Il «ciarlatano» Cofferati e le sue domande su Filippo Penati


«Come è potuto accadere che pochi anni dopo Tangentopoli gli stessi meccanismi venissero ripristinati come se niente fosse?». «Come è accaduto che chi vive in una stessa comunità abbia tollerato comportamenti dubbi o sospetti?». «Dove sono finiti i soldi di cui si parla? Ai singoli o all’organizzazione?». Sono le domande che ha posto Sergio Cofferati dopo che da qualche mese si parla dell’affare Filippo Penati, l’ex funzionario Unipol  braccio destro del segretario del PD Bersani a capo del presunto sistema di corruzione e tangenti nell’area Falck di Milano, Serravalle e Sesto. Una schiera di imprenditori denunciano pagamenti di mazzette per milioni di euro. Milioni che secondo loro avrebbero finanziato anche i Democratici di Sinistra, ora PD.

La repentina scalata di Penati ai vertici del partito ha aperto sospetti e dubbi. Molti continuano a sostenere di non averne sulla sua (di Penati) integrità. Altri, una minoranza, «a modo loro»  si scagliano contro il sistema. Lo stesso refrain visto del periodo di Tangentopoli o degli scandali nel settore della chimica italiana. Tra questi anche Sergio Cofferati, ex sindaco di Bologna, ex segretario nazionale della CGIL e dei chimici della FILCEA, che mi volle con lui in giunta dopo le elezioni del 2004.

Le domande che il signor Cofferati si sta facendo sono simili a quelle che i cittadini di Bologna e il sottoscritto si sono fatte nel 2005 quando lui era Sindaco ed io assessore alle politiche abitative. All’epoca, dai documenti del Comune emergeva un sistema illegale e fatto di illeciti amministrativi che portai all’attenzione dello stesso Cofferati. Una situazione nella quale i politici avevano illegittimamente istituito, nei mandati precedenti, e alla luce del sole, una commissione che assegnava alloggi pubblici in un modo così arbitrario e estraneo a qualsiasi regola dello Stato italiano da essere giudicata dalla stessa Procura «illegittima e irregolare», con case assegnate a pittrici, ex politici e amici.

Tale sistema aveva l’aggravante di aver generato, oltre a una miriade di iniquità, anche una serie di decessi di persone che in condizioni di disagio dormivano in alloggi inidonei, fatiscenti e quant’altro. Queste, principalmente anziani, sono morte aspettando un alloggio. Anche qui tutti sapevano ma nessuno ha pensato di fare denuncia nella «culla dell’efficiente amministrazione emiliana». Alla domanda posta agli stessi uffici legali del Comune di Bologna se il sistema di gestione era regolare, mi sentii rispondere «che no, non lo era, ma nessuno gliela aveva mai chiesto». In quella situazione si è trattato di decidere quale posizione assumere. Se fare il proprio dovere e denunciare 18 anni di irregolarità e un intero sistema mettendo in cattiva luce il partito a cui lo stesso Cofferati appartiene, come adesso Penati.

E la responsabilità se la prese Cofferati?

Fece la differenza?

No!

In quel periodo appariva spesso in tv, da Fazio come da Otto e mezzo di Giuliano Ferrara, come Sindaco sceriffo perché amministrava a suon di ordinanze e perseguiva la legalità scagliandosi contro i «lavavetri». Ma quando si è trattato poi di perorare la causa della legalità all’interno del proprio partito e della propria amministrazione non c’è stata la volontà di essere così risoluto e deciso nella sua crociata.

Volete sapere come è finita? Io ho denunciato i fatti alla Procura della Repubblica. Quando i partiti della maggioranza di sinistra mi hanno proposto di ridurre la portata della mia denuncia e negare l’evidenza ho deciso di dimettermi perché non volevo più far parte di una amministrazione che su questioni così gravi preferisce mediare e negare la realtà. La questione della legalità, da mesi così cruciale per Cofferati, si è sgonfiata in un attimo e il suo sostegno alle tesi dei consiglieri comunali implicati nella vicenda e l’accettazione senza fatica delle mie dimissioni, il previsto epilogo. Mettendo al mio posto un fedele dirigente di partito: l’attuale Sindaco Virginio Merola.

