine. I vari collegamenti tra gruppi e imprese si possono trovare nella home page col post “POLITICAMENTE SCORRETTO” DI CARLO LUCARELLI NELLA BIBLIOTECA DEI CIAMPA’PRIVI DI CERTIFICATO ANTIMAFIA
    http://www.antonioamorosi.it/2010/11/23/politicamente-scorretto-di-carlo-lucarelli-nella-biblioteca-dei-ciampaprivi-di-certificato-antimafia/

    Se poi ci fossero altri aspetti e chiarimenti chiunque può postare le prove.

    “Black mountains”: la Procura chiede il giudizio per 45 (stralciato l’ex ministro Ronchi)
    http://www.gazzettadelsud.it/NotiziaGiornale.aspx?art=38197&Edizione=7&A=20100126

    Scuole con rifiuti tossici
    indagata la Bonatti
    http://parma.repubblica.it/dettaglio/scuole-con-rifiuti-tossici-indagata-la-bonatti/1518860

    I fatti erano all’attenzione del ministero degli interni dal 1999
    come ricorda l’onorevole Angela Napoli quindi il Comune di Casalecchio poteva avere il certificato e finarla lì oppure controllare la condizione pendente delle imprese che agivano sul proprio territorio. Cosa che non ha fatto.
    http://www.ilrestodelcarlino.it/reggio_emilia/2008/10/24/127823-indagine_ciampa_nota.shtml

