GIAN ANTONIO STELLA PARLA DELLA NOSTRA INCHIESTA SUI CERTIFICATI ANTIMAFIA SUL CORRIERE DELLA SERA NAZIONALE


IL VESCOVO, LA HOLDING E LE FALLE DEL SISTEMA

Sul Corriere della Sera di oggi, pag 47, Gian Antonio Stella, uno dei più prestigiosi giornalisti italiani parla della nostra ultima inchiesta: l’Emilia Romagna e quel certificato antimafia mai richiesto. Trovate l’articolo qui per esteso e sotto il file di riferimento.

A monsignor Giancarlo Bregantini, quando da vescovo di Locri si offrì come garante per la cooperativa agricola (fragole e mirtilli) che doveva strappare i giovani di Platì alla ’ ndrangheta, un burocrate ottuso intimò di presentare il certificato antimafia. Al più grande gruppo sanitario italiano, insediato anche in aree a rischio come Palermo o Agrigento, la regione Emilia Romagna quel certificato non l’avrebbe chiesto per anni. Nonostante fosse obbligatorio per ogni importo superiore a 154 mila euro. Ed è qui che vedi come l’Italia sia un paese bizzarro. Perché se non stupisce troppo che la maggioranza delle strutture private siciliane siano rimaste anni e anni «pre-accreditate» senza arrivare all’accreditamento formale (per il quale è ovviamente indispensabile il certificato antimafia), pare impossibile che certe cose succedano anche in una regione «rossa» che non ha perso occasione in questi anni per manifestare la decisione di far la guerra alle infiltrazioni pericolose. Sia chiaro: nessun riferimento ai protagonisti di questa vicenda. Ma il modo in cui si sono svolti i fatti fa capire come ci siano evidentemente delle falle nel sistema attraverso le quali, almeno sulla carta, può insinuarsi di tutto. Al centro della questione, racconta il blog www. antonioamorosi. it, c’è la holding «Villa Maria» , che fa capo al fondatore Ettore Sansavini e che sul suo stesso sito si presenta come «il primo gruppo sanitario italiano» . Così grosso, con i suoi ospedali in 9 regioni italiane (e in Francia, Polonia, Albania…) e i suoi 2 milioni di prestazioni l’anno, da avere attirato tempo fa anche l’attenzione di Milena Gabanelli. Fu dopo quella puntata di Report che una signora, Samantha Comizzoli, chiese alla Regione di sapere se per caso avesse mai chiesto alla holding quel benedetto certificato antimafia. Risposta di Sansavini, scrive Antonio Amorosi: una querela. A quanto pare, secondo il blog, ancora aperta. Non ci vogliamo neanche entrare: la parola ai giudici. La cosa più interessante, però, è la lettera dell’estate scorsa (pubblicata dal sito web) della Direzione generale sanità e politiche sociali della Regione. Dove, affogato in un delirio burocratese, è scritto che sulla base delle regole regionali, «nelle more del procedimento per l’accreditamento definitivo siano da considerarsi accreditate “le strutture private che risultino provvisoriamente accreditate”» (dopo decenni: il primo gruppo italiano!) e che «dopo numerose proroghe» è stata fissata una data di scadenza per la definizione di tutto al 31 dicembre 2010. Non bastasse, insiste la lettera, le norme sono di «lettura complessa» e sulla loro «diretta applicabilità alla materia dell’accreditamento sanitario sussistono certamente dubbi interpretativi» e una «incertezza derivante dall’ellittica e non specifica formulazione della norma statale» … Fatto sta che solo ora (così assicurano in Regione) la vicenda sarebbe stata superata. Domanda: c’è poi da meravigliarsi se in certe falle burocratiche si possono infiltrare capitali oscuri?

Gian A Stella sul Corriere della sera del 13-4-2011

3commenti
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  2. Prof. Ing. Panagin Romano

    27 dicembre 2011 at 21:18

    Il Governo Ombra dei matematici, invia soluzioni matematiche che Lei ben conosce ed ha illustrarato nei libri.
    La ricerca
    Le tasse che i cittadini Italiani pagano per il mantenimento della famiglia Italia sono pari a 500 miliardi di Euro ogni anno, esclusa la sanità che si alimenta con tasse regionali, ma non si conosce l’importo. Iniziamo col dire che 80% di tale importo lo pagano i dipendenti diretti.
    La ricerca viene finanziata con 3,9 miliardi (0,9% ) mentre per la difesa si finanziano 19 miliardi( 4,1 %) da questa cifra è esclusa la polizia.
    Quale Paese dobbiamo conquistare o quale Paese ci può invadere?
    Pertanto se sommiamo i due importi ricerca e difesa e poi lo dividiamo per 2 si ha ( 3,9+19 ) /2 = 11,45 miliardi, si triplica la ricerca che è un obbligo per il miglioramento futuro del Paese Italia e si tolgono dalle strade e dalle università i cortei di protesta.

