‘Ndrangheta Emilia, all’establishment locale piace


Ne parlo almeno da un decennio nelle conferenze, nelle scuole, nei dibattiti. Nel 2009 con Christian Abbondanza abbiamo pubblicato un libro-atlante sul fenomeno delle infiltrazioni ultratrentennali dello stesso clan di cui si parla nell’inchiesta Aemilia e delle altre organizzazioni. Gli amministratori locali e la stampa reagivano dicendo che parlavamo male dell’Emilia Romagna… Poi il copia e incolla dei dati riportati nelle pubblicazioni delle associazioni di riferimento della sinistra che partecipano al bando della Regione Emilia Romagna. L’Ente ha erogato 1 milione di euro per studiare la mafia. Studiare!? Un corpo insediato almeno da 30 anni e arrivato da almeno 40. La domanda è: erano addormentati, censori o collusi!?

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All’alba di ieri è scattata l’operazione Aemilia, condotta dalla Dda di Bologna, portando agli arresti parte della struttura criminal-imprenditoriale del clan Grande Aracri di Cutro (Crotone) che domina da decenni su Reggio Emilia. Nicolino Grande Aracri, dominus del clan, aveva messo in piedi da decenni una nuova provincia di ‘ndrangheta. I carabinieri hanno arrestato 110 persone (altre 7 risultano irreperibili). A questi vanno aggiunti 46 provvedimenti di arresto delle procure di Catanzaro e Brescia. I soggetti sono ritenuti responsabili di associazione mafiosa, estorsione, usura, porto e detenzione illegali di armi da fuoco, intestazione fittizia di beni, riciclaggio ed emissione di fatture false.

«Un intervento che non esito a definire storico», ha commentato il Procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti. «C’è un profondo radicamento del clan che si è adattato al contesto» ha spiegato il procuratore capo di Bologna Roberto Alfonso. Chiesto il sequestro di beni per 100 milioni di euro. Un intero quartiere di 200 appartamenti a Sorbolo, in provincia di Parma, è stato sequestrato. 200 circa gli indagati.

Gli ‘ndranghetisti a Reggio Emilia, si sono resi autonomo dalla Calabria. Per gli inquirenti una fitta rete di commercialisti, avvocati, imprenditori, politici, giornalisti, appartenenti alle forze dell’ordine, consulenti bancari e finanziari, hanno permesso gli affari e il condizionamento delle elezioni in comuni della provincia di Parma e Reggio. Stesse evidenze emerse nelle inchieste precedenti «Grande drago», «Edilpiovra», «Scacco matto», «Pandora», raccontate anni fa, nel silenzio generale, da chi vi scrive e da Christian Abbondanza nel libro Tra la via Emilia e il clan (scritto nel 2009 dopo anni di articoli sul tema) 

Indagati il sindaco di Mantova Nicola Sodano, accusato di favoreggiamento e Giovanni Paolo Bernini, ex presidente del Consiglio comunale di Parma. Tra gli arrestati anche il consigliere comunale Giuseppe Pagliani (Forza Italia) come l’imprenditore Augusto Bianchini coinvolto negli appalti della ricostruzione post terremoto in Emilia. Intercettati dai carabinieri, ad una violenta scossa che faceva cadere diversi capannoni nel modenese, reagivano ridendo gli affiliati Gaetano Blasco e Antonio Valerio.

Arrestato anche l’imprenditore Giuseppe Iaquinta, padre di Vincenzo calciatore della nazionale campione del mondo, originari proprio di Cutro. Indagato il giornalista Tv Marco Gibertini messosi «a disposizione del sodalizio criminale» e di Nicolino Sarcone, considerato da indagini precedenti il reggente della cosca su Reggio Emilia. A Sarcone, condannato in primo grado per associazione mafiosa, erano già stati bloccato beni per cinque milioni di euro.

di Antonio Amorosi su Libero Quotidiano nazionale il 29 gennaio 2015

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