Anacronistici i Cie per immigrati I danni sono continui


BOLOGNA – I problemi del Cie di Bologna? Per il direttore Alberto Meneghini sono legati soprattutto ai tempi di permanenza dei migranti nel centro di identificazione e espulsione.

cie bologna

“Diciotto mesi sono troppi e rendono inutili i nostri interventi di assistenza anche psicologica. La legge che regola i Cie è anacronistica, inefficace e repressiva. Bisogna cambiarla al più presto”. Meneghini spiega come, nonostante i ripetuti interventi di manutenzione, le condizioni del Cie di via Mattei non siano le migliori. “I danni sono continui, gli ospiti sono esasperati per non dire disperati, e quindi spaccano infissi e sanitari o appiccano incendi. Nel 2012 abbiamo tinteggiato il centro 6 volte, dopo 2 settimane era sempre tutto da rifare. In tanti anni qui posso dire che la condizione di vita nel centro non è cambiata di molto, sono cambiate le prospettive degli ospiti, che sanno di poter restare qui dentro anche per più di un anno”.

Meneghini dirige un team di 25 operatori generici, 4 addetti alle pulizie, 4 mediatori culturali, 1 responsabile dell’area sociale, 1 assistente sociale, 4 infermieri, una psicologa, 5 medici, un economo con funzioni di vicedirettore e un impiegato amministrativo. “I pagamenti per il momento sono regolari – spiega il direttore – Non ci sono stati di agitazione come succede invece altrove”. Cos’è cambiato a dicembre 2012 col passaggio di gestione dalla Confraternita della Misericordia al consorzio L’Oasi? “Siamo passati da 69 euro giornalieri a migrante a 28 euro. Questo ha imposto riduzioni di spesa e razionalizzazioni un po’ ovunque, dalla mediazione culturale alla presenza medica. Siamo costretti ad attenerci strettamente al bando senza offrire un’ora di servizio in più come invece succedeva prima, quando i vincitori venivano scelti anche in base ai servizi cosiddetti “migliorativi” offerti. Se il ministero ha deciso per una gara al massimo ribasso non poteva andare diversamente”.

Alla riduzione del compenso giornaliero per ogni migrante trattenuto si aggiunge la capacità ricettiva ridotta del Cie di Bologna. “Dopo una serie di episodi incendiari si sono resi necessari lavori straordinari per sistemare le stanze. I lavori di competenza della Prefettura ancora non sono finiti e metà sezione maschile è chiusa da mesi”. Attualmente su 50 teorici posti letto maschili 20 non sono utilizzabili. Stesso discorso per le donne: su 45 posti ne sono occupati solo la metà, ma questo “perché il ministero ci manda sempre meno donne”. Il risultato è che “può diventare difficile far quadrare i conti. Il centro ha costi fissi molto alti, e così pure il personale, tutto riassunto nel passaggio d’appalto. Se il consorzio L’Oasi ha partecipato al bando di gara è perché può certamente garantire il servizio, contando magari su economie di scala. Certo – conclude Meneghini – se per motivazioni esterne si riduce la capacità della struttura allora la redditività cala moltissimo con tutto quel che ne consegue”. (giovanni stinco)

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