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  6. Cristoforo

    27 novembre 2010 at 06:37

    Un giornale calabrese “MEZZOEURO”, ci offre in questo articolo, uno spaccato interessante su quanto sopra . Ve lo offriamo per le dovute riflessioni.
    “Il sostituto procuratore di Crotone, Pierpaolo Bruni, ha chiesto il rinvio a giudizio per i 46 indagati nell’inchiesta ‘Black mountains’.L’inchiesta riguarda lo smaltimento delle scorie tossiche prodotte dallo stabilimento ex Pertusola, utilizzate per realizzare il conglomerato idraulico catalizzato, il materiale per costruire opere pubbliche. Dell’argomento chiaramente nessun politico se ne occupa e se ne guardano bene.
    Nell’inchiesta era indagato anche Edo Ronchi, Ministro dell’Ambiente dal maggio 1996 all’aprile del 2000. La sua posizione è stata stralciata ed inviata alla Procura di Catanzaro che dovrà inoltrarla al tribunale dei ministri. Nell’inchiesta della Procura di Crotone sono indagati l’allora direttore generale del Ministero dell’Ambiente Gianfranco Mascazzini; l’ex presidente della Provincia di Crotone, Sergio Iritale, l’ex sindaco e consigliere regionale, Pasquale Senatore; i legali rappresentanti della Pertusola Sud; quelli di tre imprese edili, due di Crotone e una di Parma, e tre funzionari dell’ex Presidio multizonale di prevenzione dell’ex Azienda sanitaria di Catanzaro.
    Agli indagati vengono contestati a vario titolo i reati di disastro ambientale, la realizzazione di discariche abusive, avvelenamento delle acque, turbativa d’asta e frode in pubblica fornitura. L’udienza preliminare è fissata per il prossimo 11 maggio. Giusto per mantenere ferma la memoria su quanto avvenuto a Crotone va ricordato che la mente criminale di queste persone portò a pensare di poter impastare rifiuti tossici con il cemento e tirarci su scuole elementari ed altre opere pubbliche. Uno dei disastri ambientali più sconvolgenti della storia italiana: migliaia di bambini delle elementari “San Francesco”, Pozzoseccagno di Cutro e dell’ Istituto tecnico per ragionieri “Lucifero” di Crotone, per dieci anni sono andati a scuola ogni giorno all’interno di una montagna di veleni. L’inchiesta portò all’arresto di sette persone con l’accusa di disastro ambientale, 18 siti vennero posti sotto sequestro preventivo (tra Cutro e Isola di Caporizzuto) tra cui plessi scolastici di primo e secondo grado e 350 mila tonnellate di rifiuti tossici, composti prevalentemente da zinco, piombo, indio, germanio, arsenico e mercurio, provenienti dall’ Ilva di Taranto e dalla ex-Pertusola, usati come componente per la costruzione di edifici privati e pubblici. Ad essere inquinato dall’arsenico prevalentemente il mare del crotonese. Ma anche un quartiere intero è stato costruito probabilmente con questi mattoni tossici è il quartiere Lampanaro posto alla periferia di Crotone. La gente qui muore di tumore e niente è stato fatto perchè venisse messa in sicurezza. Solo un campetto , chissa perchè, è stato coperto da ghiaia ma il resto è rimasto come prima. Lampanaro si vede subito che è uno di quei quartieri ghetto creati negli anni ‘70 per tenere fuori dalla “città bene” i poveri. Somiglia a Scampia di Napoli ed a via Popilia di Cosenza. La gente qui si arrangia come può nella grande dignità che la investe. Si è organizzata in comitato di quartiere, e tiene vive le problematiche ed il rapporto con la città ma alla fine nelle loro mani resta solo un pugno di mosche. I tumori ci sono e sono tanti. La consapevolezza di tutti è che la storia è troppo grossa per poter essere risolta. Se sotto il quartiere ci sono i rifiuti tossici l’unica soluzione sarebbe quella di abbatterlo completamente e ricostruirlo da un’altra parte. Cose impossibili in Italia , figuriamoci in Calabria, figuriamoci a Crotone, figuriamoci in questo quartiere. L’unica cosa che risulta sequestrata è il campetto di calcio. Era l’unica speranza dei bambini del quartiere. Qui fino a qualche mese fa giocavano, subito dopo il ritorno dalla scuola, qui riponevano i loro sogni. Ora vedere quel campetto circondato dalle strisce di plastica bianche e rosse e dall’ordinanza di sequestro mette una grande tristezza. E’ tutta Crotone che mette tristezza. La gente tutta è triste. Crotone è una città devastata da ogni cosa possibile ed immaginabile. A sud c’è Lampanaro, sul mare la Pertusola, più a sud ancora l’aereoporto e, di fronte a questo, il CIE il centro di prigionia degli immigrati considerati clandestini, ancora più giù un enorme foresta di pale eoliche. Come un taglio di coltello, netto, tutto questo territorio viene attraversato dalla ferrovia. Si fa un salto indietro di 50 anni quando passa il treno. Ve le ricordate le Littorine? Le Aln 668 prodotte dalla Fiat a cavallo degli anni ‘60-’80? Il nome littorina , giusto per far sapere che conosciamo un pò di storia, venne coniato nel 1932 per il fatto che Mussolini fece visita alla città di Littoria, oggi Latina, giungendovi su una ALN (Automotrice Leggera a Nafta). Quel termine rimase poi nell’uso popolare, esteso a tutto il materiale rotabile leggero, anche a trazione elettrica. E vi ricordate i locomotori D445? Se la risposta è si, allora ecco a voi gli unici treni che potete veder transitare nella tratta Sibari – Catanzaro Lido – Reggio Calabria. Il tratto Jonico della R.F.I. è l’unica tratta a caratura principale in Italia a non essere elettrificata,e una delle poche ad avere un binario singolo. Viaggiare su questi treni a ben vedere, conserva un fascino speciale. Quando arrivano i tedeschi in Calabria vanno a Reggio a vedere i Bronzi di Riace e poi risalgono con questi trenini la costa jonica fino a Sibari per visitare l’altro Museo. Un salto nella Germania dell’est per loro. Un altro segno del fallimento di questa provincia e di questa regione. E quale posto migliore per costruirvi un centro di detenzione per immigrati proprio davanti ad un altro fallimento. L’aeroporto di Sant’Anna. Doveva accogliere aerei da tutta europa. Doveva essere scalo internazionale, condividendo lo stesso spazio aereo dell’aereoporto di Lametia. Ed invece dopo averlo costruito e messo insieme altre speranze per nuovi posti di lavoro e turismo ecco la sorpresa che lo scalo non rientrava nel piano regionale dei trasporti. Si favoriva oggetivamente lo sviluppo di Lametia Terme piuttosto che quello di Crotone. Il trionfo della politica e dei politici. Lametia forse esprime molti politici a livello regionale e nazionale, e Crotone zero. In Calabria le cose funzionano anche così. Adesso l’aereoporto è pieno di erbacce e crepe nella pista di atterraggio e viene utilizzato prevalentemente per i rientri forzati degli immigrati. Mentre l’intera città è diventata terra di rifugio di questi nostri fratelli in cerca di una speranza che qui non potranno mai avere. Le catapecchie, i ruderi, la stazione ferroviaria, sono diventati sede provvisoria di questa gente che non ha neanche posto nel centro di accoglienza adiacente al Cie. Disperati fra i disperati a chiedere una ciotola di riso che nessuno può dare loro. Pochi sanno che nel 1984 questo aereoporto era stato