Il grillino vicino ai boss lascia. Per finta


Ricordate la storia del capolista del Movimento 5 Stelle in Liguria, Daniele Comandini, appoggiato dal «rampollo» di una nota famiglia di ’ndrangheta, i Mafodda? Libero l’ha raccontata il 6 maggio. Anche a fronte delle dure accuse del capogruppo grillino a Imperia, Antonio Russo, che lo attaccava per la «storica frequentazione di elementi vincolati a cosche mafiose». E in seguito invitava a «non dare preferenze ai candidati in provincia di Imperia. Ci sono troppe ombre».

Imperia, è la provincia dove Comandini si candida per le regionali. La vicenda crea una polemica molto dura. A distanza di giorni ci tornano Il Secolo XIX, Il Fatto Quotidiano e Il Sole-24 ore. Con la candidata governatrice del Movimento, Alice Salvatore, che sbotta sostenendo che «le persone accusate sono incensurate (…) e anche Peppino Impastato era figlio di un mafioso». Tra le proteste dell’Osservatorio Casa della Legalità per l’accostamento. La storia finisce in tv a L’aria che tira su La7. Quando la conduttrice, Myrta Merlino, chiede spiegazioni Alice Salvatore, annuncia: «Comandini si ritira (…) Ha firmato una promessa al pubblico in cui si impegna».

La promessa al pubblico è un contratto civile tra privati. In studio ci si convince del ritiro del candidato grillino su cui aleggiano le ombre della ’ndrangheta. Comandini lo dichiara su facebook. E tutto si assopisce. Senza altre domande. I giornali non tornano sul caso. Esalta la decisione anche il presidente della commissione di vigilanza Rai, Roberto Fico, sempre dei 5 Stelle: «Se facessero così tutti gli altri partiti probabilmente avremmo liste zero… da altre parti».

Una procedura in extremis per il ritiro di un candidato c’è. La spiega il Consiglio di Stato nelle istruzioni del ministero dell’Interno. La norma prevede una «rinuncia autenticata» del candidato che può essere inviata alla Prefettura del Comune di competenza, alla Corte di Appello o al Comune stesso. Chiamiamo al telefono tutti e tre i responsabili degli uffici. Ci confermano che non è arrivata alcuna rinuncia. «Abbiamo mandato i manifesti in stampa», ci spiega il responsabile della Prefettura.

In più è notorio che dal punto di vista giuridico la promessa elettorale non ha alcun valore. Il candidato-eletto risponde solo ai cittadini, non al partito che lo candida. Il ministero dell’Interno spiega cosa fare nel caso ci si voglia ritirare. E Comadini ha avuto tutto il tempo per farlo. Nel silenzio generale nasce anche la pagina facebook «Io sto con Comandini», in suo sostegno. Appare il nuovo sito dei candidati 5 Stelle per la Liguria. Senza problemi campeggia sempre Daniele Comadini. Che se eletto, al massimo, può decidere di lasciare l’M5S. Col risultato di essere stato portato al successo dalle liste di Grillo ma restare in consiglio regionale a rappresentare i cittadini che lo hanno votato.

di Antonio Amorosi pubblicato il 19 maggio 2015 a pag. 8 di Libero Quotidiano nazionale

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