DIETRO PALAZZO PIZZARDI A BOLOGNA


Di Palazzo Pizzardi si è scritto molto in queste settimane. Ma la lettura di un documento del 2004 del Uffici Tecnici del Comune di Bologna sembrerebbe smentire quanto dichiarato finora dal Comune. Lo abbiamo recuperato e pubblicato on line.

L’antefatto.

Palazzo D’Accursio, nel 2006, destina Palazzo Pizzardi, tra via Farini e via D’Azeglio, a sede degli Uffici Giudiziari del Tribunale di Bologna. Lo stabile, di proprietà delle Ferrovie dello Stato, era stato messo all’asta è acquistato nel 2004 per 39 milioni di euro dal gruppo molisano Valente. Dopo una serie di passaggi tra diverse società arriva al gruppo Hydra srl dell’imprenditore di Datalogic Romano Volta, al quale viene venduto per circa 50 milioni. Il Comune decide che Palazzo Pizzardi è la sede giusta per la Giustizia bolognese e accetta di pagare 4 milioni di euro annui di affitto ad Hydra (3 milioni e 365 mila euro + l’IVA per 673 mila euro). Ai 4 milioni vanno aggiunti poi le spese del personale, le utenze, i consumi, la manutenzione ordinaria e le pulizie. Una grossa cifra. Le dichiarazioni di alcune settimane fa del direttore di Opere Pubbliche Raffaela Bruni a nome del Comune sono state: “Non fu affatto un cattivo affare. Quell’affitto corrisponde alla somma degli affitti degli altri stabili che si sono svuotati. Nessuno ci perde e nessuno ci guadagna”.

Ma le dichiarazioni del Comune sembrano contraddette dalla relazione degli Uffici Tecnici che due anni prima dell’operazione misero nero su bianco quali fossero le spese per gli affitti e quali quelle complessive sostenute dal Comune. E quale dovesse essere l’impegno di economicità dell’Ente. Il Comune non poteva non sapere. Infatti la relazione mostra che il Comune già dal 2004 era a conoscenza che tutti gli uffici di giustizia avevano un costo per il solo affitto vivo di  1 milioni e 917 mila euro, e non 4 milioni (solo quello complessivo comprese utenze e consumi  era di 4,2 milioni di euro).

Oggi per il solo affitto vivo se ne spendono 4. A cui, in tutti e due i casi, sono da aggiungere le altre spese.

A questo si somma un altro particolare della relazione del 2004 degli Uffici Tecnici che specifica: “mediamente il ministero della Giustizia copre il 70% delle spese totali, sia reali sia figurative” e non il totale delle spese, come sostenuto in queste settimane dal Comune di Bologna. Lo Stato poi “rimborsa anche in ritardo rispetto alle previsioni”, quindi con un ulteriore costo che grava sull’Ente Comunale.

Ricapitolando.

Il Comune non segue un’eventuale gara pubblica, come stabilisce il codice dei contratti (LGS 163 del 2009/ già Legge Merloni 1994, assorbita dal D.Lgs. 163/2006 Codice dei contratti pubblici in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE), per il trasferimento dei Palazzi di Giustizia a Palazzo Pizzardi, ma di seguire la strada del privato.

Quindi, più spende più sa che le proprie casse dovranno sborsare una somma ingente anche a fondo perduto.

Il privato ci guadagna.

E il Comune segue una procedura in cui il rischio per il privato è zero e i costi pubblici più che raddoppiati.

Tutto normale? 4 è  uguale a 1,9? Sembra che ci siano delle strane contraddizioni in proposito.

Nel frattempo sono insorti altri problemi. Il Procuratore Capo di Bologna Roberto Alfonso ha dichiarato: “La Procura? Ma che resti dov’ è! Almeno fino a quando non saranno trovate soluzioni idonee, come, per esempio, una nuova cittadella della giustizia”. Infatti i magistrati non si sposteranno dalla sede principale di Trento Trieste poiché su Palazzo Pizzardi sono esplosi problemi logistici: non sembra poter contenere gli archivi. Quelli del “civile” sono finiti in via dell’Industria e a Granarolo, con una spesa molto onerosa per via del costo del servizio di trasporto dei fascicoli. E restano per strada i giudici onorari. Con la situazione che si complicherà quando il tribunale dovrà ospitare gli avvocati conciliatori, una nuova figura voluta dal governo e che gestirà un migliaio di contenziosi l’anno.