La Procura ha poi definito le mie denunce più che legittime e i fatti certi ma si è dichiarata incompetente rimettendo il tutto alla Corte dei Conti dove gli atti giacciono tuttora in attesa di prescrizione. E come sempre succede, la questione della legalità quando va a toccare il vivo delle questioni viene sempre demandata alla magistratura e mai affrontata all’interno dei partiti per dare vita a una pulizia dai corrotti. I cambiamenti non vengono dai partiti ma dai soggetti esterni a quei sistemi chiusi, da persone che non hanno niente da perdere e dicono le cose come stanno: non ero un dirigente e un militante di un loro partito, non ero un politico navigato, ero solo un cittadino che ha avuto fiuto e qualche dote per mettere in pratica un esperimento politico insieme ad altri cittadini.

Persone del calibro e dell’esperienza di Cofferati sono arrivate ad un punto della loro carriera lavorativa e umana nella quale più che fare domande dovrebbero dare risposte, anche a quei contribuenti elettori che lo hanno visto eletto parlamentare europeo nonostante avesse dichiarato che non si sarebbe mai candidato: «se andassi in Europa potreste dire che sono un ciarlatano!» E il signor Cofferati è abbastanza navigato da sapere perché le cose vanno così. Le stesse domande rivolte a Penati qualcuno potrebbe rivolgerle a lui per l’ esperienza da Sindaco o di segretario della CGIL e del settore chimici? Come è stato possibile che il signor Cofferati che ha scalato e diretto dal 1988 la FILCEA, il sindacato dei chimici italiani, non si sia mai accorto del mastodontico sistema di corruzione che imperversava da sempre, vedi anche il più noto caso Enimont? O come abbia fatto a non avere dubbi e a non conoscere fatti e circostanze sospette, lui che viveva sempre nella stessa comunità(vedi le connessioni del PCI), diventando segretario generale della CGIL nel 1994, del sistema di tangenti che imperava in Italia e portato alla luce come sistema di tangentopoli?

Ma  forse le sue domande non dovremmo prenderle sul serio perché ci sono rivolte da un personaggio un po’ “scanzonato”, un po’ “ciarlatano” che forse ha solo visto un varco nel partito del PD per riprendere una sua scalata personale.

3commenti
  1. Cristoforo

    12 settembre 2011 at 17:34

    Articolo leggendario .

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  2. Giuseppe Bicocchi

    12 settembre 2011 at 20:59

    Esiste un “sistema” usato e accettato da tutti (chi più chi meno)i partiti presenti in parlamento.
    Un “sistema” talmente ramificato che coinvolge una miriade di persone, se si guarda dal basso.
    io ero un militante DS e membro del Comitato di Sezione del mio comune (Zocca Mo), poi un giorno ho preteso di discutere in sezione di illegalità, a quel punto, dopo un lungo braccio di ferro sono stato cacciato dal gruppo dirigente della mia sezione, con la complicità del Partito Provinciale e Nazionale.
    A Zocca sono state scoperte ruberie enormi, ma il sistema è rimasto intatto.
    Alle elezioni comunali del maggio 2011, con un gruppo di amici, ci siamo presentati alle urne con una Lista denominata “Paese Reale – Zocca”.
    Il risultato è stato del 21%, due consiglieri in minoranza. Ora abbiamo molto da lavorare per ostacolare le “birichinate” degli amministratori che hanno vinto con il 48%.
    Occorre che in tutti i comuni si faccia altrettanto, poi si potrebbe creare un coordinamento delle liste civiche.

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  3. cristina

    22 settembre 2011 at 19:38

    Sarà forse grazie a persone con la qualità morale del sig. Bicocchi che l’Italia potrà sperare di uscire dalla melma in cui supponenti , presuntuosi , ignoranti e corrotti politici l’hanno condannata fino ad oggi.

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