COSA SUCCEDE DOPO UN DEFAULT


Da mesi i commentatori nazionali ed europei parlano di possibilità di un default dello Stato Italiano. “Default controllato”, “Aiuti della Banca europea”, La Bce compra titoli tossici”, “Rafforzato il fondo salva Stati: sono parole diventate lessico comune. Con analisi più o meno profonde si valuta l’eventualità, le possibilità e l’intreccio economico finanziario che avrebbe prodotto la crisi da default.  Ma delle conseguenze nessuno ne parla apertamente. I commentatori italiani non dovrebbero affrontare il tema, come si è fatto e si fa, con tanta leggerezza, senza spiegare. Per i meno avvezzi alla materia si può osservare l’attuale default dello Stato Americano del Minnesota. Si! Perché il Minnesota è andato in default diversi mesi fa. I primi giorni dopo il fallimento tutto sembrava rimasto intatto. Quasi che l’accidente riguardasse la ristretta casta dei politici o fosse solo un evento televisivo come ogni altro avvenimento che non ci riguarda direttamente. La quasi totalità della gente non se ne era neanche accorta. Dopo pochi giorni sono stati licenziati di punto in bianco 24mila dipendenti statali su 36mila. Chiusi i parchi pubblici. Bloccati i lavori di strade e cantieri. Le dighe che davano più acqua ai bacini che si sono chiusi. Le zone di sosta autostradale (in Minnesota non ci sono gli Autogrill ma un sistema di pernottamento pubblico-privato diffuso) completamente saltate.

Ora immagino che vi fosse più consapevolezza delle conseguenze di un default non si scherzerebbe tanto con il fuoco, dilungandosi nelle chiacchiere e arrampicandosi con le analisi. Soprattutto, per quanto ci riguarda e riguarda la classe dirigente di questo Stato, si affronterebbe con maggiore serietà i meccanismi di funzionamento di un Sistema-Paese come l’Italia che resta inamovibile nelle sue pieghe, dal piccolo al grande: molto difficile da scalfire. E’ di sicuro questa uno dei vertici peggiori della crisi delle democrazie matura. Molto più facili che da scalare che in passato, in termini di accesso al potere, ma molto complesse da riformare in qualsiasi direzione. Ma non adottare delle riforme nella direzione della meritocrazia, del libero mercato (non all’italiana… per pietà), dell’efficienza con l’abbandono dell’assistenzialismo, la corruzione e il clientelismo diffuso non potranno che avere in un senso o nell’altro delle conseguenze nefaste. Meditare in questa direzione può aiutare a fare sul serio con se stessi e con ciò che resta ancora in piedi di questo Paese e che appare nonostante tutto un minimo decente. Prima che il rischio del declino e della povertà non avanzi in modo irreparabile!

6commenti
  1. Giovanni Agretti

    28 ottobre 2011 at 12:52

    Caro Amorosi, c’è un punto che mi interesserebbe che tu spiegassi, ed è questo: in Europa quando un Paese è a rischio default, gli altri Paesi attraverso la BCE suggeriscono misure e concedono finanziamenti per evitare il tracollo. Perchè gli Stati Uniti d’America (USA) hanno lasciato andare in default uno dei loro Stati?
    Inutile precisare che il mio non è un appunto, ma al contrario mi interessa la tua opinione.
    Vive cordialità e complimenti.

