IL DISCORSO DI MALESANI


Il Bologna scende in campo oggi contro il Palermo. Esce il numero 12 di Forza Bologna. E li parliamo di come l’insegnamento dell’asceta del’ 600 Giuseppe Desa da Copertino potrebbe indicare la via.

Eleganza, intensità e stile. Combinazione di qualità fuori dalla realtà nel mondo in cui viviamo. Ma sono la carta di identità di questa squadra dai blackout facili e dalla risolutezza spietata. E’ il potere del calcio. Il Bologna è mutevole e indefinito, una combriccola di colpitori di fioretto ma che a volte si paralizza e non sa bene dove finisca. A volte questi ragazzi esibiscono sprazzi a memoria, di un calcio fatto di  colpi veloci e gusto del gioco, al punto che sembrano giocare per aria. In altre si allungano a dismisura fino a tessere ragnatele dalla difficile decifrazione. Altre ancora a paralizzarsi come camaleonti. Non è il fisico a fare la differenza ma la testa, l’immaginazione, la motivazione. Ma dove va questa testa?

Dopo la prova di tenacia col Catania e il blackout con la Sampdoria siamo arrivati al nocciolo di questa annata “stop and go”. L’arbitro Banti per Bologna Catania conduce con incertezza. E copre la sua imprecisione con ammonizioni a raffica. Rende la gara difficile anche se alla fin fine se la cava. Stop and go. Gervasoni per Sampdoria Bologna è invece molto attento e quasi non se ne nota la presenza in campo. Dirige con precisione e lascia giocare chi giustamente“il campo se lo mangia”. E questa volta non siamo noi. Stop and go. Più stop che go.

Ogni anno è la stessa storia, risicata e tenuta per il guinzaglio fino all’ultimo respiro. Prove esaltanti per eleganza e leggerezza di gioco si alternano ad assenze inquietanti. Ora bisogna decidere se liberarsi dalle insicurezze e viaggiare verso gli orizzonti  stanchi di stagione tra cambi societari, caos gestionale e insicurezze manageriali. E poi ricominciare ogni volta daccapo.

Orami è chiaro: la differenza può farla solo un uomo, lui, Malesani, che governa la macchina provando ad entrare nelle teste di questi ragazzi. Solo lui ha la continuità di un discorso e può dare il là a questo salto di qualità che “deve” arrivare. Anche perché quest’anno il materiale c’è davvero e non si sa poi cosa possa succedere.  Ramirez, Di Vaio, Perez, Viviano, Britos Mudingayi, Ekdal, Rubin, Giménez ma anche i tanti altri. Abbiamo nella società delle perle rare. Ora “bisogna tagliare lo filo” diceva Giuseppe Desa da Copertino, monaco asceta del ‘600, quando si trattava di liberare l’uccellino che un bambino teneva in gabbia. “Se vuoi che sia libero devi tagliare il filo e non allungarlo di un centimetro ogni volta che l’uccellino prova a volare più in là”. Quando “beccavano” San Giuseppe da Copertino in un uno dei suoi blackout lui galleggiava nell’aria, compiendo uno dei suoi miracoli impossibili. Se ci sarà la differenza bisogna farla adesso. Fare quel discorso che faccia  il miracolo. In tanti ci sperano. In tanti aspettano. Anche perché non bisogna mai sottovalutare il potere dei santi e del calcio.

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