Dove verrà messa tutta questa gente? Non si sa.

Quello che si sa, dopo questo caos organizzativo, è che oltre il danno sembra esserci anche la beffa. Il Comune paga 4 milioni di euro per Palazzo Pizzardi, cifra doppia rispetto al passato, e continuerà a tenere aperte altre sedi di cui andrà pagato l’affitto, per il Palazzo di Giustizia. Un esborso da capogiro tra affitti e spese ulteriori. La Procura della Repubblica ha anche aperto un’indagine sull’intera vicenda. Ma i contenuti del nuovo documento mettono sotto un alone ancora più inquietante tutta l’operazione Pizzardi, che appare dissennata se non priva di senso.

Per il pubblico. Non per il privato.

Eccovi il documento da consultare.

Riassetto_ufficigiudiziari_

16commenti
  1. Lorenzo

    29 marzo 2011 at 17:54

    Siamo alle solite, ma la giunta Cofferati non si era ritagliata l’epiteto di ‘giunta efficiente’? e il sindaco sceriffo non vigilava? e il caro Virginio merola, al tempo assessore all’ubanistica non ne sapeva nulla?
    quanti soldi sono stati ‘spartiti’ per arrivare a questo risultato?

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  2. ADRIANO

    29 marzo 2011 at 23:16

    Senza entrare nel merito della vicenda mi sia consentita una banale domanda: lei Antonio della proposta di affitto fra PLP e il Comune ovviamente non sapeva nulla vero ?
    Io sono stato accusato di altre vicende per molto meno. In giunta con Cofferati cosa feceva ? Dormiva ? So già che la risposta sarà “che lei non c’era più e che tutto è nato in una notte buia e tempestosa con i folletti alle porte” . Le credo così come credevo a mia nonna quando mi diceva che “Gesù era morto dal freddo”………..

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  3. admin

    30 marzo 2011 at 08:45

    @per Adriano Turrini da Antonio Amorosi
    Nell’altro post MEROLA MUPPETS SHOW qualcuno fa notare che lei ha difficoltà a leggere i bilanci e per questo ironizza. Mi sembra che abbia difficoltà in molto meno. A leggere le date. Io mi sono dimesso il il 9 febbraio 2006.

    La giunta Cofferati approva 9 mesi dopo, il 07/11/2006 la delibera per Palazzo Pizzardi.
    Si informi prima di deliziarci con le sue perle.

    Per chi fosse realmente interessato a sapere delle riunioni di giunta e a capirci di più…, non lei immagino,… la geniale prospettiva economica di Palazzo Pizzardi non era stata propetta fino a quando sono rimasto in giunta.

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  4. Cristoforo

    30 marzo 2011 at 09:24

    Adriano : Ci sono finti contratti di appalto depositati da Cooperative della sua amata Lega Coop in Convenzioni Urbanistiche destinate a fasce deboli presso un Ente Pubblico della Provincia .
    Lei sarà stato accusato per molto meno ……altri mai .
    Ora che andrà a Coop adriatica vedrà che le sue ferite saranno lenite.

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  5. ADRIANO

    30 marzo 2011 at 10:13

    Tutto come previsto: Amorosi non c’era e se c’era dormiva……….
    Un’altra domanda impertinente, fatta nell’ovvio tentativo di farle perdere le staffe…..Anche del CIVIS non si era mai parlato fionchè lei era in giunta ? Attento alla risposta…….

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  6. admin

    30 marzo 2011 at 11:15

    @per Adriano Turrini da Antonio Amorosi
    Capisco che è in difficoltà per l’indagine su UNI LAND che la riguarda.
    Il suo equilibrio ne risente. Ma non si preoccupi. Essere un dirigente di una megaimpresa e approvare un bilancio falso non è in contraddizione.
    (sempre se questa notizia venisse confermata ma io non ci credo figurati se è vero, Benigni docet)

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  7. ADRIANO

    30 marzo 2011 at 11:55

    @Io sono in difficoltà per tante cose. Non certo per Uni Land (che non mi riguarda). Anche lei, se avesse la compiacenza di leggere gli atti prima di sputare sentenze, capierebbe perchè sono tranquillo.
    Capisco che chiedere di informarsi prima di parlare o scrivere è veramente troppo, del resto, se dormiva in Giunta, tutto mi porta a credere che abbia mantenuto l’abitudine.
    Vede Amorosi, quando qualcuno l’accusa, volutamente e con ironia, con GLI STESSI METODI CHE LEI USA, si arrabbia e parla d’altro…..

