La sanità italiana butta 14 miliardi l’anno. Tutti lo sanno ma nessuno fa niente


Il premier Matteo Renzi ripete: «Italiani, segnalateci gli sprechi». Nel paese delle tasche bucate anche pochi euro gridano vendetta. Ma 13-14 miliardi di denaro pubblico sono qualcosa di più. E’ la somma che ogni anno l’Italia spreca per visite, esami, ricoveri e farmaci inutili. C’è lo dice

l’Age.na.s, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari ed il Centro Studi sulla giustizia penale «Federico Stella» che con due analisi mettono in luce come buttiamo l’11,8% delle spese sanitarie del nostro Paese. I 13-14 miliardi sono il costo della «medicina difensiva», la pratica che spinge i medici ad un eccesso di prescrizioni per evitare eventuali contenziosi con i pazienti.

Il BUSINESS DEL DANNO

Negli anni il mondo assicurativo ha trovato nei conflitti medico-legali un settore economicamente fruttuoso, tirando in ballo ospedali e medici, creando un «business del danno». La reazioni dei medici è stata di tutelarsi eccedendo in analisi, per scaricare su altri eventuali contenziosi che dovessero scatenarsi per complicanze non dovute alla loro azione. Un disastro per tutti.

La facilità con la quale i pazienti, indotti dalle assicurazioni e da istituti specializzati, fanno causa ai medici sta trasformando la sanità italiana. I premi pagati da strutture sanitarie e medici alle compagnie assicurative in un anno ammontano a 520 milioni di euro, con un tasso di crescita, tra il 2001-2011, pari al 7,3%. Un costo incredibile per il sistema sanitario e con un rischio anche per i pazienti. Come evidenziato dalla Società Italiana di Radiologia a fine 2013: «una prestazione radiografica su tre è inutile e aumenta del 400% il rischio di essere operato senza motivo (la radiografia è uno strumento impreciso, ndr)». Anche il legale Ernesto Macrì della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia ha chiesto interventi sui nodi critici in un convegno organizzato a Bologna dall’ortopedica Mirka Cocconcelli, alla fine di marzo: «Se a tutto questo si aggiunge l’eccessiva dilatazione dei tempi legali si comprende perché appare più che mai necessaria una riforma organica».

SPESE LEGALI

In Italia, ogni anno, ci sarebbero circa 12 mila denunce di pazienti (il dato è stabile da 3 anni) con una media di risarcimenti da 50 mila euro cadauno. Il 98.1% dei dottori coinvolti vedono la denuncia ricevuta risolversi in una archiviazione con nulla di fatto. Ma intanto la struttura ospedaliera ha preferito transare con i pazienti in via extragiudiziale e a cifre minori, perché sostenere delle spese legali costa e si evita anche di mettere in piazza il buon nome del proprio istituto. Con il risultato che le casse pubbliche languono e le assicurazioni incassano. Alcune regioni come Emilia-Romagna, Toscana e Veneto sono corse ai ripari spostando il problema: rimborsano direttamente i pazienti, rinunciando alle proposte contrattuali delle assicurazioni, rifacendosi poi sui medici. Una via che ha aperto un ulteriore cono d’ombra. I pazienti vengono risarciti transando preventivamente e i medici, che neanche sapevano di essere stati coinvolti in casi legali, si ritrovano sul conto a distanza di anni, richieste risarcitorie. L’effetto è l’apertura di contenziosi furiosi tra ospedali e medici con il tentativo di questi ultimi di non operare mai in casi complicati e di rifugiarsi nella «medicina difensiva» a scapito anche dei pazienti.

Dentro questo mercato non poteva mancare la criminalità organizzata. La compagnia assicurativa romena City Insurance è finita sotto indagine per presunti rapporti con la criminalità. Le sono stati bloccati 78 milioni di euro e le aree assicurate dal proprio istituto sono saltate. Copriva strutture pubbliche di Emilia-Romagna, Basilicata, Lazio, Lombardia, Puglia, Sardegna e Sicilia. Anche il vicepresidente dei medici ospedalieri della Lombardia, Sergio Barbieri, chiede che il governo faccia qualcosa: «E’ assurdo che si parli continuamente di risparmi e poi c’è uno spreco del 11% delle risorse sanitarie su cui nessuno fa niente». Uno spreco che proprio invisibile non sembra.

 

Pubblicato il 15 aprile su Libero Quotidiano nazionale il 15 aprile 2014

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