Prima e dopo la manifestazione della Lega Nord a Bologna


Intorno alle 4 di notte i cavi elettrici dell’Alta velocità Bologna-Milano sono in fiamme. Siamo nella sottostazione di Santa Viola, periferia nord ovest di Bologna. In quattro punti i focolai incendiano i cavi connettivi. A soli 2 km dal punto in cui avvenne il sabotaggio l’anno scorso. A terra una scritta con vernice rossa «8-11, sabotare un mondo di razzisti e frontiere», una rivendicazione per accogliere Salvini, il popolo leghista, Berlusconi, Meloni e il centrodestra.

Le linee che da Bologna vanno a Milano e Verona si bloccano con ritardi anche di 60 minuti. Il grosso dei manifestanti arriva proprio da Veneto e Lombardia oltre che dall’Emilia. Gli inquirenti seguono la pista anarchica.

«“Incendio antirazzista” scrivono alcuni siti? In galera questi delinquenti, altro che balle» reagisce Salvini che tra le altre cose in piazza aggiunge: «Spero che ci sia una ferma condanna da parte di tutti, perché si può non essere d’accordo con la Lega e con Salvini ma non distruggere le linee ferroviarie». Dalla Meloni a Brunetta fino all’europarlamentare Elisabetta Gardini chiedono l’intervento del governo o chiamando in causa Renzi e Alfano. Ma interviene solo il ministro GianlucaGalletti: «Il sabotaggio alla linea ferroviaria a Bologna è un atto criminale e becero… È inevitabile oggi pensare a certi appelli “intellettuali” al sabotaggio, assurti ieri a icone di libertà d’espressione e che oggi forse mostrano il loro lato più ipocrita e vigliacco».

I ritardi si riducono. Dopo le 12 le linee sono perfettamente operative. Piazza Maggiore è strapiena, fuori gli antagonisti sono divisi. Dentro, in piazza, tutti uniti contro il governo del Pd. Un corteo antagonista arriva a ridosso. Prima c’è un tafferuglio tra tre contestatori isolati che inveiscono contro il palco e si accapigliano con i leghisti. Poi un gruppuscolo canta e balla contro «Salvini e i fascisti». E a fine comizio c’è qualche picco torbido. Al passaggio dei leghisti, signori e signore sui sessant’anni che tornando ai pullman sventolano bandiere con le insegne di San Marco, si alzano i cori «merde,merde». Sono ragazzi di 20 anni che sgolandosi a un palmo dal naso dai loro obiettivi schiumano rabbia. Qualcuno lancia addosso a un signore una bottigliata d’acqua, ma lui continua a camminare facendo finta di niente. Ne accompagniamo un paio ai pullman: «Non hanno contenuti. Riesumano i partigiani per dire qualcosa, con me che sono figlio di partigiani», ci confessa uno di loro.

«Bologna la Rossa» non sembra avere parole da contrapporre alla piazza. E forse comincia a non essere più così rossa visto che dal 2011 è il capoluogo di regione dove il Carroccio alle amministrative e alle regionali ha raccolto i maggiori consensi, 10,72% e 14,51%. Alcuni antagonisti confluiscono in via del Pratello, avamposto più di sinistra della città. La via è avvolta da bandiere della pace e rosse con zecche rosse disegnate, autoironia contro Salvini. E la giornata finisce con qualcuno sotto una lapide partigiana che intona «Bella ciao»

di Antonio Amorosi a pag. 4 di Libero Quotidiano nazionale del 9 novembre 2015

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *