Il segreto dei doppi stipendi a chi è eletto negli enti locali – Ecco come fanno grazie alla Legge D’Alema – Leggi i pagamenti


Ecco un segreto che gli addetti ai lavori ben conoscono ma che faticano a spiegare ai cittadini comuni: se sei stato eletto consigliere, in comune o in regione, hai diritto a un doppio stipendio.  Funziona così. Ogni politico che ha un lavoro dipendente una volta eletto in un Ente Pubblico continua a percepire anche lo stipendio del lavoro precedente che non svolge più. Vale se sei stato eletto in un consiglio comunale, regionale, circoscrizionale, provinciale (fino a che sono esistiti) e per le comunità montane, a patto che si sia lavoratori dipendenti.

Formalmente l’assenza dal lavoro è rimborsata se causata da motivi istituzionali, ma fra sedute in Aula e commissioni ogni giorno, è raro che il politico possa timbrare il cartellino del vecchio lavoro. E allora si scatena l’ubiquità. Si è pagati per il vecchio lavoro che non si riesce più a fare ma anche per il nuovo. Si può evitare di recarsi sul posto di lavoro e si incassa tutto senza muovere un dito. Lo stipendio viene completamente rimborsato dal Comune al datore di lavoro, più tredicesima, quattordicesima, trattamento di fine rapporto e contributi previdenziali.

Il datore lo gira integralmente al dipendente. Tutto legale, ovviamente. Lo stabilisce l’articolo 79 e affini del Testo Unico degli Enti locali, legge N.267 del 2000 voluta dal governo D’Alema II. Due stipendi quindi per una sola occupazione. Chiamando, nei vari Enti locali italiani, gli uffici responsabili dei pagamenti per chiedere spiegazioni ci si sente replicare da nord a sud come in una nenia unica: «Non so», «non capisco», «non risulta», «forse».

Tutto il mistero è dovuto al fatto che lo stipendio del vecchio lavoro viene rimborsato tramite atti deliberativi unici e statini di pagamenti a parte che non vengono resi pubblici ed è difficilissimo reperire. Succede in tutti o quasi tutti i comuni italiani e lo fa ogni forza politica. Come campione siamo riusciti a leggere alcuni singoli rimborsi del comune di Bologna. Su un arco di tempo di 5 anni l’ente ha pagato per il doppio stipendio dei propri politici 1milione 500mila euro. Ma la cifra lievita a secondo del lavoro che svolgeva chi è stato eletto.

Guardando poi negli anni troviamo posizioni che non ti aspetteresti. Come il grillino del Movimento 5 Stelle Marco Piazza che solo per il periodo febbraio-luglio 2012 percepisce per questo rimborso 21.152,86 euro (e non è il solo in Italia).

Ma si trovano anche consiglieri comunali dipendenti di partiti come il Pd che per ogni mese hanno ricevuto il rimborso, come l’ex europarlamentare Salvatore Caronna, che dal 2004-2009, ha percepito il suo doppio stipendio in quanto consigliere comunale. O dipendenti di fondazioni (la Fondazione Gramsci) come Siriana Suprani, moglie del presidente Unipol Pierluigi Stefanini, o dipendenti della Lega Autonomie Emilia Romagna come l’attuale Sindaco Virginio Merola (per quando era assessore) che oltre alla sua indennità è stato rimborsato 3.932 euro di Tfr nel 2008. Lo stesso è accaduto per l’ex consigliere dell’IDV Serafino D’Onofrio che si è visto rimborsare 73.799 euro, per meno di 2 anni di lavoro non svolto.

Ma questi sono solo esempi tra migliaia che vengono erogati dal 2000. Ora moltiplicate questo sistema per 8100 Comuni, 110 Province, 20 Regioni e altri Enti tra cui le Comunità montane e viene fuori una cifra, difficile da sistematizzare ma che fa comunque tremare i polsi! Un gioco facile. Al punto che molti sembrano averne approfittato. Come, secondo la Guardia di Finanza, il consigliere comunale di Catania Manlio Messina (Area Centrodestra), che con il concorso dei titolari dell’azienda avrebbe gonfiato il proprio stipendio e ottenuto indebiti rimborsi tra il 2011-2012. O tredici consiglieri di Siracusa che sono finiti indagati per una truffa da 650mila euro. O un consigliere di San Giorgio a Cremano che ha chiesto ben 152.320 euro di indennità tra presenze e indennizzi da pagare al proprio datore di lavoro. Tutti si dicono innocenti ma la lista sarebbe lunga.

Solo un consigliere comunale di Forza Italia, Lorenzo Tomassini, ebbe il coraggio di scrivere a Mario Monti, appena insediatosi, per chiedere l’abolizione immediata di questa vergogna. «Su scala nazionale l’operazione costa allo Stato una cifra iperbolica ogni anno», ci ha detto. E aprì anche una campagna di raccolta firme finita nel silenzio colpevole della maggioranza dei media e delle istituzioni.