    Lo sviluppo
    Sul problema della manovra economica, la destra aumenta le tasse, la sinistra dice basta che Berlusconi se ne vada per risolvere il problema, gli industriali dicono che con questa manovra non ci sarà sviluppo, ma nessuno dice come bisogna operare.
    Pertanto con la macro economia e la mini matematica suggeriamo come fare sviluppo.
    Dei 500 miliardi all’anno che i cittadini italiani pagano in tasse
    ( esclusa la sanità) un terza circa 180 miliardi sono assorbiti dalle strutture politiche ( questo senza rubare ), se un terzo di tale somma 60 miliardi fosse ridotto in tasse ai 20 milioni di lavoratori, ogni lavoratore avrebbe uno stipendio annuale aumentato di 3000 Euro ( 250 Euro al mese ) da spendere per fare sviluppo.
    Matematicamente siamo meno restrittivi, la manovra in via d’approvazione prevede la riduzione al 50% dei senatori e onorevoli, noi ci accontentiamo del 33,3% ma su tutto il mondo politico che è di un milione e mezzo e quindi un politico ogni 40 cittadini.
    Non dite che lo sviluppo non può esserci poiché si è trasferita la medesima somma dai 500.000 politici ai 20 milioni di lavoratori, a parte il problema etico, esiste pure una componente economica che gioca per lo sviluppo, il politico con una media di 120.000 Euro annui
    ( 10.000 Euro mensili ) metteva parte della somma in banca, comperava yachts o lussuose auto, sempre che non disponesse di una auto bleu, ecc. mentre i venti milioni di lavoratori con i 3000 Euro annui ( 250 Euro mensili) utilizzeranno la somma per i beni di prima necessità, come ad esempio il cibo.

    Eliminazione dei disoccupati.
    Non illudete i giovani che con lo sviluppo i giovani ed anziani avranno un lavoro!. La soluzione migliorerà sola la sitazione, ma l’informatizzazione delle procedure e la robotizzazione dei mezzi produttivi, riducono il personale necessario al produrre attuale. Ricordiamo che trenta anni fà erano necessari 10 dipendenti per costruire un’auto, ora per costruire dieci auto è necessario un solo dipendente.
    Per risolvere il problema, cominciamo col dire che le possibili soluzioni sono due, tassando i lavoratori occupati, per fornire ai disoccupati uno stipendio ridotto della quantità utile alla sopravivenza, si chiama “cassa integrazione”, ma sono tasse di chi lavora, che il governo incamera, per travasare e sostenere i disoccupati. La seconda soluzione è quella di fare lavorare tutti ad un numero di ore e costo inferiore, vediamo in questo secondo caso come è possibile operare.
    Studiamo con semplici valutazioni matematiche come è possibile risolvere il problema.
    Riducendo l’orario settimanale da 40 ore a 36 è possibile far lavorare tutta la struttura lavorativa, riportiamo la semplice proporzione approssimata. 40orex20milioni/22milioni=36ore La produzione ridotta fa lavorare gli occupati e disoccupati con un numero ridotto di ore settimanali ad un costo insostenibile dalle aziende, per questo la retribuzione del lavoratore per ritornare nella spesa normale deve essere.ridotta. Se diciamo 100 Euro il costo generico dei 20 milioni di lavoratori, per farne lavorare 22 milioni senza far fallire le aziende, bisogna ridurre il costo, secondo la seguente proporzione, dicendo uguale a 100 lo stipendio giornaliero, mensile o annuale.
    100 Euro x 20milioni / 22milioni = 90.9 Euro
    Direte che lavorando tutti come nella passata “Unione Sovietica”, alcuni ne approfitteranno nel non far niente a scapito di chi lavora, nel caso anomalo si evidenzierà la meritocrazia, coloro che non lavorano saranno decurtati di una parte della remunerazione a favore di coloro che lavorano.
    Non tutti saranno d’accordo sulla riduzione dello stipendio del 9%, ma si ricorda che, riducendo a 36 le ore settimanali il lavoro è possibile ridurre la settimana lavorativa a 4 giorni di 9 ore, con la riduzione dei costi e tempi per il trasporto al posto di lavoro, nel rapporto di quattro quinti. Minori percorsi per il trasporto giornaliero di 22 milioni di lavoratori, minor energia elettrica per l’illuminazione e per le motrici di uffici, laboratori e industrie, portano ad una diminuzione dei costi energetici, diminuendo le importazioni di petrolio ed il miglioramento della bilancia dei pagamenti.
    Tutti i lavoratori avranno un orario settimanale di 36 ore, sviluppando la società, dove l’uomo con un maggior tempo libero, può accudire e seguire meglio l’educazione dei figli, riposarsi, studiare, fare attività sportive, di ricreazione o di sostegno a quella parte di società che necessità di una presenza, come il milione di disabili.
    Nel secolo scorso la settimana si ridusse a 5 giorni, l’attuale secolo potrebbe essere ricordato per la settimana lavorativa di 4 giorni, dimostrando che il progresso operativo delle società evolute, permette ai loro popoli un miglioramento della vita.

