Il Comune di Bologna viola le normative per gli acquisti di beni delle pubbliche amministrazioni, assegnando un appalto da 157 milioni di euro alle coop, oltre qualsiasi tetto di spesa, senza spiegare il perché e scavalcando la centrale d’acquisto Consip. Tra le coop anche Cpl Concordia, uno degli sponsor della campagna elettorale del sindaco Pd Virginio Merola.
Noi di Libero lo abbiamo denunciato l’aprile scorso…
di Antonio Amorosi, il resto a pag. 4 su Libero Quotidiano dell’8 agosto 2015 (aggiornamento del 9 agosto)
Adesso è però Raffaele Cantone, con l’Autorità Anticorruzione, a confermarlo depositando il 4 agosto un parere contrario al Comune, che dichiara questo appalto «nullo», «non conforme alla normativa» e le cui «violazioni» danno vita a «illecito disciplinare» e «danno erariale». Chiedendo anche all’ente dove sia la convenienza nell’appaltare il riscaldamento dei propri edifici a 157 milioni di euro quando il «tetto massimo di acquisizione della convenzione (la centrale d’acquisto Consip, ndr) è pari a 79 milioni»
Il fatto. Il Comune di Bologna a metà aprile, in piena bufera giudiziaria sulle coop e Cpl Concordia, aggiudica un appalto da 157 milioni di euro per la manutenzione energetica degli edifici comunali ad una cordata guidata dal Consorzio cooperative costruzioni (Ccc). L’alleanza coop ha come esecutori dell’opera Cpl Concordia di Modena, il colosso da mezzo miliardo di fatturato finito nelle inchieste di Ischia e sui Casalesi, e Manutencoop di Zola Predosa, l’altro colosso da oltre 1 miliardo 72 milioni di euro di fatturato. E all’appalto vanno aggiunti altri 38 milioni erogati dal Comune per «manutenzioni straordinarie». Una torta complessiva quindi da 194 milioni di euro. Le due coop da sempre rivali avevano fatto fronte comune per la gestione degli edifici del capoluogo emiliano.
Prima che tutto questo avvenisse la società Antas srl del gruppo Giglio di Piacenza, l’unica ad essere convenzionata Consip, la centrale acquisti della Pubblica Amministrazione per i servizi energetici dell’Emilia, manda un’informativa al Comune di Bologna con i propri prezzi. Le centrali d’acquisto hanno quelli più bassi a parità di qualità, al fine di evitare alle pubbliche amministrazioni di pagare prezzi gonfiati ad aziende private. Come stabilisce il decreto legge n. 95 del 6 luglio 2012, il Comune avrebbe dovuto fare una verifica chiedendo un preventivo, visto che le amministrazioni si devono attenere alla soglia di spesa Consip. Ma questo non da risposte ad Antas ed opta per la gara d’appalto che viene vinta appunto dalla cordata coop.
Ad aprile esce l’articolo di Libero che racconta la vicenda. Il 27 maggio 2015 Antas srl lamenta la violazione all’Autorità Anticorruzione. E prontamente Raffaele Cantone esprime un parere nettamente negativo sulla decisione della Stazione Appaltante del Comune di Bologna che non usufruisce della centrale d’acquisto Consip né di quelle regionali. Invece «affida al di fuori delle predette modalità» un proprio appalto di grandi dimensioni, 157 milioni di euro quando il «tetto massimo di acquisizione è pari a 79 milioni». Si potrebbe fare a patto che ci sia una convenienza. Cioè che si «prevedano corrispettivi inferiori a quelli indicati nelle convenzioni». Ma questa convenienza è evidente che non c’è.
Cantone scrive che così facendo «l’operato non è conforme alla normativa di settore in quanto la Stazione Appaltante deve adeguatamente motivare la convenienza economica della propria iniziativa rispetto ai parametri della convenzione Consip di settore». E ricorda, se ce ne fosse bisogno, che «la mancata osservanza delle disposizioni del presente comma rileva ai fini della responsabilità disciplinare e per danno erariale. I contratti stipulati in violazione degli obblighi suddetti sono nulli, costituiscono illecito disciplinare e sono causa di responsabilità amministrativa».
Il sindaco Pd Virginio Merola, già condannato dalla Corte dei conti per danno erariale nel 2014 (il caso dell’ex Capo di Gabinetto ottico con la terza media), si ritrova di nuovo «sotto accusa», questa volta dall’Autorità Anticorruzione di Cantone. Dopo le inchieste sugli affari delle coop con le pubbliche amministrazioni targate Pd, da Mafia Capitale allo scioglimento del Comune di Venezia, da Ischia ai Casalesi fino alle tangenti di Expo, il Comune di Bologna si conferma nel solco della «tradizione».
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