L’ITALIA: UN PAESE CHE CONTINUA A DORMIRE


1.800 miliardi di debito pubblico non sono il problema principale dell’Italia ma lo è la mancata crescita economica. Restiamo ignari del pericolo incombente come se l’attuale “manovra” del governo potesse intaccarne la tendenza.

Se dalla fine degli anni ’90 il Paese ha evitato un processo di modernizzazione della sua organizzazione produttiva oggi ne paghiamo le conseguenze. Crescita a zero, settori strategici vecchi, gruppi dirigenti incapaci, in conflitto permanente e nel migliore dei casi corrotti: a confronto degli amministratori di condominio hanno una maggiore visione del futuro (e mi riferisco sia al contesto nazionale che a quelli locali). Una società depressa che ama crogiolarsi nelle ideologie del passato e vivere di fondi pubblici. E una macchina amministrativa, che come nella tradizione delle società mature, è difficile da “smuovere” e rendere efficiente per chi prova ad agire in controtendenza.

“Secondo le nostre previsioni”, ha afferma Ken Wattret, capo economista del mercato per l’eurozona presso la Bnp Paribas, intervistato dal periodico Internazionale la debolezza dell’economia italiana diventerà sempre più evidente. Il fatto che le esportazioni in termini reali siano ancora inferiori del 13 per cento rispetto ai massimi raggiunti prima della crisi è l’esempio più lampante dei guai che attendono l’Italia”. Gli fa eco Gilles Moec, economista della Deutsche Bank: “Oggi il problema più urgente dell’Italia non sono le polemiche su quest’ulteriore manovra all’insegna dell’austerità, ma la capacità del paese di evitare, per la seconda metà del 2011, uno scenario double-dip” (cioè una recessione seguita da una breve ripresa e poi da un’altra recessione). Ma sembra che la cosa passi nell’indifferenza. C’ è sempre un motivo per un corteo, una manifestazione in Italia. Ma non per questo!

La spesa pubblica italiana equivale a circa la metà di tutte le sue attività economiche. A fine 2009 i dipendenti pubblici rilevati dalla ragioneria generale dello Stato ammontavano a circa 3,4 milioni, di cui il 96 per cento a tempo indeterminato. Più un altro milioni di persone che dipende da enti affini, controllati e/o parastatali. Una popolazione come l’Irlanda è il nostro impiego pubblico con un basso livello di produttività ed efficienza. Tra il 2000 ed il 2015 1 abitante su 5 avrà più di 65 anni. Nel 2010 saranno il 20 %.  Nel 2025 saranno il 25 %. Con un aggravio ulteriore di sanità, spesa sociale e riduzione del numero dei contribuenti produttivi. Può reggere un sistema simile? No!

Bando ai nuovi populisti che cercheranno di infarloccare una nuova generazione.

Qui si fa sul serio, non si improvvisa! Chi, su quello che accadeva nei contesti locali e nazionali, è rimasto indifferente (o ignorante) dovrà pagare il suo debito. E se non ci sarà a breve una nuova classe dirigente vorrà dire riduzione delle pretese economiche e maggiore povertà sociale sicura ma governata dagli organismi economici extranazionali.

2commenti
  1. cristina

    19 luglio 2011 at 19:30

    Per dirigere qualcosa bisogna innanzitutto conoscere ciò che si vorrebbe dirigere. L’Italia è un paese che ha conosciuto solo “manovre ” e nessuna vera riforma , se non quelle per i diritti civili degli anni 70′ . Il dramma italiano è di avere una pseudo classe dirigente , boriosa e ignorante , presuntuosa ed incapace ,però gestita con astuzia e con violenza da vecchie volpi del dispotismo clerico-fascista , che non ha mai smesso di schiacciare e devastare le speranze del popolo italiano . L’Italia ha bisogno di vere riforme e dovrebbe poterle costruire in europa , perchè nel cortile di casa non sembrano possibili.

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  2. Lanfranco Viola

    22 settembre 2011 at 17:24

    Tutti parlano della necessità ,dopo l’aumento delle imposte di vario genere,del rilancio dell’Economia reale; non di quella parlata. Purtroppo ,posso testimoniare che almeno per quello che riguarda l’Industria Turistica,(di cui ho contezza )e che rappresenta il 10%-12% del PIL regionale,ciò non sarà possibile per EVIDENTE INCAPACITA’ (psicofisica ),di chi vi è preposto e viene lautamente pagato per farlo.Il motivo è semplice :questi non sanno nemmeno di cosa parlano e per evitare contestazioni pubbliche e documentate non si presentano mai ad incontri pubblici sul tema Turismo; al massimo mandano “veline” ai media. Non si può chiedere ad uno zoppo (mentale ),che non l’ha mai fatto, di incominciare a correre: non può farlo nemmeno se,per la prima volta, decidesse di farlo sul serio

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