LICENZIARE


Siamo tornati.

Le borse crollano, la finanzia spinge l’Italia nel baratro, il futuro è incerto: è stato questo il leit motive dell’estate che continua tuttora attorcigliandoci lo stomaco mentre il governo adotta una manovra correttiva al giorno e l’opposizione fa il solito balletto della protesta uguale a se stessa.

Il dedito pubblico ci affossa dicono gli economisti. E allora gli interventi antievasione e di recupero-denaro si infittiscono ma sembrano del tutto inefficaci agli esperti. In un Paese di 41,5 milioni di contribuenti in cui solo 3.641 persone dichiarano un reddito superiore ai 500000 euro e 796 persone oltre 1 milione sembra ci voglia qualcosa di più. Non credete!? Ma non c’è niente da fare. E’ un Paese da barzelletta.

Come non capire lo scetticismo dei mercati, dei tedeschi, della commissione europea, della Banca Centrale Europea e gli speculatori che si sfregano le mani.

Di cosa ha bisogno l´Italia?

Di meno dirigenti politici da barzelletta.

Non pensare solo alla riduzione del debito pubblico ma a uno sviluppo produttivo. Le imprese chiudono e si delocalizzano: non è conveniente produrre in Italia.
In questo Paese di conflitti e ricatti incrociati i pochi che ne tengono le redini si dimostrano totalmente incapaci di forzare le resistenze di singole lobby di potere che si oppongono a qualsiasi misura di cambiamento: e il gioco riguarda prima di tutto destra, sinistra, ordini e sindacati. Lo status quo che si manifesta.

Sommati, gli interventi correttivi adottati dal governo raggiungono si e no lo 0,5 del PIL nazionale. All’estero ci guardano increduli nel costatare le liti per le briciole. E capiscono che non c´è la forza politica per intervenire su niente.

Parole come efficienza, merito o valutazione dei risultati sono pure meteore quando la maggioranza delle persone sogna il posto fisso sempre e comunque e la maggioranza di chi sciopera ha contratti a tempo indeterminato. Tutti gli altri, i milioni di precari ed esclusi dal modello produttivo, gli schiavi che stanno fuori dal sistema e ne sono il motore restano voci nella nebbia.

Ci dovrebbero solo essere riforme strutturali. Prima fra tutte quella fiscale per evitare l’evasione strutturale, seconda politica dai gruppi dirigenti che da decenni si riproducono per famiglie impedendo un contesto economico di libero mercato, terzo libertà di licenziare sia nel pubblico che nel privato, oltre che la possibilità di chiudere le strutture inefficienti. Abbiamo 4 milioni e mezzo di impiegati pubblici (tra enti centrali, parastatali e dislocati). Lo stesso numero degli abitanti dell’Irlanda. Con i sistemi di efficienza e qualità che conosciamo. A dimostrazione che la grande mamma clientelare italiana ha fatto un gran lavoro in tutti questi anni.

Ma il gioco è finito nonostante la muffa si riproduca sempre uguale a se stessa.

Un commento
  1. Alessio Valerio

    7 settembre 2011 at 19:54

    E bisognerebbe levare o quantomeno rivalutare pure i patti lateranensi, che fruttano tanti bei soldini allo stato Vaticano e ne tolgono alle imprese italiane costrette a pagare tasse (come ICI, etc) che, invece, i ministri di Dio sono esentati dal dovere ad uno stato laico (solo sulla carta) che li ospita. Siano essi enti di culto o negozi veri e propri.

    Detto questo, a proposito della funzionalità degli enti italiani e della loro inefficienza, fa sorridere come gironzolando per la rete sia capitato su di un sito di vendita online (dislocato negli USA) che suggeriva per noi clienti italiani, la spedizione tramite corriere (assai costosa oltreocena). Il tutto perchè il nostro sistema postale fa schifo nonostante le centinaia di dipendenti e tutto il muro di servizi extra che si sono creati attorno.

    (Citando il sito: “We assume no responsibility for any mail order once it is in the hands of postal services in the United States or elsewhere, ESPECIALLY FOR PACKAGES SENT TO ITALY! (sorry, but the italian postal service is poor to say the least)” )

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