C’è un nesso tra tumori, morti improvvise, demenza e vaccini antiCovid. La ricerca degli studiosi del MIT di Boston e di altri istituti


di Antonio Amorosi

Per gli studiosi, del Massachusetts Institute of Technology e si altri istituti USA, esiste un nesso causale tra vaccini mRNA anti Covid e malattie neurodegenerative, miocarditi, trombocitopenia immunitarie, paralisi di Bell, malattie del fegato, ridotta immunità adattativa, ridotta risposta al danno del DNA e tumorigenesi. Miliardi di vite sono potenzialmente a rischio.

 

 

Non è una buona notizia perché tutti abbiamo parenti e amici che hanno fatto il vaccino anti Covid o lo abbiamo fatto noi stessi.

Uno studio guidato dalla ricercatrice senior Stephanie Seneff del Massachusetts Institute of Technology di Boston, una delle più importanti Università del mondo, mica le virostar o gli imbonitori da talk show, insieme ai professori Greg Nigh, Anthony M. Kyriakopoulos, Peter A. McCullough, sostiene che i vaccini a mRNA hanno “diverse conseguenze negative per la salute umana”.

“I governi sono reticenti”, scrivono esplicitamente i ricercatori nello studio pubblicato sulla rivista Science Direct, “a considerare la possibilità che queste iniezioni possano causare danni in modi inaspettati, e soprattutto che tali danni potrebbero persino superare i benefici ottenuti nella protezione da malattie gravi”.

I numeri di reazioni avverse contenute nel VAERS, il programma statunitense per la sicurezza dei vaccini, parlano chiaro.

“Riteniamo che una valutazione completa del rischio/beneficio dei vaccini mRNA li metta in dubbio come contributori positivi alla salute pubblica”, scrivono i ricercatori.

Le questioni poste e sviluppate sono in sintesi tre.

Primo: “la proteina spike”, quella contenuta nei vaccini a mRNA “è neurotossica e altera i meccanismi di riparazione del DNA”.

Secondo: “la soppressione delle risposte dell’interferone” prodotta dagli stessi vaccini “provoca una compromissione dell’immunità innata”.

Terzo: “i vaccini mRNA potenzialmente causano un aumento del rischio di malattie infettive e cancro”.

Dopo aver elencato tutti le problematiche che nel tempo gli studiosi di settore hanno associato alla tecnologia mRNA è bene conoscere l’elenco delle problematiche riscontrate.

Gli studiosi spiegano che questo tipo di vaccinazione “induce… potenziali profondi disturbi nel controllo regolatorio della sintesi proteica e nella sorveglianza del cancro. Questi disturbi hanno potenzialmente un nesso causale con malattie neurodegenerative, miocardite, trombocitopenia immunitaria, paralisi di Bell, malattie del fegato, ridotta immunità adattativa, ridotta risposta al danno del DNA e tumorigenesi”.

Gli studiosi hanno raccolto tutta la letteratura di settore disponibile e, anche se esistono pareri difformi, sostengono che “la risposta biologica alla vaccinazione con mRNA come è attualmente impiegata è dimostrabilmente non simile all’infezione naturale”.

Cosa accade? La proteina spike di SARS-CoV-2 è il principale meccanismo che il virus utilizza per infettare le cellule bersaglio.

Questa proteina consente al Coronavirus di penetrare nelle cellule umane e di moltiplicarsi, facendoci ammalare. I vaccini a mRNA insegnano al corpo a creare queste proteine, così che il sistema immunitario familiarizzi con le stesse e sia pronto a sconfiggerle nel caso si venga infettati dal virus. Ma qui arriva il problema.

Gli studiosi provano che la risposta della proteina spike che si crea se prendiamo il Covid naturalmente non è la stessa di quella procurata dai vaccini a mRNA.

In più l’alterazione nell’espressione dell’interferone, prodotta da questo tipo di vaccini, ovvero di quel gruppo di proteine che le cellule del sistema immunitario producono in presenza di virus, può essere alla base dello sviluppo di diverse malattie autoimmuni. Per questo l’alterazione è “stata associata a diverse neoplasie ematologiche (tumori che colpiscono le cellule del midollo osseo, il sistema linfatico e il sistema immunitario, ndr) e ha dimostrato di aumentare il potenziale metastatico in modelli animali di melanoma, cancro colorettale e linfoma”.

A questo punto sarebbe interessante capire se il gioco vale la candela: “La crescente evidenza che i vaccini fanno poco per controllare la diffusione della malattia (gli anticorpi indotti dai vaccini svaniscono in appena 3-10 settimane dopo la seconda dose, ndr) e che la loro efficacia diminuisce nel tempo rendono ancora più imperativo valutare il grado in cui i vaccini potrebbero causare danni”.

Gli studiosi concludono dicendo che “la soppressione dell’immunità innata”… “avrà una vasta gamma di conseguenze, non ultima la riattivazione di infezioni virali latenti e la ridotta capacità di combattere efficacemente le future infezioni. Il secondo è la disregolazione del sistema sia per prevenire che per rilevare la trasformazione maligna geneticamente guidata all’interno delle cellule e il conseguente potenziale per la vaccinazione di promuovere tali trasformazioni. In terzo luogo, la vaccinazione con mRNA potenzialmente interrompe la comunicazione intracellulare… con conseguenze infiammatorie potenzialmente gravi. Se qualcuno di questi potenziali dovesse essere pienamente realizzato, l’impatto su miliardi di persone in tutto il mondo potrebbe essere enorme e potrebbe contribuire al carico di malattie sia a breve che a lungo termine che il nostro sistema sanitario deve affrontare”.

Miliardi di vite sono potenzialmente a rischio, dato il gran numero di individui a cui sono stati iniettati i vaccini mRNA SARS-CoV-2 e l’ampia gamma di esiti avversi che abbiamo descritto. Chiediamo alle istituzioni sanitarie pubbliche di dimostrare, con prove, perché le questioni discusse in questo documento non sono rilevanti per la salute pubblica, o di riconoscere che lo sono e di agire di conseguenza. Inoltre, incoraggiamo tutti gli individui a prendere le proprie decisioni sanitarie con queste informazioni come fattore che contribuisce a tali decisioni”.

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