ESPULSIONE COATTA MA TUTELARE LA PERSONA


La Corte Costituzionale italiana ha stabilito che non è punibile lo straniero che in “estremo stato di indigenza” o per “giustificato motivo”, non abbia obbedito all’ordine di allontanamento del questore continuando a rimanere illegalmente in Italia. La Corte ha bocciato una delle norme del ‘pacchetto sicurezza’ (legge 94 del luglio 2009) relative al reato di clandestinità.

La Corte Costituzionale dice che occorre “un ragionevole bilanciamento” tra l’interesse pubblico di controllo dell’immigrazione illegale e la tutela della persona umana.

Dei giustificati motivi per non ottemperare la legge, come sono previsti in ogni provvedimento, sarebbero dovuti essere previsti anche in questo decreto. Ma non è stato così.

Infatti, scrivono i giudici costituzionali nella sentenza, alla legge occorre una valvola di sicurezza del meccanismo repressivo.

A sollevare la questione è stato il Tribunale di Voghera, chiamato a giudicare sul caso di una donna clandestina più volte raggiunta da un decreto di espulsione ma che, per motivi di estrema povertà, non aveva potuto lasciare l’Italia con i propri mezzi. Nel caso concreto esaminato dalla Consulta, la donna straniera non aveva obbedito per tre volte all’ordine di allontanamento del questore; per questo era stata arrestata dopo il ritrovamento da parte della polizia nel sottoscala di uno stabile dove abitava; si rifugiava per dormire in quel luogo, nonostante la temperatura fosse di molto inferiore allo zero. “Un estremo stato di indigenza, che abbia di fatto impedito l’osservanza dell’ordine del questore nello stretto termine di cinque giorni – rileva la Corte – non diventa superabile o irrilevante perché permanente nel tempo o perché insorto o riconosciuto in una occasione successiva”.

“È chiaramente irragionevole – si legge nella sentenza – che una situazione ritenuta dalla legge idonea a escludere la punibilità dell’omissione, in occasione del primo inadempimento, perda validità se permane nel tempo”.

Quindi la Corte sostiene che o si procede coattivamente all’espulsione dell’immigrato clandestino quando se ne riscontra l’esistenza, come avviene in molti paesi europei (aggiungiamo noi), o deve comunque subentrare“un ragionevole bilanciamento tra l’interesse pubblico all’osservanza dei provvedimenti dell’autorità e l’insopprimibile tutela della persona umana”.

Occorrerebbe a questo punto non lavarsi le mani del problema come tanti Ponzio Pilato. Ragionare in modo serio sull’immigrazione parlando dei suoi numeri e di come sta cambiando questo Paese. Vorrebbe dire adottare provvedimenti più razionali e meno motivati dall’ideologia di sinistra o di destra. Valutare come sta cambiando l’economia, il mercato del lavoro, la qualità della vita a fronte di una globalizzazione non regolata che fa accelerare radicalmente il numero di immigrati vorrebbe dire agire immediatamente.

Ma chi dovrebbe farlo vista la fragilità culturale e strategica dei gruppi dirigenti italiani?

Il problema resta drammaticamente aperto.

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