Lite M5S: il capolista è vicino ai boss – E’ tutto vero, ora lo conferma un giudice


di Antonio Amorosi a pag. 9 di Libero Quotidiano del 6 Maggio 2015

L’articolo che vi apprestate a leggere è stato sottoposto a sequestro dopo querela per diffamazione dell’esponente del Movimento Cinque Stelle Alice Salvatore.

Nel 2016 e nel 2017 si è tenuto il processo. Amorosi è stato assolto con formula piena perché «il reato a lui ascritto non sussiste». In più il giudice nelle motivazioni depositate al tribunale di Genova il 18 agosto ha scritto che i contenuti dell’articolo corrispondono a verità e che l’articolo era pertinente e continente. Era opportuno che l’opinione pubblica sapesse.

Il giudice Clara Guerello: «La verità del fatto storico presupposto… ovverosia la biasimevole ed imbarazzante vicinanza del Comandini (capolista Movimento 5 Stelle per le regionali del 2015) a Carmine Mafodda (figlio del boss Palmiro, notoriamente appartenente alla omonima famiglia  ‘ndraghetista da anni radicata nella zona dell’imperiese ed in particolare ad Arma di Taggia) é infatti un dato pacificamente emerso ad esito del giudizio,leggi qui nella foto sotto le motivazioni per esteso

……………………..

 

 

 

 

di Antonio Amorosi

Chi assocerebbe un clan della ’ndrangheta al Movimento 5 Stelle? Eppure è ciò che accade al capolista del movimento per le regionali liguri, Daniele Comandini.

Per lui si parla di «storica frequentazione di elementi vincolati a cosche mafiose», usata come «un vanto se non uno spot elettorale». Lo scrive in un comunicato ufficiale un altro dei 5 Stelle, il capogruppo al comune di Imperia Antonio Russo, chiedendogli di ritirarsi. Il clan di cui si parla è uno dei più feroci: i Mafodda.

Il clan imperversa dagli anni ’70 tra Imperia e Sanremo, dove negli anni ’60 è arrivato come sorvegliato speciale il capostipite, Luigi. Sono coinvolti in numerose inchieste liguri: «Maglio 3», «La svolta», «Roccaforte», «Colpo della strega», indietro fino all’inchiesta degli anni ’80 che portò all’arresto dell’allora presidente della Regione Alberto Teardo.

(qui di seguito l’articolo pubblicato dal giornale cartaceo Liberoquotidiano in edicola il 6 Maggio 2015)

Un’intensa attività criminale di estorsioni, traffico di stupefacenti, armi (dalle pistole alle bombe a mano), omicidi e lo spostamento di voti. La centrale operativa è il comune di Arma di Taggia (Imperia). Dagli anni ’70 le forze dell’ordine vi trovano l’intera famiglia: Aldo, Rodolfo, Mario, Palmiro, Letterio, Rocco; coinvolti, arrestati e condannati a lunghe pene detentive. I clan di ’ndrangheta sono strutture irreggimentate a livello familiare, stringenti, dalle quali non puoi scappare. Ne fai parte o ti dissoci ma con scelte pubbliche radicali da creare clamore.

È proprio ad Arma che il «rampollo» Carmine Mafodda fonda un meet up dei 5 Stelle, uno di quei siti utilizzati per facilitare l’incontro tra persone con interessi in comune. È figlio di Palmiro, indicato nell’inchiesta «Maglio 3» come «elemento di spicco» della ’ndrangheta. Da lì sostiene l’amico Daniele Comandini, capolista grillino nell’imperiese per le regionali, e la candidata governatrice della Liguria Alice Salvatore. Comandini si vanta a sua volta dell’amicizia di Mafodda e tra siti amici e pagine Facebook è un profluvio di foto e abbracci fraterni.

Christian Abbondanza che con l’Osservatorio Casa della Legalità è finito anche sotto protezione, per le sue denunce contro la ’ndrangheta, svela il caso e chiede ai 5 Stelle di prendere le distanze dai Mafodda. Non succede niente. Anzi alcuni attivisti difendono Carmine Mafodda e di Comandini.

Carmine Mafodda dice solo di non centrare niente. Zero prese di distanza. In Liguria la ’ndrangheta è forte e i 5 Stelle hanno una sensibilità sul tema. Eppure il meet up fondato dal calabrese ad Arma di Taggia non ha mai fatto iniziative contro il fenomeno. Il comune è la centrale operativa della sua famiglia. E lì i 5 Stelle fanno sempre il pieno di voti.

La candidata governatrice Salvatore tratta la richiesta di Abbondanza, che già in passato ha portato alla luce collusioni nel Pd e in Forza Italia, come una provocazione politica. E scrive su Facebook: «Bravo Carmine, provano a indebolirci ma noi siamo infiniti». Fino a che non parte il comunicato del capogruppo dei 5 Stelle di Imperia Antonio Russo, che invita il collega a ritirarsi. Scrive: «Il suo maggior sostenitore e amico fraterno, per sua stessa ammissione, il Sig. Carmine Mafodda, è un rampollo della tristemente nota famiglia mafiosa dei Mafodda, che da anni è attiva sul territorio e già oggetto di numerose indagini della magistratura». E visto che nelle inchieste si parla di pacchetti di voti dei Mafodda alle liste supportate, Russo aggiunge: «Si deve evitare che si insinuino sospetti di voto di scambio tra il mondo della malavita e i nostri candidati».Schermata 2015-05-05 alle 16.52.53

Ma non succede niente. Due giorni fa il candidato Comandini è al suo posto sul palco di Sanremo con Salvatore e il deputato Alessandro Di Battista. Proviamo a contattare l’onorevole ma non risponde. Meno male che i grillini dovevano garantire trasparenza e controllo.