Pubblicato sul quotidiano Libero Nazionale il 14 giugno 2014  — Clicca sulle immagini e guarda i rimborsi di Bologna

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2commenti
  1. Ettore Ribaudo

    17 giugno 2014 at 20:22

    Mi sembra che la tua storia sia un po’ diversa, eccoti l’art. 79.
    Articolo 79
    Permessi e licenze

    1. I lavoratori dipendenti, pubblici e privati, componenti dei consigli comunali, provinciali, metropolitani, delle comunita’ montane e delle unioni di comuni, nonche’ dei consigli circoscrizionali dei comuni con popolazione superiore a 500.000 abitanti, hanno diritto di assentarsi dal servizio per l’intera giornata in cui sono convocati i rispettivi consigli. Nel caso in cui i consigli si svolgano in orario serale, i predetti lavoratori hanno diritto di non riprendere il lavoro prima delle ore 8 del giorno successivo; nel caso in cui i lavori dei consigli si protraggano oltre la mezzanotte, hanno diritto di assentarsi dal servizio per l’intera giornata successiva.

    2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano altresi’ nei confronti dei militari di leva o richiamati e di coloro che svolgono il servizio sostitutivo previsto dalla legge. Ai sindaci, ai presidenti di provincia, ai presidenti delle comunita’ montane che svolgono servizio militare di leva o che sono richiamati o che svolgono il servizio sostitutivo, spetta, a richiesta, una licenza illimitata in attesa di congedo per la durata del mandato.

    3. I lavoratori dipendenti facenti parte delle giunte comunali, provinciali, metropolitane, delle comunita’ montane, nonche’ degli organi esecutivi dei consigli circoscrizionali, dei municipi, delle unioni di comuni e dei consorzi fra enti locali, ovvero facenti parte delle commissioni consiliari o circoscrizionali formalmente istituite nonche’ delle commissioni comunali previste per legge, ovvero membri delle conferenze del capogruppo e degli organismi di pari opportunita’, previsti dagli statuti e dai regolamenti consiliari, hanno diritto di assentarsi dal servizio per partecipare alle riunioni degli organi di cui fanno parte per la loro effettiva durata. Il diritto di assentarsi di cui al presente comma comprende il tempo per raggiungere il luogo della riunione e rientrare al posto di lavoro. Le disposizioni di cui al presente comma si applicano altresi’ nei confronti dei militari di leva o di coloro che sono richiamati o che svolgono il servizio sostitutivo.

    4. I componenti degli organi esecutivi dei comuni, delle province, delle citta’ metropolitane, delle unioni di comuni, delle comunita’ montane e dei consorzi fra enti locali, e i presidenti dei consigli comunali, provinciali e circoscrizionali, nonche’ i presidenti dei gruppi consiliari delle province e dei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, hanno diritto, oltre ai permessi di cui ai precedenti commi, di assentarsi dai rispettivi posti di lavoro per un massimo di 24 ore lavorative al mese, elevate a 48 ore per i sindaci, presidenti delle province, sindaci metropolitani, presidenti delle comunita’ montane, presidenti dei consigli provinciali e dei comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti.

    5. I lavoratori dipendenti di cui al presente articolo hanno diritto ad ulteriori permessi non retribuiti sino ad un massimo di 24 ore lavorative mensili qualora risultino necessari per l’espletamento del mandato.

    6. L’attivita’ ed i tempi di espletamento del mandato per i quali i lavoratori chiedono ed ottengono permessi, retribuiti e non retribuiti, devono essere prontamente e puntualmente documentati mediante attestazione dell’ente.

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  2. Marco Mingrone

    18 giugno 2014 at 14:12

    Invece l’art. 79 del Testo Unico del 2000 che hai pubblicato è proprio l’oggetto della discussione.
    Tutti i Consiglieri, lavoratori dipendenti, hanno diritto di assentarsi dal proprio servizio per presiedere i Consigli Comunali o le Commissioni di cui fanno parte.
    Naturalmente l’ente pubblico (il Comune) risarcisce i giorni persi al datore di lavoro che a sua volta paga l’intero stipendio al suo dipendente.
    Ergo, il dipendente Consigliere percepisce integralmente il suo regolare stipendio oltre ad aggiungere i gettoni di presenza del Consiglio e delle Commissioni.
    Ecco il dono d’ubiquità. Nella stessa ora di uno stesso giorno un dipendente consigliere mentre presiede ad un Consiglio Comunale (quindi pagato!) riesce ad essere pagato anche per il suo lavoro che non svolge…

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