Perché a Parma è più facile indagare la corruzione?


Non è una novità che da più da qualche anno le inchieste si siano abbattute sul Comune di Parma e dintorni. Appalti truccati, presunte tangenti, voragini nei conti pubblici, presenza di criminalità organizzata e grandi opere in fallimento sono apparse e scomparse a ritmo martellante dalle cronache dei quotidiani. Oggi si scopre l’ennesima corruzione. Coinvolgerebbe l’assessore comunale alla Scuola Giovanni Paolo Bernini che avrebbe intascato, per la proroga di un appalto, circa 8.000 euro dal febbraio scorso, quando sono partite le intercettazioni della Guardia di Finanza. La società che versava era la cooperativa di ristorazione Copra di Piacenza di Mauro Tarana e Antonio Martelli*. Gli inquirenti sostengono che la Copra avrebbe versato una contratto di sponsorizzazione ad una società sportiva che a sua volta tratteneva il 50% della somma e dava l’altra metà al segretario di Bernini, Signorini, che la girava all’assessore. Sull’assessore pesano altre ipotesi di appalti truccati, consulenze compiacenti e multe fatte togliere ai familiari ma soprattutto vecchi fatti di cronaca. Nel ’97 Bernini divenne famoso per un incontro col capo clan casalese Pasquale Zagaria, ma le indagini dell’allora procura di Napoli non diedero altri risultati. Bernini da ieri è richiuso nel carcere di Rimini, il suo segretario Signorini a Forli’, Tarana a Bologna e Martelli* è agli arresti domiciliari.

Sarà un caso che la magistratura a Parma riesce ad andare così in profondità quando altrove, in Emilia, neanche ci si prova? Forse perché Parma è governata da molto tempo dal centrodestra, caso più unico che raro in Emilia Romagna, e i conflitti tra amministrazione, politica e imprenditoria hanno fatto saltare quella cinghia di trasmissione che teneva insieme questi tre mondi? I soggetti in causa adesso, come nelle precedenti inchieste, non provengono dallo stesso ambiente culturale. Non sono cresciuti nelle stesse sedi di partito. E non si fidano l’uno dell’altro, visto che non ci sono rapporti consolidati da decenni che tengono tutto “tra le mura di casa”. E allora? Scatta la mazzetta esplicita, l’appalto truccato che a questo giro tocca a te ma al prossimo al miglior offerente. E i conflitti con chi brutalmente resta escluso e non farà parte della prossima cordata protetta che vincerà l’appalto truccato che segue. Il potere reale è esploso. E quello inquirente, la magistratura, ha meno rapporti col potere politico anche perché non sa chi controlli realmente la situazione, visto che ci sono tanti capi e pochi vertici reali. Non esiste un reale oligopolio dell’economia locale, controllata attraverso consorzi di aziende blindate che si succedono nella gestione della cosa pubblica! Ed è il caos. I conflitti continui. Il “tutti contro tutti”. Dove anche la denuncia diventa un arma. E dentro questi buchi si inserisce la repressione giudiziaria.

Non come nel resto dell’Emilia Romagna dove nell’amministrazione pubblica regnano le norme, il libero mercato ed è assente la criminalità organizzata.  Perbacco! 🙂

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* AGGIORNAMENTO 2013 – La posizione di Antonio Martelli è in seguito radicalmente mutata. Come asserito dal Procuratore Capo di Parma Dott. Gerardo Laguardia Martelli sarebbe in attesa di archiviazione in quanto “non è stata evidenziato un rapporto certo tra le dazioni e quelle che sembravano essere i favori” concessi

*AGGIORNAMENTO – Come comunicatoci il 16 ottobre 2014 dall’avvocato Virginia Mori  la posizione di Antonio Martelli è stata archiviata (l’11 novembre 2013) dal Gip Anna Maria Serli, uscendo così di scena dal caso

*AGGIORNAMENTO – Il 4 luglio 2018 Mauro Tarana è stato assolto con sentenza del Tribunale Ordinario di Parma. Nel dispositivo si spiega che “il processo volitivo di Mauro Tirana, insomma, non fu spontaneo ma venne innescato dall’abuso di qualità da parte del funzionario pubblico”. Fu in qualche modo vittima di un meccanismo. Il giudice “assolve Mauro Tarana dal reato di cui all’articolo 319-quater del codice penale, così qualificate le condotte oggetto dell’addebito, perché il fatto non era previsto dalla legge come reato”.

3commenti
  1. Giuseppe Bicocchi

    27 settembre 2011 at 23:05

    Per far saltare il “sistema” in uso in Emilia Romagna basterebbe cominciare da Zocca, io sono in grado di dare una “mano”.

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  2. Lanfranco Viola

    30 settembre 2011 at 16:03

    Chiunque non sia parter del sistema e/o non abbia le fette di prosciutto sugli occhi sa cosa non funziona nell’ambito del suo settore,e potrebbe dare dritte importanti a chi eventualmente volesse indagare,ma oramai il “tumore” della mazzetta,del doppio incarico ,della consulenza fasulla agli amici, parenti ed affini ha pervaso il modo di comportarsi di troppi.E’ questo il vero motivo della mancata crescita dell’economia del paese da oltre un decennio.

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  3. erik

    1 ottobre 2011 at 15:49

    se parlate di questi argomenti per la “crescita economica” significa che qualsiasi cosa facciate ed ipotizzando una vittoria anche netta non fate altro che perpetuare la legittimazione culturale dei meccanismi che volete combattere, quelli cioè che arricchiscono e fanno accumulare potere alle solite decine di famiglie che stanno ai vertici del pianeta da qualche secolo, essendo proprietarie delle banche centrali della maggior parte degli stati (private).
    Avete sentito parlare di gruppi di acquisto solidale (digitare su google: gas e “genuino clandestino”): recuperare l’ equilibrio tra campagna e citta è l’ unico modo per arrivare all’ autosufficienza alimentare. L’ altro pilastro è quella energetica e vi si arriverà costretti dalle leggi della termodinamica (certo occorre muoversi prima di BP, enel, eni, edf che faranno delle rinnovabili una nuova piramide di potere), ma se decidi tu cosa mangi il gioco è alla portata di tutti.

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