Fin qui il governo di Matteo Renzi ha fatto ben poco. Un magistrale articolo di Luca Ricolfi, oggi sulla Stampa di Torino, racconta il perché.
E fa da detonatore a tutta una serie di domande sulla bocca di tanti.
Nonostante il chiaro segnale degli elettori, alle ultime elezioni europee, indirizzato a un cambiamento radicale la politica del neo premier non è stata né liberale né rivoluzionaria. Niente di quanto promesso è stato realizzato finora.
A conferma, i conflitti fittizi con i grandi burocrati, i sindacati e la magistratura. E gli 80 euro in busta paga, dati a chi ha già un lavoro, è una tipica politica di centrosinistra, indirizzata ai garantiti (gli impiegati pubblici, i dipendenti a tempo indeterminato, ecc…). Per farli ritornare nell’ovile elettorale del Pd, come infatti è stato.
Ben poco si è pensato a quei 6 milioni di posti di lavoro che mancano all’appello e venuti meno in questi anni. Così come ai milioni di pensionati che certo hanno le garanzie che si sono messi da parte in anni di lavoro ma sono l’unico cuscinetto di salvataggio per milioni di giovani, nipoti e figli senza lavoro da anni.
Ci sono minimo 6 milioni di persone fuori dal sistema delle garanzie e a cui nessuno da risposte a cui si sommano pensionati e precari di ogni genere. Chi rappresenterà questi italiani? Berlusconi? Il centro destra? Grillo?
Nessuno per adesso fa una politica indirizzata a questi 6 milioni. Se esiste un’alternativa a Renzi, l’unico leader che sembra rimasto in piedi, esisterà in chi proverà a rappresentare questi 6 milioni di italiani rimasti fuori dal sistema delle garanzie.
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