Bologna, via presidente Lepida. Dopo la nostra inchiesta


 

Bologna – Si è dimessa il presidente di Lepida spa Caterina Brancaleoni, moglie del direttore generale del Comune di Bologna, Giacomo Capuzzimati. Oggi Brancaleoni annuncia di essersi dimessa non per il nostro articolo ma a maggio anche se nessuno lo sa. Ma dai documenti ufficiali ancora ieri risultava presidente di Lepida. Sempre ieri la nostra inchiesta sulla società bollata dalle opposizioni come un “affare di famiglia”. – GUARDA I DOCUMENTI IN ESCLUSIVA DI AFFARI

Bologna – Si è dimessa il presidente di Lepida spa (società controllata al 97,7% dalla Regione Emilia Romagna) Caterina Brancaleoni, moglie del direttore generale del Comune di Bologna, Giacomo Capuzzimati. Ieri un nostro articolo raccontava la sua vicenda dopo che le opposizioni avevano bollato Lepida come un “affare di famiglia” per le troppe nomine parentali.
La Brancaleoni dichiara oggi al quotidiano La Repubblica di essersi dimessa già prima del nostro articolo, in maggio, perché è stata approvata una legge che le impedisce di essere presidente di Lepida spa e valuta anche di querelarmi.

Peccato che risulti presidente sia dal sito della società sia dall’organigramma della stessa. Se si scarica dal sito di Lepida il suo curriculum la dottoressa scrive ancora ieri che è presidente di Lepida nel 2013. Nessun accenno a dimissioni che non sono mai comparse né sul sito ufficiale né altrove. Sono passati 2 mesi dalle sue “presunte” dimissioni e la dottoressa Brancaleoni risulta ancora presidente! E Lepida spa si occupa di telecomunicazioni!

Quindi per riassumere: nel curriculum della dottoressa non compare alcuna esperienza nel settore delle telecomunicazioni. Non risponde su come sia diventata presidente. Nonostante l’evidenza della sua carica, annuncia che si è già dimessa perché “un decreto legge approvato dal governo Letta a maggio rende incompatibili le cariche nelle partecipate, per dipendenti o collaboratori di un ente pubblico”. E minaccia di querela come fanno quelli della casta di potere a cui appartiene. La domanda di chiarezza pare proprio legittima. Perchè non si risponde a tono per fugare qualunque dubbio? Invece di rispondere sempre in modo scomposto e nebbioso minacciando querele? La signora, dottoressa, moglie del direttore generale del Comune di Bologna, si dimette perchè una legge le impedisce di fare il presidente di quella società?

In realtà il governo Letta ha reso incompatibili incarichi direttivi a ripetizione di chi passa per nomina da un ente pubblico all’altro. E la dottoressa Brancaleoni dal 2002 ad oggi è passata da una partecipata all’altra: stata membro del cda di FAM, amministratore unico di STU e direttore generale di Sipro. Il decreto recita : ”Questo ultimo profilo impedisce che un ex amministratore di una società partecipata, esauriti i suoi mandati nella stessa, sia nominato in una società partecipata da un altro ente locale nella stessa regione” e vale anche nella nostra bulgara Emilia Romagna.

Se non c’è una legge che lo impedisce, la dottoressa Brancaleoni non sente che la sua nomina rappresenta un problema? Valuta invece di querelarmi. Intanto che la dottoressa Brancaleoni valuta se intraprendere questa strada potrebbe valutare anche di togliere dal suo curriculum che è presidente di Lepida, di farlo togliere dal sito della società, dall’organigramma ufficiale. Altri episodi del genere hanno colpito questa società a controllo regionale bollata dalle opposizione come “un affare di famiglia” per le troppe nomine parentali.

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