La banda dei ghanesi che terrorizza i villeggianti nell’indifferenza generale


di Antonio Amorosi a pag. 4 de La Verità del 2 settembre 2017

Escono dalla boscaglia, colpiscono e rientrano quasi fossero vietcong. Sono una trentina, migranti, per lo più giovani ghanesi che si riversano in spiaggia con incursioni giornaliere.

In mare l’acqua è cristallina e vira dall’azzurro cobalto al verde smeraldo, con sabbia finissima e distese di piccole dune che si alternano alla boscaglia mediterranea. Non siamo alle Maldive ma a Baia Verde di Gallipoli, provincia di Lecce, una spiaggia dalla bellezza vertiginosa in quella lingua di terra che Carmelo Bene chiamava Sud del Sud dei santi. Spiagge fatte per i giovani ma anche attrezzatissime di lidi per famiglie con bambini ed anziani, dove non mancano i salotti privè per il relax assoluto, le vasche jacuzzi e i baby campus per i più piccoli.

Ma per i 30 improvvisati guerriglieri migranti questi bagnanti sono diventati un’ottima preda. E non cambia il loro sistema d’assalto che la spiaggia sia libera o privata: rubano borse, cellulari, tutto ciò che trovano di valore. Ne prendono più che possono mentre i bagnanti sono distratti o in acqua. Poi scappano e travolgono qualsiasi ostacolo, compresi anziani e bambini, per raggiungere il prima possibile la macchia mediterranea. Ma bloccano anche le turiste in bicicletta per rapinarle o spacciano stupefacenti. Ogni tanto qualche ragazza scompare nella boscaglia per ricomparire poco dopo mezza svestita. La prostituzione in cambio di qualche dose offerta dai ghanesi è all’ordine del giorno. In zona ne sono diventati distributori principali.

 

Chi è stato rapinato non insegue più i migranti nella fitta macchia. Perché chi ci ha provato ha trovato ad aspettarlo coltelli e spranghe. I ghanesi sono organizzati, sanno il fatto loro. E la boscaglia di Baia Verde ormai è terra di nessuno con un confine invalicabile diventato off limites per gli italiani: una rete divelta all’altezza di quello che qui chiamano Lido Zeus. Oltre c‘è una sorta di tendopoli, un tappeto esteso di spazzatura e bottiglie di plastica schiacciate, segno che l’accampamento non è nato da poco. I vestiti dei migranti della macchia sono appesi agli alberi, stesi per asciugarsi e si possono notare i falò improvvisati per cuocere del cibo. I ragazzotti sono intenti a rifocillarsi, a fumare qualcosa o a trafficare con la refurtiva. Un altro mondo rispetto a quello a pochi metri in spiaggia. Ma ogni giorno questi due mondi si incontrano e la storia si ripete.

Agli angoli delle strade che portano in spiaggia si sono appena allineate un gruppo di bancarelle, sempre di migranti. Vendono occhiali, bigiotteria, foulard, salvagenti. Forse non sono gli stessi che si rifugiano nella boscaglia ma tra i bagnanti la paura nei loro confronti si è diffusa. La sera le bancarelle si trasformeranno in piccoli accrocchi per la vendite di alcolici a basso costo, in strada e nei pressi dei locali notturni. Anche se il quadro sembra chiaro è difficile trovare qualche titolare dei lidi che parli. Il presidente del Cna locale Giuseppe Mancarella racconta a La Verità come «la stagione balneare sia andata in modo sbagliato e che i proprietari degli stabilimenti non sanno che fare, sono soli, hanno minacciato di chiudere. E ormai è ogni giorno peggio». Secondo quanto raccolto dal Cna infatti sono decine e decine le denunce depositate a carabinieri e polizia, da parte di imprenditori ma soprattutto di chi ha subito i furti. Gli agenti intervengono ma nessuno sembra voler mettere mano alla tendopoli. Mancarella ha chiesto l’intervento del prefetto Claudio Palomba: «E’ impensabile che gli imprenditori e i cittadini si difendano da soli perché ad intervenire devono essere le forze dell’ordine che più volte sono state sollecitate». Così, in attesa di tavoli per l’ordine pubblico per decidere il da farsi, tra politici locali e regionali, la storia riparte ogni giorno.

In attesa di non si sa cosa. Forse solo che la stagione finisca o che la tendopoli si espanda o di un caso più clamoroso come quello di Rimini (lo stupro di qualche settimana fa, ndr). Perché proprio nessuno sembra disposto ad inoltrarsi nella boscaglia.

 

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