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  2. erik

    29 ottobre 2011 at 22:37

    parole come efficienza, meritocrazia, libero mercato sono sempre citate come fossero dei fini. in realta sono strumenti e la mia domanda è: ma quali sarebbero gli obiettivi che una comunità si deve dare? La questione è cruciale ed eminentemente Politica, infatti nessuno ne parla, e mi pare che anche in questo utile spazio che è questo blog non se ne discuta praticamente mai. La questione è assai pratica e non lascia molto spazio alla teoria:
    1- cosa mangiamo? praticamente solo cose acquistate negli scaffali di un supermarket (prodotti industriali che hanno mercato non per le loro proprietà nutritive ma per la loro conservazione funzionale a non andare a male negli scaffali, nei magazzini e durante i trasporti. Un prodotto alimentare per essere a norma non può non essere velenoso in quanto per rientrare degli investimenti necessari all’ adeguamento alle normative occorre abbattere i costi di produzione. Il pane che compriamo non è pane, è polvere bianca gonfiata con lievito di birra, la lievitazione e trasformazione della farina in pane è un altro processo chimico ed è analogo alla trasformazione del latte in jogurt, ma per noi è normale mangiare pizze e pane tossico tutti i giorni e non abbiamo sceltae, nella maggior parte dei casi non ne siamo neanche consapevoli.
    L’ emancipazione dai circuiti speculativi usurai della finanza internazionale passa necessariamente attraverso l’ Autosufficienza alimentare con prodotti del luogo mediante un progressivo ripristino dell’ equilibrio città campagna. Provate a recarvi nei giorni prestabiliti (giov via fioravanti ex mercato; mar paolo fabbri vag 61; ven via udine da via degli orti dalle 17.30 alle 20.00 )in un gas (gruppo autoconsumo solidale) e chiedete a chi vi vende il formaggio cosa mangiano le sue pecore e dove pascolano nei mesi caldi e chi coltiva e come ciò che mangiano nei mesi freddi. Chiedete a chi vi vende il pane dove compra il grano che macina e quali tipi di grano miscela e come fa lievitare la farina. http://www.gasbo.it
    Questo è riformismo il resto sono chiacchere.
    Liberatevi di tutti i televisori in ogni casa e convincete a fare altrettanto i vostri genitori: con un semplice gesto cambiate radicalmente i rapporti di forza economici nella comunità in cui vivete.
    DEFAULT DEFAULT DEFAULT essere insolventi significa che nessuno ci presterà più denaro per pagare interessi a chi ce l’ ha prestato fino ad oggi.
    Del capitolo autonomia energetica e non partecipazione effettiva alle guerre coloniali è l’ altro pilastro della questione che una comunità deve porsi. Ma la prima domanda non è dove la recuperiamo questa benedetta energia, cosa bruciamo?, bensì a cosa ci serve? per produrre rifiuti e magari riciclarli consumando altra energia? Che rapporto di materia esiste tra prodotti nudi ed imballaggi? e Così torniamo al punto d’ inizio: cosa mangiamo?
    Non sappiamo neppure organizzarci a comprare pane e formaggio genuino da un piccolo produttore qualsiasi delle nostre vicine colline e vogliamo la meritocrazia per rendere più efficienti gli ingranaggi della macchina della crescita economica obbligata? io non vi capisco, siete stati indotti alla pazzia.
    Scusate i toni ma il mio è un appello dettato dall’ amore.
    Buonanotte

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  3. admin

    31 ottobre 2011 at 10:02

    per Arletti

    Tecnicamente l’assemblea legislativa dello Stato non ha votato il budget e una serie di servizi hanno chiuso.
    Lo Stato è sovrano ed è prassi degli Stati Uniti procedere
    in questo modo soprattutto se non c’è accordo
    tra le istituzione su una soluzione univoca.
    Sarebbe come se la BCE o un ipotetico governo politico europeo (che non c’è)proponesse una soluzione su cui un governo nazionale europeo è in dissaccordo.
    I Repubblicani al governo erano in contrasto con i democratici
    sulle possibili soluzioni e non si è andati al voto.
    E’ già il secondo episodio in sei anni.
    Mi ricorso che i media nazionali davano notizie
    di un Obama che aveva abbandonato il tavolo delle trattative in cui
    il governo era comunque coinvolto.
    Poi,saltato il budjet, è interventuto con una proprosta di risanamento finanziario.
    Il piano di rientro dovrebbe essere iniziato da tempo.
    E’ anche cambiata la maggioranza in Parlamento

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  4. erik

    26 gennaio 2012 at 00:22

    @erik
    amorosi è molto bravo, è un amico che in diverse occasioni mi ha aiutato ed è un abile uomo di azione!
    ma credi che possa bastare pensare e dire: intanto rispettiamo le regole che esistono e poi vediamo….qualcuno potrebbe pensare ad una consueta ripicca per predisporre intanto il terreno e chissà…hai visto lungo, hai fatto tesoro della tua breve (per tua volontà) esperienza amministrativa e sei a mio parere diventato un faro che illumina su tutte quelle logiche di gestione del potere che i cosidetti compagni in buona fede continuano a far finta che non esistono. Però la tua battaglia rimane confinata al metodo.
    io ti vorrei interrogare sul fine, ho provato a farlo con il commento suddetto ma nessuno mi ha cagat…, perchè? niente da dire a proposito? cos’ è una città? a cosa serve? quali costi ha? come si amministra? L’ amministrazione è un fine o un mezzo? un mezzo per che?
    la politica ha perso il pensiero….”io non mi muovo” faccio meno danno
    anche se devo riconoscere che vedere questi arrivisti frustrati, senza autonomia di pensiero e perciò arroganti che si convincono che il loro interesse personale coincida con l’ interesse di tutti in imbarazzo fa provare belle emozioni!
    buona notte

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