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  3. Prof. Ing. Panagin Romano

    31 gennaio 2012 at 16:18

    LA TEORIA DEI GRANDI NUMERI
    Il mantenimento della società italiana dipende dalle tasse pagate dai cittadini, circa 500 miliardi di Euro all’anno, più il costo del servizio sanitario regionale.
    Tale somma è formata dal contributo in tasse elevate pagate dai deputati e senatori, ma essendo in 952, il loro esborso è trascurabile, quindi è solo un fatto etico, ma serve poco a formare il totale, che invece con cifre ridotte viene fatto dai 20 milioni di lavoratori.
    Dato che è difficile conoscere l’esborso del cittadino per il servizio sanitario regionale, vediamo come le tasse pari ai 500 miliardi si formano con le tasse pagate dai lavoratori..
    I lavoratori sono circa 20 milioni, un trattenuta annua media di circa 20.000 Euro anno sullo stipendio permettono di dare al paese delle entrate di circa 20.000.000 x 20.000 = 400 miliardi di Euro, che rappresenta l’ 80% delle tasse pagate.
    Visto come con i grandi numeri e limitate cifre si fanno i grandi totali, vediamo nel periodo congiunturale come si opera.
    Le case degli italiani sono di proprietà per circa l’ 80%; tassiamo le proprietà.
    I pensionati sono circa16 milioni; riduciamo il costo delle pensioni.
    In Italia esistono i servizi pubblici dove si trovano i politici, tanto da fare un numero totale spropositato pari a 1.5 milioni, un politico ogni 40 cittadini, che costano circa un terzo delle tasse pagate dagli italiani, perché non si riduce il numero?
    Gli italiani contestano l’elevata remunerazione dei politici rispetto ai politici Europei, noi pensiamo che limitate elevate remunerazioni possono essere giustificate se amministri il Paese , ma è il numero elevato di politici che grava sul Paese Italia, tra l’altro non con risultati brillanti, se i vari Governi dei politici hanno determinato un debito di 1900 miliardi, che ora vogliono che sia pagato dai cittadini.
    Oltre che essere in sovra numero, sono forse stati dei cattivi amministratori?
    Facciamo un esempio in paragone con la Spagna, altro paese in difficoltà economica, ma con un debito che è un quinto di quello Italiano.
    Valencia, città del sud della Spagna, era soggetta ad inondazioni create dal fiume Turia, in paragone a Genova dove il Bisagno crea la medesima situazione.
    Cosa fanno i politici spagnoli con i soldi del contribuente, deviano il corso del fiume Turia per evitare le inondazione e nel letto del fiume fanno costruire dall’architetto Calatrava la città delle Arti e delle Scienze, edifici tra i più innovativi e moderni d’Europa.
    A Genova, data la conformazione geografica non è possibile deviare il Bisagno, ma i politici avrebbero dovuto far dragare il fondale del fiume, utilizzando i soldi spesi per i lavori socialmente utili! Cosa che non è stata fatta e pertanto siamo sempre in pericolo di inondazioni, con tutte le condizioni negative conseguenti.
    Questo dimostra che in Italia si fa poco o niente, anche se nel debito pubblico di 1900 miliardi fatto dai politici sono comprese le infrastrutture
    Come non si fa niente nelle infrastrutture! Abbiamo costruito 1000 km di linee ferroviarie per l’Alta Velocità ad un costo superiore di 4 o 5 volte il costo delle linee ferroviarie spagnole e francesi.

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