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  8. ADRIANO

    30 marzo 2011 at 12:02

    P.S. Ma sul CIVIS lei c’era ??

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  9. admin

    30 marzo 2011 at 13:10

    @per Adriano Turrini da Antonio Amorosi.
    Capisco. Se riesce a leggersi un giornale o un articolo del blog lo capisce cosa penso del Civis o del resto.
    Ma vedo che è sempre più difficile. Non importa comunque. Mi spiace ma
    non si preoccupi. Farà buoni affari col nuovo Sindaco.

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  10. ADRIANO

    30 marzo 2011 at 13:12

    @per Amorosi, non mi interessa cosa lei pensa ORA del Civis. La mia domanda è un’altra ! Non sia reticente.

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  11. Sergio Palmieri

    30 marzo 2011 at 17:02

    Ricordo una frase che pronunciava spesso Cofferati durante il suo mandato amministrativo. Letteralmente è una libera ricostruzione, ma il senso di quella frase è esattamente il seguente: …a Bologna c’è bisogno di rompere un sistema consociativo che tiene ingessata la città!
    Non riuscivo a condividerla sino in fondo, allora. Oggi, però, devo fare autocritica. Questo problema che denunciava Cofferati esiste, eccome se esiste! Antonio Amorosi ha scritto delle cose su Palazzo Pizzardi e, naturalmente, si assume la responsabilità di ciò che scrive. Però, a supporto delle sue argomentazioni, allega anche un documento tecnico ufficiale redatto dagli uffici comunali.
    Nel 2009, in campagna elettorale, Daniele Corticelli sollevò un’altra situazione: quella dell’area destinata al nuovo stabilimento Ducati Motor. E non ho visto denunce per diffamazione contro di lui! si potrebbe proseguire sulla strada degli esempi.
    Però penso bastino questi pochi per porsi qualche interrogativo!
    Non intendo dire dubbi di tipo giudiziario, ma di trasparenza politico-amministrativa. Sul piano della legittimità spetta ad altri stabilire se tutto è stato regolare, sul piano politico, invece, la cosa è diversa, molto diversa. Intanto perchè un bene pubblico venduto all’asta passa di mano tra diverse società e infine viene venduto ad un privato con un prezzo di quasi 1/3 superiore a quello pagato inizialmente. inoltre, perchè questo privato lo affitta ad un ente pubblico, il Comune, ad un canone più che doppio (se i conti di Amorosi sono giusti) rispetto alla somma di quelli sostenuti in precedenza dallo stesso Comune per gli immobili che ospitavano gli uffici trasferiti nel nuovo palazzo?
    Inoltre, perchè un terreno agricolo della periferia di Bologna viene acquistato da due cooperative (e, ripeto, nessuno è stato denunciato per aver dichiarato ciò) ad un prezzo dieci volte superiore a quello di mercato per un terreno ancora classificato come agricolo? Penso allora che Cofferati avesse proprio ragione, almeno sul consociativismo. E questo, prima ancora che dei giudici, è un problema della politica e dei politici. Bologna e i bolognesi meriterebbero molto di più di ciò che la politica gli sta dando!

