Un altro lavoratore di Confartigianato conferma. E’ illegale ma lavoravamo in cassa integrazione


Un secondo testimone conferma la nostra inchiesta shock sull’associazione di imprese Confartigianato: «I dipendenti hanno lavorato in cassa integrazione ed addirittura effettuavano straordinari»

Bologna – Le rivelazioni di un primo lavoratore di Confartigianato hanno scatenato il putiferio nell’associazione di categoria più grande d’Italia. Alcune settimane fa ci ha rivelato che, anche se illegale, i dipendenti sono stati costretti a lavorare durante la cassa integrazione. Così l’impresa non ha pagato gli stipendi facendo ricadere per una parte sullo Stato il costo del lavoro, pagato dall’Inps con la cassa integrazione (il tutto è avvenuto nelle società di servizio Capsa e Satab). Di tutto, testimoniano i lavoratori, era a conoscenza il sindacato Fiom Cgil di Bologna che «non ha fatto nulla».

Infatti dopo la prima intervista video dell’8 maggio arriva la seconda, ancora più shoccante. Un altro lavoratore, che non non può e vuole farsi riconoscere ma è disponibile a collaborare con le autorità inquirenti, conferma che alcuni vertici dell’azienda, in un’assemblea, hanno addirittura reso pubblico i fatti messi in atto tra il 2010 e il 2012 «ringraziando i dipendenti per essere venuti a lavorare nonostante la cassa integrazione e anche di sabato».

Non pochi lavoratori poi sono diventati esuberi dell’azienda e si sono ritrovati con stipendi non pagati e sulla via del licenziamento conclusosi con la fuoriuscita di molti di loro.
Tra le operazioni significative a latere spicca anche la vendita della sede di Confartiginato Bologna di via Papini.

Numerosi dipendenti sostengono che Confartigianato, presieduta da Gianluca Muratori,  aveva un arretrato Iva da pagare all’Agenzia delle entrate. Il debito sarebbe stato coperto da un prestito di 1,4 milioni del consorzio sempre di Confartigianato Unifica (ex Cipea) di cui Muratori è direttore e dominus. Tra dicembre 2012 e gennaio 2013 la novità. Ciò che trapela dalle rivelazioni dei lavoratori è che essendo Confartigianato in arretrato cronico per il pagamento dell’Iva e degli stipendi aveva bisogno di liquidità. Con un meccanismo articolato, la sede dell’associazione, valutata precedentemente circa 6,8 milioni di euro, è stata venduta ad una cifra sembra molto minore, ad Unifica (ex Cipea). Le quote azionarie della sede in mano alla società Euro 2000 sono state acquisite da Unifica (ex Cipea) e questa ha versato la somma a Confartigianato. «Ma in questo modo noi lavoratori, che vantavamo stipendi non pagati, non possiamo neanche rifarci sulla sede perché Confartigianato non ha più niente», ci ha confidato uno di loro licenziatosi.

Una situazione molto critica. In Confartigianato poi è stata mandata in liquidazione coatta la società di servizi Capsa che aveva un buco di oltre 10 milioni di euro e la newco Integra è passata sotto il controllo della Sherman & CO di Bassano del Grappa. E di Capsa è stato nominato curatore fallimentare, non un soggetto indipendente, ma Pierluigi Morsiani, presidente del collegio sindacale del gruppo e dirigente molto vicino al presidente di Confartigianto Gianluca Muratori.

E il sindacato cosa ha fatto? Lo sapremo la prossima puntata con il prossimo video

continua….

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