La «vendetta» del sindaco Merola. Quadro del Comune regalato alla dirigente condannata e il quadro è opera di…


di Antonio Amorosi sulla prima pagina e a pagina 5 del quotidiano nazionale La Verità di oggi 12 dicembre 2017 – leggi intanto tutto l’articolo in edicola  che sarà in chiaro nelle prossime 48 ore 

Sembra quasi una vendetta del sindaco di Bologna Virginio Merola contro chi l’ha fatto condannare per danno erariale: Lucia Borgonzoni.

Merola infatti ha regala ad una dirigente, anche lei condannata per lo stesso caso, un’opera d’arte come premio di fine carriera. Il quadro era proprio del nonno di Lucia Borgonzoni che l’aveva donato al Comune.

Premessa numero uno. Il nonno di Lucia Borgonzoni, esponente nazionale della Lega Nord e candidata sindaco per il centro destra alle ultime amministrative, è stato un importante pittore del Novecento. Si chiamava Aldo Borgonzoni e per qualità artistiche è considerato superiore al più noto Renato Guttuso, di cui ne ricorda lo stile. Nel 1983 il Comune lo aveva insignito con la massima onorificenza: Il Nettuno d’oro. Nel 1984 l’artista donò al sindaco Renzo Imbeni un’opera dal titolo Ritratto di Giuseppe Dozza Sindaco della Liberazione. L’opera è rimasta in giacenza negli archivi del Gabinetto del sindaco insieme a tutti i doni ricevuti negli anni. I regali fatti ai primi cittadini, in quanto rappresentanti del Comune, sono beni pubblici di proprietà dell’ente…

Premessa numero due. Nel 2011 chi vi scrive pubblica sul quotidiano on line Affaritaliani.it un’inchiesta giornalistica sul contratto del dirigente del Pd con la terza media Marco Lombardelli, nominato dal sindaco Merola suo Capo di Gabinetto. Il Comune lo ha inquadrato nella categoria D del pubblico impiego, anche se non ha né il diploma di scuola superiore né la laurea, obbligatoria per legge per quei tipi di contratti. Lombardelli è solo un ex consigliere comunale ed organizzatore delle feste dell’Unità ma grazie a quel «trattamento esclusivo» incassa in modo improprio uno stipendio alto, 67000 euro circa.

Firma l’atto il dirigente Anna Rita Iannucci. Il clamore mediatico è tale che Lombardelli si dimette e Lucia Borgonzoni, (con Federica Salsi, ex 5 stelle) presenta un esposto alla Corte dei conti per danno erariale. La dirigente Iannucci viene chiamata a dare spiegazioni in una commissione comunale e, in modo spavaldo, davanti all’evidenza dell’irregolarità e alla possibile sanzione esclama: «Se paghiamo… paghiamo 100 euro. Volevo metterli sul tavolo stamattina (affermazione che rimbalzò on line attraverso un video, ndr)».

Qualche anno dopo Merola, la giunta comunale, Annarita Iannucci e un altro dirigente vengono condannati in tutti gradi di giudizio dalla Corte dei Conti per 30000 euro di danni reariali. Il 60% di questi sono imputati al primo cittadino e il 20% alla Iannucci. Quest’ultima è una figura nota negli ambienti bolognesi, da sempre considerata vicina al Pci-Pds-Ds-Pd, da quando nel lontano 1979 lavorava all’ufficio stampa del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna e passando poi agli altri enti. Da qualche settimana è andata in pensione.

Cosi si arriva a oggi. Il 27 ottobre scorso Virginio Merola scrive una lettera al Comune e «consegna in comodato gratuito» l’opera di Aldo Borgonzoni «Ritratto di Giuseppe Dozza Sindaco della Liberazione» alla «dirigente Anna Rita Iannucci, giunta al termine della sua attività lavorativa presso il Comune di Bologna, in segno di ringraziamento per l’opera svolta a servizio dell’amministrazione. L’opera sarà conservata e custodita con la massima cura dalla dottoressa Anna Rita Iannucci presso la sua abitazione, e verrà resa disponibile per essere esposta a semplice richiesta dell’Amministrazione comunale». Una lettera che non ha evidenza pubblica ma è riservata ad alcuni interni del Comune.

Ma avete letto bene: «In segno di ringraziamento per l’opera svolta a servizio dell’amministrazione». Non solo Iannucci è stata condannata per danno erariale ma viene anche premiata. D’altronde chi la omaggia è il sindaco Merola, anch’egli condannato per il medesimo danno. E con cosa? Con un opera d’arte, patrimonio del Comune, donata dal nonno della stessa consigliera che li ha denunciati. Sembra una «vendetta» o una compensazione per la dirigente fedele che ora può esibire l’opera agli amici come una sorta di «trofeo».

Merola non ha nessun titolo per cedere un’opera d’arte di proprietà del Comune ad un privato, tanto meno può firmare un atto, poi protocollato dal Comune (n°prot. 390884/2017), in cui affida beni. E’ illegale.

Inoltre, in un caso come questo, non essendo il quadro inserito in un registro pubblico, i parenti della Iannucci, in dieci anni potrebbero esercitare il diritto di usucapione e venderlo: Lo stesso potrebbe fare anche l’ex dirigente.

Secondo il codice penale, articolo 324, comma 2, il sindaco Merola, in autonomia o in concorso con la dirigente, potrebbe incorrere nel reato di peculato d’uso per l’utilizzo temporaneo del bene. La pena prevista può andare da 6 mesi a 3 anni di reclusione. Nel caso della vendita dell’opera c’è la possibilità che la pena aumentati dai 4 ai 10 anni.

Un gesto che avrebbe scandalizzato anche i vecchi dirigenti comunisti del Pci, ma i tempi sono cambiati. Il primo che a chiedere le dimissioni di Merola è il segretario regionale della Lega Nord Emilia Romagna, l’avvocato Gianluca Vinci: «Sono esterrefatto, un bene pubblico consegnato a tempo indeterminato ad un ex dipendente, neanche fosse la sua scrivania. Chiediamo le immediate dimissioni di Merola».

Il fatto non è ancora noto né alla base né ai vertici del Pd. Ora però la palla passerà in mano al segretario locale, Francesco Critelli, che potrà o ridurre la vicenda ad una sterile polemica politica cittadina oppure entrare nel merito e marcare una differenza segnando una rottura con il comportamento del sindaco di Bologna.

 

Il giorno dopo Iannucci restituisce il quadro

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