Per non dimenticare Enzo Tortora – Altro che giustizialisti!


Il 17 giugno di 31 anni fa (1983) veniva arrestato dalla Procura di Napoli con l’accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico il presentatore Enzo Tortora. Con grande show di tv e giornali Tortora si vedeva prelevato alle 4 del mattino all’Hotel Plaza di Roma.

L’inchiesta a suo carico, rivelatasi una bufala senza una controprova o un pedinamento, e costruita solo su testimonianze di testi inattendibili, costò il carcere e anni di sofferenze ad una persona per bene e alla sua famiglia. Ammalatosi gravemente Tortora morì nel 1988 non prima di essere assolto dalla Corte d’appello di Napoli il 15 settembre 1986.

Il caso Tortora porterà nel 1987 al referendum sulla responsabilità civile dei magistrati: nella consultazione voterà il 65% degli aventi diritto, l’80% dei quali per l’estensione della responsabilità civile anche ai giudici. Il referendum è stato poi di fatto abrogato e difficilmente il cittadino può rivalersi in sede civile nei confronti di un magistrato.

Di questi tempi si è sentito dire ogni giorno da Grillo, Travaglio e i grillini che gli italiani hanno votato un referendum per abolire il finanziamento ai partiti ma i politici hanno violato quel referendum (fatto vero). Bene! Gli stessi sembrano dimenticare altri referendum violati come quello sulla responsabilità civile dei magistrati o forse solo lo dimenticano (sic!). Dove sono i nostri paladini della giustizia in questo caso? Perché difendendo i privilegi da casta dei magistrati?

«E’ importante che la gente sappia, che la gente capisca», disse ai suoi avvocati, pochi giorni prima di morire, Enzo Tortora invitandoli a chiedere i danni per raccontare il suo calvario. L’odissea di un personaggio famoso poteva rivelare la verità su migliaia di persone che vivono le stesse ingiustizie ma che nessuno conoscerà mai.

«Non appena Enzo Tortora morì, come avvocati fummo accusati di calunnia dai magistrati, poi prosciolti. Ma intanto la causa verso i magistrati fu sospesa, fino a quando la Corte Costituzionale dichiarò incostituzionale la legge che avevamo utilizzato per muovere la stessa azione di responsabilità», dissero i difensori di Tortora

I due sostituti procuratori che ottennero in primo grado la condanna di Tortora a 10 anni si chiamano Lucio Di Pietro e Felice Di Persia. Il giudice Giorgio Fontana.

Contraccolpi professionali? Il giudice Fontana infastidito da un’inchiesta del Csm sul suo operato si dimise sdegnato e ora fa l’avvocato. I due procuratori faranno carriera: il primo è diventato procuratore generale di Salerno, dopo aver sostituito Pier Luigi Vigna addirittura come procuratore nazionale antimafia. Di Persia, oggi in pensione, era fino a poco tempo fa membro del Csm, l’organo di autocontrollo dei giudici.

2commenti
  1. Francesco traldi

    18 giugno 2014 at 05:13

    Avete ragione pienamente!
    Ma gli stessi avvocati hanno paura di mettersi contro i Giudici !
    Il di Pietro di Tortora è lo stesso che guida il partito ?
    Attacchiamo via internet i sabotatori dell’ITALIA !

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    • Antonio Amorosi

      Antonio Amorosi

      14 agosto 2014 at 14:15

      In Italia, quello che dice, è verissimo in molti casi. Dove ci sono caste è sempre difficile essere liberi e non subirne l’influenza. Il Di Pietro di Tortora è altri rispetto alla persona si riferisce lei. C’è solo un omonimia. (Ndr, scusi il ritardo per la risposta ma ho avuto un blocco nel sistema di gestione per l’accesso a questo file caricato – grazie del contributo)

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