Lidl costretta alla retromarcia dalle proteste. Aveva tolto le croci cristiane per ingraziarsi gli islamici


Non era una follia del politicamente corretto, lo conferma a La Verità la stessa Lidl Italia che ha ammesso l’«errore» del gruppo. Lidl aveva manipolato sui suoi prodotti le foto raffiguranti la chiesa ortodossa di Anastasis a Santorini, in Grecia, cancellandone la croce cristiana sulla cupola e le croci sulle cupole circostanti…

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Non era una follia del politicamente corretto, ma il frutto di una strategia commerciale che dopo le proteste dei cittadini europei ha fatto radicalmente cambiare rotta alla Lidl, tra i principale leader europeo della vendita al dettaglio.

Lo conferma alla Verità la stessa Lidl Italia che ha ammesso l’«errore» del gruppo.

Lidl aveva manipolato sui suoi prodotti le foto raffiguranti la chiesa ortodossa di Anastasis a Santorini, in Grecia, cancellandone la croce cristiana sulla cupola e le croci sulle cupole circostanti. Parliamo di quelle caratteristiche chiese con le volte azzurre, conosciute in tutto il mondo e con le quali solitamente si raffigura la Grecia. Le foto rappresentavano il luogo di provenienza della moussaka, il tipico piatto greco balcanico (una sorta di parmigiana con carne d’agnello, melanzane e formaggio di pecora) dei surgelati a marca Eridanous, venduta nei supermercati Lidl in tutta Europa. Sulla confezione tutto il resto rimaneva intatto, le case bianche, le scogliere, il mare azzurrissimo, la luce spettacolare, solo le croci sparivano con un colpo di photoshop. E così le cupole potevano apparire come particolari abitativi di luoghi anonimi perdendo la loro collocazioni storico culturale.

 

Ma la strategia solleva le proteste dei consumatori dopo che un cliente segnala la manipolazione in stile sovietico a radio RTL del Lussemburgo. Critiche si alzano anche in Svizzera, Belgio e Gran Bretagna finendo sui quotidiani britannici, The TimesThe Guardian e The Telegraph, con affermazioni tipo quella della chef Daisy Matthews: «Perché state cancellando la realtà da una foto? Se ci fossero prodotti provenienti da paesi indù, sikh, ebrei o musulmani con i loro simboli descritti lì non avrei problemi a comprarli. Come cristiana mi sento davvero ferita, discriminata, sconvolta e dispiaciuta. Se è il caso non farò più acquisti ai vostri negozi».

 

La foto delle chiese ortodosse senza crocefissi vengono avvistata anche in Irlanda, Olanda e Italia, sollevando la preoccupazione dell’arcivescovo di Praga, il cardinale Dominik Duka. L’alto prelato scrive una lettera aperta a Efthymios Efthymiades, ambasciatore greco della Repubblica ceca, definendo la vicenda «senza precedenti e immorale», chiedendo di «resistere alle falsificazioni» e condannando la decisione del retailer tedesco. Il cardinale si dice anche preoccupato perché dopo le foto si potrebbero rimuovere le croci vere e proprie. Infatti se per vendere un prodotto storia, cultura e religione si possono manipolare si può fare altrettanto per attirare turisti in Grecia.

 

Contattata nei giorni scorsi dai media belgi Lidl aveva replicato così: «Restiamo neutrali in materia di politica e religione. Evitiamo l’uso di simboli religiosi, perché noi non vogliamo escludere qualsiasi credo religioso. Siamo una società che rispetta la diversità e questo è ciò che spiega il design di questo packaging».

Lidl, che è uno dei più importanti gruppi europei della Grande distribuzione, è controllata dalla tedesca Holding Schwarz, della famiglia omonima. E tutte le scelte dell’azienda, non sindacabili dalle succursali nazionali, sono fatte dall’ufficio acquisti in Germania. «Ufficio acquisti che è più blindato del Pentagono», racconta un ex dirigente che vuole restare anonimo.

In serata contattata dalla Verità Lidl Italia annuncia a sorpresa il cambio di rotta del gruppo, quindi in tutti i suoi store europei: «Non era assolutamente nostra intenzione urtare la sensibilità di nessuno con l’ultimo aggiornamento della grafica della nostra linea Eridanous, pertanto ci teniamo a scusarci e a precisare che modificheremo il packaging quanto prima. Non è mai stata nostra volontà esprimere un’opinione ideologica o politica attraverso i nostri prodotti». Aggiungendo: «Gli articoli Eridanous sono distribuiti in tutti i nostri punti vendita in Europa da oltre dieci anni ed in questo arco temporale sono stati elaborati a livello internazionale diversi restyling del packaging. Nell’ultima riedizione grafica è stato commesso un errore e stiamo gestendo la questione come priorità». Quando chiediamo se verrà ripristinata la foto vera, delle chiese con le croci, o verrà utilizzata un nuova foto, ci rispondono che non hanno ancora informazioni in proposito.

 

Tuttavia questa è comunque un’ottima notizia per i consumatori europei, manifestatisi come massa di pressione su un colosso della grande distribuzione. Perché la strategia di Lidl non sembrava affatto generica ma indirizzata principalmente ad un tipo di consumatore in particolare, quello musulmano, in vertiginosa crescita in tutta Europa. Diventati quasi 2 milioni solo in Italia e 35 milioni nel continente, sono, visti anche i tassi migratori in essere, i consumatori più in rapida ascesa con tanti prodotti food a loro dedicati dal mercato. Ma il consumatore musulmano è particolarmente intollerante in materia di iconografia religiosa raffigurata sui prodotti commerciali. Argomento sollevato in vari studi. Il consumatore musulmano deve essere approcciato secondo precisi principi etico-religiosi. I prodotti devono essere infatti «consentiti», cioè in arabo Halal. Il musulmano, soprattutto se osservante, cerca sempre il prodotto certificato Halal, conforme ai principi islamici di produzione e stoccaggi. Figuriamoci quale può essere la sua reazione trovando un prodotto con croci cristiane in foto.

Secondo il think thank americano Pew Research Center, nei prossimi 20 anni la percentuale di consumatori musulmani crescerà in Europa di almeno un terzo.

 

 

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