scelto dagli Usa e dalla Nato come base militare per spostare dalla Spagna i famosi aerei di combattimento F16. Se l’idea fosse passata la Calabria sarebbe diventata una unica base militare con l’arrivo di ben 8000 soldati. Un’occupazione militare vera e propria che avrebbe stravolto tutta la politica economica della regione ,allora rivolta al turismo. Ma le speranze per questa città non tramontano mai. L’ultima speranza di un riscatto per questa triste città era arrivata da Israele qualche anno fa. Un ricco imprenditore israeliano, tale Appel, pieno di soldi aveva individuato in un’area protetta di Crotone, all’interno del fiume Neto, un luogo dove costruire una serie di alberghi e villaggi turistici che avessero al centro un grande Casinò. Il progetto l’aveva chiamato eufemisticamente Europaradiso. L’idea aveva trovato subito grandi estimatori nella destra alleata alla peggiore imprenditoria del crotonese e naturalmente nella ‘ndrangheta che nella mole enorme di soldi che sarebbero giunti aveva subito intravisto la possibilità di riciclare danaro sporco e naturalmente la possibilità degli appalti per costruire questo enorme cimitero di cemento e di sogni. L’idea fallì grazie alla mobilitazione delle associazioni ambientaliste ma anche per l’opposizione della regione stessa che non vide di buon occhio la questione sia per il personaggio Appel, già cacciato dalle isole greche dove voleva fare lo stesso progetto, che per le inchieste della magistratura che individuò subito l’interesse della ndrangheta in tutta l’operazione. In Calabria, direbbe Battiato, niente è come sembra. Niente qui si può dire che sia definitivo. Se vincesse Scopelliti, la questione Europaradiso potrebbe ben riaprirsi. I soldi sono sempre lì nelle mani di Appel, e la ndrangheta è pronta a far ripartire tutto l’iter progettuale. La gente di Crotone esasperata dall’abbandono nel quale vive, potrebbe benissimo vedere in questo progetto un ancora di salvezza e buttarvisi a capofitto come fecero nel 2007 i commercianti di Crotone che parteciparono ad una manifestazione pro Europaradiso riempiendo la piazza del paese e approvando una idea del gruppo locale di Forza Nuova che mise appesi ad una cancellata della piazza dei manichini rappresentanti gli assessori regionali e politici che avevano detto no al progetto.Tutto questo si assomma alla tristezza che questa città esprime. Restano ora le inchieste aperte e la possibilità che si giunga ad un processo ed a un risarcimento delle uniche vittime di tutta questa follia che sono i malati ed i morti di cancro. La relazione giunta al parlamento sulla vicenda giudiziaria spiega bene i termini dell’accusa ed individua i suoi protagonisti:
    (…) si rilevano indagini attivate dall’autorità giudiziaria che riguardano gli impianti di Pertusola Sud, che meritano una doverosa attenzione. Una prima indagine, tuttora in corso, si riferisce all’irregolare utilizzo di un materiale denominato « conglomerato idraulico catalizzato » prodotto dalla società Pertusola Sud di Crotone, che avrebbe consentito alle ditte « Craton Scavi Costruzioni Generali SpA » e « Ciampà Paolo srl », l’approvvigionamento del predetto materiale da utilizzare come sottofondo e/o rilevato per opere pubbliche.
    I rifiuti pericolosi prodotti e illecitamente smaltiti «scorie cubilot» sono il frutto di una miscela denominata «cascoril» e «conglomerato idraulico catalizzato», utilizzato per la realizzazione di rilevati e sottofondi stradali di opere pubbliche (scuole – strade – ponti e viadotti) e private, nonché dalla stessa Pertusola Sud utilizzati per la bonifica in discarica a mare sita in località Armeria di Crotone. Per tale utilizzo la società Pertusola Sud è ricorsa all’applicazione del decreto ministeriale ambiente del 5 febbraio 1998 nella procedura semplificata per lo smaltimento di rifiuti.
    Dagli accertamenti effettuati dal consulente tecnico incaricato dall’autorità giudiziaria, tale rifiuto pericoloso non era ammissibile alle procedure semplificate. Per detti reati sono indagati i vertici dello stabilimento ed i titolari delle ditte interessate allo smaltimento illecito. Dai dati acquisiti risultano smaltiti in cantieri di proprietà «Craton Scavi» «scorie cubilot» per kg 127.890.147 ed in cantieri di proprietà «Ciampà Paolo srl» altri kg 83.387.125. Smaltimento che ha comportato rilevanti utili alle predette società e notevoli danni alle ditte concorrenti, costrette a comprare a costi più alti materiale di cava, mentre per le « scorie cubilot » le ditte venivano addirittura sovvenzionate per il relativo ritiro.
    La dirigenza Syndial, ex Pertusola Sud, in merito all’indagine di cui trattasi ha dichiarato di poter documentare l’estraneità della società da comportamenti illegali(…) Altra indagine che investe lo stabilimento industriale Pertusola Sud trae origine da accertamenti effettuati dal settore ambiente della provincia di Crotone circa la gestione dei rifiuti pericolosi quali «ferriti di zinco». Tali rifiuti sono classificati ai sensi del decreto legislativo 22/97 come rifiuti pericolosi derivanti da processi idrometallurgici dello zinco, con classi di pericolosità identificati «irritante», «nocivo», «tossico», «corrosivo», «sorgente di sostanze pericolose».
    Oggi della Pertusola , aperta per la visita di Pecorella non restano che lamiere arrugginite. I cancelli che negli anni 70 erano già aperti dalle 5 del mattino ora sono chiusi e ben sigillati dalla procura. Questo polo chimico fin dalla fine degli anni 80 e per tutto il 90 era il polo chimico di riferimento del Sud Italia. Un centro industriale specializzato nel trattamento dello zinco e di tanti altri materiali chimici provenienti da tutta Italia. Al di là dei recinti,si intravedono sili,cisterne,grovigli di tubi,ciminiere,magazzini. Una volta lì dentro ci passavano chissà quali sostanze,ora prolifera la ruggine. Da qui è uscita anche la ferrite di zinco per le campagne del cassanese. La banda criminale che aveva organizzato tutto e che venne scoperta ed arrestata dai carabinieri, si avvaleva anche dell’appoggio di un assessore regionale all’ambiente, tutt’ora in politica nelle file del centrodestra. La banda la fece franca, tutto venne prescritto e mai nessuno pagò per quanto avvenuto. Pochi giorni di carcere per qualcuno e tutto ritornò come prima. Come se non fosse successo niente. La ferrite di zinco è invece ancora sotto le campagne coltivate ad aranceti di Cassano, di Sibari, di Cerchiara, di Amendolara. Una bonifica che doveva essere già iniziata non è mai iniziata. Una bonifica che sembra possa finire proprio nelle mani di ditte legate alla ndrangheta calabrese. Una bonifica che doveva iniziare dalla stessa Pertusola, finanziata e anche questa mai bonificata. Anche davanti la Pertusola sulla spiaggia , ancora oggi si possono vedere fuochi che si appiccano per autocombustione dovuta alla presenza di prodotti chimici scaricati sopra. E si vedono anche incoscienti fare il bagno o pescare. Tanto ormai è tutto chimico qui, dicono i crotonesi. Già, ormai, ripetono con tristezza.
    da Mezzoeuro del 13 marzo 2010