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  12. ADRIANO

    30 marzo 2011 at 18:32

    @Palmieri, comprendo la sua valutazione sulle Cooperative che comprano dei terreni. E’ noto, mi pare, che nel mestiere di chi fa sviluppo immobiliare una componente stia nel comprare anche dei terreni agricoli. Pratica probabilmente disdicevole, per lei e tanti altri, ma a me hanno insegnato che tali operatori non creano ricchezza, nelle loro aziende, vendendo delle bistecche. Mi è comunque chiaro quello che dice e quello a cui allude. Come le sarà ovvio non condivido ma ripetto la sua opinione.
    Per quanto riguarda poi l’allegato immesso nel blog da Amorosi, senza entrare nel merito della diatriba ma cercando di ricordare a tutti che la matematica non è un’opinione, suggerirei un approccio a mio modesto parere più corretto: calcolare il canone del 2004 suddiviso per i mq utilizzati e inflazionarlo al 2010. A quel punto confrontarlo con il canone pagato dal Comune per palazzo Pizzardi e suddividerlo per i mq effettivi utilizzati in tale palazzo.
    E’ un suggerimento e giuro di non aver fatto il conto prima.
    Il fatto infine che lei dia ragione a Cofferati non è un problema mio. Ognuno ha la sua storia, io la mia lei la sua. Non vorrei trovarmi a fare la gara su chi è stato meno partecipe “ad un sistema consociativo” pur ammettendo di non aver assolutamente chiaro quali siano i confini di tale sistema e chi da i voti. O meglio, i voti li danno i cittadini elettori e io, per fortuna, non debbo fare campagne elettorali ne per me ne per altri.

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  13. cristina

    30 marzo 2011 at 21:11

    Le vere ragioni per cui Palazzo Pizzardi nasconde gravi problemi non sembra siano esposte nell’articolo . Riporto quanto è scritto nella relazione dell’ufficio tecnico del 2004 ,allegata all’articolo stesso , da cui si deduce che :I costi di gestione del palazzo di giustizia ammontavano nel 2004 a 4.223.458 euro. I costi specifici di gestione (personale del Comune distaccato presso gli uffici giudiziari, manutenzione ordinaria , utenze pulizie, costituiscono circa il 50% dei costi sostenuti dal Comune).
    La spesa complessiva sostenuta dall’amministrazione del Comune per l’affitto dell’immobile di P.zza Trento-Trieste, per le sedi degli uffici minori e per gli archivi di proprietà di terzi , costituiva circa il 45% del totale delle spese di gestione. Il contributo ministeriale copriva il 95% delle spese documentate e il 40% dei fitti figurativi, che veniva corrisposto in media con tre anni di ritardo .
    Mediamente il ministero rimborsava il 70% delle spese totali , sia reali che figurative.
    Dal momento che ai fitti figurativi non corrispondeva un’uscita reale per il Comune , il contributo fino ad allora corrisposto dal Ministero superava le spese effettivamente sostenute dall’amministrazione comunale di circa 900.000 euro nel 1999″.
    Di fatto il Comune recuperava i propri costi maggiorando i fitti “figurativi”.
    Il fatto è che con queste tiplogie di patnerchip pubblico/privato , il privato non è mai un soggetto scelto secondo criteri di pubblica utilità (il cosidetto progetto financing projet si applica nel diritto industriale anglosassone prevalentemente alle operazioni di investimento su miniere , alle opere di scavo .)e il pubblico privatizza cleptocraticamente gli interessi della collettività . Hic rodhus , hic salta. Siamo in Italia : Il palazzo di giustizia di Napoli è di proprietà della famiglia Cosentino.Cosentino è il noto indagato di mafia . Cosentino qualche mese fa era sul punto di sfrattare il Palazzo di Giustizia perchè moroso per non so quanti canoni d’affitto. Chissa con quale spirito lavoravano i magistrati che sono al corrente della situazione . Chissa come hanno trovato i soldi a Napoli per pagare Cosentino prima che lo sfratto diventasse “esecutivo”?
    La vera questione è : perchè mai almeno i palazzi di Giustizia in Italia non deveno essere di proprietà del Ministero della Giustizia?
    Il caso Bologna è anche più inquietante se guardiamo bene , con un po’ di immaginazione ,chi è il proprietario .

