Rifiuti tossici: grillino tiene la denuncia nel cassetto. L’imprenditore accusa: «Voleva soldi»


L’inchiesta di Antonio Amorosi a pag 4 di Libero nazionale di oggi in tutte le edicole … Ecco le prime righe. Il resto all’aggiornamento

Dopo la nostra inchiesta del 1 luglio, su Hera e le 1500 tonnellate di rifiuti tossici pericolosi ritrovati al centro di Bologna, che tanto scalpore ha creato in Emilia, la Procura della Repubblica ha riaperto le indagini.

Ma dopo settimane facciamo un’altra scoperta. Della presenza dei rifiuti (di cui Libero era venuto a conoscenza grazie ai documenti che ci ha dato l’imprenditore ferrarese Corrado Salustro) era informato – da almeno 5 mesi – anche il consigliere regionale emiliano del M5S Andrea Defranceschi. Che il 3 luglio, due giorni dopo la pubblicazione del caso, dichiara sul sito di Beppe Grillo: «Ho scoperto che in pieno centro a Bologna c’è un’area enorme di proprietà di Hera fortemente inquinata. Il consigliere pubblica gli identici documenti che l’imprenditore ferrarese aveva dato a noi, ma senza citarlo. Defranceschi spiega sul blog: «Quando venni in possesso di queste informazioni, mi sembrava di essere in un film».

Gli domandiamo: «Ma perché ha aspettato 5 mesi per denunciare e lo fa solo due giorni dopo che il caso diventa nazionale?». E Lui: «Avevo bisogno di studiare le carte e fare il video. E’ stata una coincidenza. Chi mi ha dato il materiale? Non posso dirlo».

Chiamiamo allora l’imprenditore Salustro per capirne di più. «Con Defranceschi ci siamo visti tre volte intorno a febbraio. Gli ho dato io i documenti, 5 mesi fa». «E perché se li è tenuti nel cassetto per 5 mesi?», chiediamo. «Me lo chiedo anche io», reagisce arrabbiato.

Anche un lettore sul sito di Grillo nota la stranezza e fa domande nello stesso senso, senza ottenere risposta. Qualcosa effettivamente non torna.

L’imprenditore racconta anche i dettagli della consegna dei documenti al grillino: «Defranceschi mi ha detto “per leggermeli devo prendermi un consulente. Quindi lo devo pagare”. Allora ho reagito» spiega l’imprenditore: «“Scusa, non ho capito!? I soldi per il consulente? E cosa vorresti che te li dessi io i soldi per il consulente!?”. Defranceschi ha risposto “Ah… Io finché non ho i soldi per il consulente non posso fare nulla”», racconta Salustro. Fine della conversazione. Dei rifiuti tossici non si sa più niente se non dopo 5 mesi quando intorno al 1 luglio ne veniamo a conoscenza.

Straniti chiamiamo almeno 4 consiglieri regionali per capire se è vero che hanno dei budget per eventuali consulenze, da usare nel caso non sapessero leggere della documentazione. Tutti rispondono di si. «Alcuni sono anche indagati per un uso improprio di quei budget (Defranceschi compreso, ndr)», commenta ironico uno di loro.

Richiediamo allora a Salustro: «Ma lei non ha pensato di far sapere quanto accaduto?». Salustro: «Sul momento ero frastornato. Ne avevo parlato con tanti personaggi importanti di Bologna ma anche con giornalisti, che avevano paura, con un altro consigliere, che ha presentato un’interpellanza rimasta semiclandestina, e con il grillino. Nessuno faceva niente. Hera è così potente che gli devi chiedere il permesso…! Sul comportamento di Defranceschi ho raccontando tutto a due parlamentari grillini, Francesco Molinari e Sebastiano Barbanti e ad un loro assistente».

Li chiamiamo. Barbanti: «Si, abbiamo incontrato Salustro e conosco la vicenda anche se parzialmente. Ci siamo resi disponibili a denunciare ma avevamo solo una parte della documentazione. Sapevamo che Defranceschi aveva tutte le carte da febbraio ma la storia del consulente non la ricordo», dice.

Chiamo il senatore Molinari. Risponde proprio l’assistente parlamentare, Bachisio Canu, con cui ha parlato Salustro. «Si, Salustro lo abbiamo incontrato… mi ricordo dei documenti a Defranceschi ma non questa storia dei consulenti».

Allora chiediamo spiegazioni a Defranceschi che dice: «Mi hanno dato la documentazione del caso intorno a Natale, febbraio forse. Se conosco Salustro? L’ho visto varie volte. Non ho mai detto le cose che le ha riferito (in questa frase nell’articolo cartaceo c’è un refuso di stampa ma questa indicata nell’articolo presente è la frase corretta, il senso è comunque lo stesso). Ho detto che avrei fatto vedere le carte a delle persone… Non ho modo di avere dei consulenti. E non mi sembra che, da questo scambio, io abbia chiesto dei soldi per i consulenti. Molti avevano quella documentazione. Salustro è solo risentito».

 

Della serie… dovevano aprire il parlamento come una scatoletta di tonno

 

 

Un commento
  1. Paolo Marani

    2 agosto 2014 at 14:58

    Attenzione…a quando dicono “Il resto lo leggete su LIBERO”… puzza di imbroglio lontano un miglio.

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