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  7. Alfredo Mungari

    27 novembre 2010 at 10:57

    Caro signor Liuzzi, come al solito lei non è aggiornato: il sottoscritto non è mai stato rinviato a giudizio, e mi risulta che non lo siano neanche gli altri che come me sono solo indagati. Mi dispiace per lei ma la mia fedina penale è pulitissima. Controlli la sua piuttosto.
    Con simpatia – Alfredo Mungari

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  8. Emiliano Liuzzi

    28 novembre 2010 at 23:52

    Mi ripeto. Lei, signor Mungari, e’ imputato, mai detto che e’ stato rinviato a giudizio. la sua posizione, secondo il codice, da indagato viene definita imputato al momento in cui c’e’ una richiesta di rinvio a giudizio. Come nel caso riferito. Dunque lei e’ imputato. E’ bene che legga prima di replicare, le parole e i termini hanno il loro significato. E siccome non “ignoro” questa triste vicenda in cui lei malaguratamente e’ coinvolto – certo che potra’ dimostrare la sua estraneita’ ai fatti – sono stato corretto anche nella replica.
    La saluto ancora
    Emiliano Liuzzi

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  9. Emiliano Liuzzi

    29 novembre 2010 at 03:04

    ergo: o lei è distratto o le consiglio vivamente di cambiare avvocati, visto che non le hanno spiegato che la sua posizione, secondo il codice di procedura penale, è quella di imputato. La rassicuro anche sulla mia fedina penale: mai trattato scorie tossiche, mi sono sempre preoccupato – nel mio piccolo – di differenziare i rifiuti e gettarli negli appositi cassonetti.
    la saluto con rinnovata cordialità,
    emiliano liuzzi

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