    Rispondi
  14. Sergio Palmieri

    31 marzo 2011 at 09:59

    @Adriano, ciò che ho inteso dire, anche con l’esempio del terreno agricolo acquistato ad un prezzo molto superiore a quello di mercato e che frutterà (o forse ha già fruttato?) ricavi superiori almeno 3-4 volte il costo di acquisto, è che oggi la politica deve darsi modalità e regole nuove nelle sue relazioni col sistema economico. Regole che facilitino la vita alle imprese e che favoriscano di conseguenza la crescita delle imprese e del lavoro, ma anche modalità “comportamentali” che sanciscano la fine del consociativismo in favore delle pari e corrette opportunità per tutti e della massima trasparenza dei processi economici e amministrativi. Che le imprese facciano il loro mestiere acquisendo, vendendo e realizzando profitti non mi scandalizza affatto, anzi, è assolutamente normale. Quello che non piace è altro. E non c’è bisogno di ripeterlo. Oggi viviamo tutti una condizione di cambiamento e di enorme difficoltà; le famiglie, le persone hanno visto diminuire fortemente le loro possibilità. Dunque la chiarezza e la trasparenza da parte di chi per ruolo e responsabilità è chiamato a produrre e/o a gestire la ricchezza sociale penso sia un atto dovuto. Quanto al dare ragione a Cofferati…. Sono stato nella sua amministrazione dal 2004 al 2009 e ho criticato le scelte della sua giunta ogni volta che l’ho ritenuto giusto. Cioè spesso! Molto in solitudine, con molti sguardi in cagnesco e commenti non proprio benevoli. Ho smesso di criticare quando hanno iniziato a farlo praticamente tutti gli altri: dopo che lui ha annunciato e di fatto attuato il suo ritiro a Genova! Però se su una cosa aveva visto giusto, questo gli va riconosciuto. E sul sistema consociativo di Bologna aveva visto giusto! Se chi vincerà le elezioni non si farà carico di cambiare, allora significa che Bologna è destinata a restare sotto una sorta di cappa che la farà agonizzare e lentamente morire a colpi di errori, inchieste e veleni.

    Rispondi
  15. cristina

    31 marzo 2011 at 15:20

    E’ molto dificile in questo paese per le imprese “fare il loro mestiere”
    anche perchè c’è molta ignoranza :sia sulla realtà complessa della dimensione dell’economia reale sia sulle dinamiche da sottobosco economico-politico-clientelare , esistenti ma sottaciute e praticate con metodi illegali. Sono pertanto totalmente d’accordo con Palmieri sulla necessità di nuove “Regole che facilitino la vita delle imprese e che favoriscano di conseguenza la crescita delle imprese e del lavoro , ma anche di modalità comportamentali che scnaciscano la fine del consociativismo in favore delle pari e corrette opportunità per tutti e della massima trasparenza dei processi economici ed amministrativi”. Ma per farlo occorre aprire una nuova fase di dibattito costituente , secondo modalità non preconfezionate e demagogiche . A partecipare alla costituzione di nuove regole devono essere tutti i cittadini che si sentono coinvolti , non le cricche esistenti sul mercato della politica. Oggi a Bologna c’era una manifestazione davanti al nuovo palazzo di giustizia . Uno slogan scandiva il significato della manifestazione : ” Meglio falliti che in mano ai banditi “. Nulla di più vero : se si fallisce si può sempre sperare di recuperare le proprie chances , o se il fallimento è dovuto a reati commessi ai danni di chi è fallito , un sistema-giustizia che minimamente funzioni può reintegrare nei propri diritti chi in realtà non è mai fallito ( se non nelle intenzioni dei delinquenti a vario titolo che lo hanno fatto “fallire”) . Da banditi che siano giunti al comando in settori chiave del paese è molto più duro e difficile , se non impossibile,salvarsi . La storia dell’Italia , che ha attraversato fasi golpiste, piduiste , stragiste di controllo mafioso dell’economia e “degli affari “dal dopoguerra ad oggi ne è la prova.
    Credo che non solo Bologna , ma l’Italia intera dovrebbe adottare quello slogan.

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  16. cristina

    1 aprile 2011 at 19:45

    Aggiungo: non solo l’Italia ma l’Europa dovrebbe adottare il motto che è”Meglio falliti che in mano ai banditi”. Purché ovviamente il “fallimento” non significhi fare come in Unione Sovietica ( o peggio come la Cina), che con il collasso della sua economia già marcia e stremata a causa del sistema di potere burocratico-statalista , aprì le porte al banditismo capitalistico, creando i presupposti per il crollo in occidente del capitalismo stesso.

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