Manutencoop: Non ha i requisiti di onorabilità ma vince la gara da 85 milioni di Hera


di Antonio Amorosi a pag. 7 de La Verità del 5 aprile 2017

Cantavano Elio e le storie tese nella canzone La Terra dei Cachi. «Perepepè, perepepè… tanta voglia di ricominciare… abusiva. Appalti truccati, trapianti truccati, motorini truccati che scippano donne truccate… perepepè, e l’Italia è tutta qua».
Perepepè… se ti manca il criterio di onorabilità, di legalità visto che sei stato condannato dall’Autorità Garante della concorrenza e del mercato (l’Antitrust), con sentenza confermata dal Tar e dal Consiglio di Stato.

Il fatto. Hera, multiutility controllata dai comuni di sinistra, la più grande impresa di Bologna per fatturato, primo colosso italiano dei servizi ambientali, seconda municipalizzata nazionale di energia, acqua e gas, bandisce una gara da 85 milioni e 250000 euro per la manutenzione e gestione del patrimonio immobiliare di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Modena, Ravenna, Rimini, Padova, Trieste, Udine, Gorizia e Pordenone. Da quando la multiutility bolognese ha acquisito le società di distribuzione del gas venete e friulane (Acegas, Amga) il suo dominio si è espanso a Padova, Trieste, Gorizia, Venezia, oltre parte dell’Emilia e delle Marche, comprendo 3 milioni e mezzo di utenti. Tutti comuni storicamente di sinistra, con primo azionista il Comune di Bologna con il 9,7 per cento delle azioni. Gli 85 milioni di euro della gara, pubblicata l’1 agosto 2016, sono destinati alla gestione integrale, ordinaria e straordinaria di tutti gli edifici nell’ambito dei territori di competenza di Hera «per il periodo 1 gennaio 2017 – 31 dicembre 2021, con facoltà di rinnovo… fino al 31 dicembre 2023, ad insindacabile giudizio della Committente», come riporta il bando.

La gara è una «procedura negoziata» divisa in due parti. Nella prima Hera da un punteggio al valore tecnico dell’impresa che si candida e compila un questionario. Nella seconda Hera attribuisce invece un punteggio economico al prezzo offerto dall’azienda. Chi prende più punti vince. Nel questionario ci sono solo 5 punti e l’ultimo è il cosiddetto «rating di legalità», necessario in ogni gara. Hera, correttamente e come è d’obbligo, chiede di possedere «un valore di rating in conformità alle indicazioni dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato». Nel nostro ordinamento, alle gare pubbliche, possono partecipare solo soggetti in possesso di determinati requisiti di onorabilità, che offrano cioè oltre alle capacità tecniche per eseguire i lavori anche sufficienti garanzie di serietà ed affidabilità. E sapete chi prende il 100 per cento del punteggio tecnico e si aggiudica l’appalto milionario? Manutencoop. Ma come è possibile se è già stata condannata nel dicembre 2015 dall’Autorità Garante della concorrenza e del mercato (l’Antitrust) per «essersi spartita» il mercato delle pulizie delle scuole italiane con la coop bolognese Cns e altre imprese? La sentenza è stata confermata nell’ottobre 2016 dal Tar (a cui Manutencoop e Cns hanno ricorso impugnando quella dell’Antistrust): il «cartello» tra cooperative c’è stato e va sanzionato ma viene ridotta la base imponibile per calcolare la sanzione. Cns ricorre anche al Consiglio di Stato che, il 20 febbraio scorso, conferma ancora una volta la sanzione dell’Antitrust. Ora, come fa Hera con tre atti di condanna, due diretti e uno indiretto (visto che si parla sempre dello stesso caso e della medesima sanzione), ad attribuire a Manutencoop il 100 per cento del totale dei punti (per la parte tecnica) se hanno una condanna? Oltre tutto questa è proprio dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato a cui il «rating di legalità» di Hera fa riferimento! Le altre imprese partecipanti alla gara da 85 milioni di euro, la tedesca Bilfinger, le italiane Engie e Guerrato oltre la solita coop Cns, prendono meno punti.

 

L’appalto viene aggiudicato il 31 marzo scorso e per quanto questi fatti siano lontani geograficamente dalla Campania entrano inevitabilmente in sintonia con gli arresti e le perquisizioni di queste ore a Napoli. Fra gli indagati per gli appalti nella sanità campana infatti ci sono anche dirigenti di Manutencoop e l’imprenditore napoletano Pietro Coci che ha riferito agli inquirenti quanto, a suo dire, gli sarebbe stato detto da alcuni dirigenti di Manutencoop, cioè che è prassi pagare il 2-2,5 per cento del prezzo in tangenti quando si tratta di appalti.

 

 

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