AGRIPOLIS: LA STORIA INFINITA


Leggendo dei drammatici fatti di cronaca nazionale riguardanti le politiche dei rifiuti di varie zone d’Italia ci è torna alla memoria una storia locale. Ricostruiamo allora attraverso la Stampa il percorso della Agripolis un società di compostaggio rifiuti costituita nell’83 tra Comune e Provincia di Bologna e comuni del circondario a cui parteciparono anche società delle Lega Cooperative.

L’inchiesta della magistratura bolognese su Agripolis riguardava il ruolo e l’attività di una società a capitale misto, creata dal Comune di Bologna e da altri nove comuni del circondario, nonché da alcune società private. Diverse le responsabilità contestate agli amministratori comunali che all’epoca dei fatti votarono in vari consiglio comunale la creazione della società, a partire dalle strategie aziendali, ritenute “inadeguate e incomplete” nell’ipotesi accusatoria, fino alla decisione di ripianare il profondo deficit di bilancio della società al fine di scongiurare un possibile fallimento

Si trattò per la verità di un “embrionale” tentativo di inchiesta giudiziaria tra i tentacoli di difesa delle burocrazie amministrativa e di partito, conclusasi, come sempre le inchieste locali che riguardano la politica, con risvolti giudiziari e risultati a dire poco grotteschi.

Ora è difficile comprendere veramente cosa sia l’interesse pubblico, la legalità e il rispetto della legge in un meccanismo così singolare.

La ricordiamo, quella storia processuale, anche attraverso la Stampa dell’epoca per mostrare il quadro in cui ci siamo mossi e in cui ci muoviamo, tra Procure che mostrano prove e conclusioni e valutazioni contrastanti di cosa sia il pubblico interesse.

Repubblica — 05 luglio 1997

BOLOGNA Cinquantaquattro richieste di rinvio a giudizio per amministratori del Pci-Pds e dell’ ex Psi al termine di un’ inchiesta su Agripolis, società pubblico-privata di stoccaggio dei rifiuti di Ozzano Emilia. Ripianata più volte per impedirne il fallimento, secondo l’ accusa Agripolis fu una macchina mangiasoldi, mantenuta in vita nonostante l’ antieconomicità pur di salvare l’ immagine politica delle amministrazioni locali e impedire le conseguenze negative del fallimento. Abuso di ufficio l’ accusa per tutti, ma per alcuni – amministratori della società – anche quella di peculato, mentre qualcuno ha occultato atti o commesso falso ideologico. Nell’ elenco, i nomi di spicco di uomini politici ex amministratori sono quelli di Mauro Zani, della direzione nazionale del Pds e parlamentare, all’ epoca dei fatti vicepresidente e poi presidente della Provincia di Bologna; di Renzo Imbeni, ex sindaco e ora vicepresidente del Parlamento europeo, e di Alessandro Ramazza, segretario della Federazione bolognese del Pds. La Procura ha chiesto invece l’ archiviazione per l’ attuale sindaco di Bologna Walter Vitali e per altri venti amministratori pubblici. Secondo il procuratore capo Ennio Fortuna “pur essendo rispettabile la versione data dagli imputati, secondo la quale hanno agito nell’ interesse generale, crediamo sia necessario sottoporre ad un giudice la questione se invece non abbiano agito per favorire la propria posizione politica personale”. La vicenda copre un arco di tempo ultradecennale. Fondata nel 1982, Agripolis sopravvive dopo una ristrutturazione ed è stata contrassegnata da vicissitudini finanziarie e societarie che hanno visto coinvolti amministratori della Provincia, del Comune di Bologna e di una serie di altri comuni dell’ hinterland. Secondo l’ accusa, i piani di salvataggio sono costati oltre otto miliardi ma solo per salvare la faccia, secondo la difesa quel denaro servì per tutelare un bene pubblico. La scelta di salvare Agripolis, che doveva essere la risposta all’ emergenza rifiuti, si ritorce oggi contro un’ intera classe dirigente della sinistra. Secondo l’ accusa, condotta dal pm Antonio Gustapane, che dovrà essere vagliata dal gip, pur di salvare a tutti i costi questa società, la cui parte privata era composta da cooperative della Lega, si è giunti a occultare atti che potevano disporre i soci di Agripolis a non accettare altri interventi finanziari o ‘dare loro false informazioni sulle potenzialità dell’ iniziativa’ . Comportamenti tutti politici o con risvolti penali?

L’Unità anno 2002

Ci sono voluti esattamente 19 anni per chiudere, in modo definitivo, una vicenda che aveva portato sul banco degli imputati un numero altissimo di amministratori pubblici in gran parte dell’allora Pci. La Corte di Cassazione (sesta sezione penale) ha infatti confermato il proscioglimento di tutti gli amministratori comunali e provinciali (diverse decine, all’inizio dell’inchiesta erano oltre 150) coinvolti nel processo conosciuto come Agripolis, la società di compostaggio rifiuti costituita nell’83 tra Comune e Provincia di Bologna e comuni del circondario a cui hanno partecipato società delle Lega Cooperative. Lo rendono noto gli avvocati difensori Vittorio Casali, Giuseppe Giampaolo, Franco Oliva e Paolo Trombetti (ndr. l’attuale dell’ex Sindaco Delbono), i quali ricordano che gli amministratori vennero coinvolti «senza valide ragioni giuridiche in un’ipotesi di abuso continuato d’atti d’ufficio che si dimostrò sin dall’inizio almeno fantastica». «Il Pm dott. Gustapane – ricordano i legali – arrivò ad ipotizzare una serie di inesistenti abusi perpetrati nell’arco di 15 anni da persone diverse tutte legate da un unico disegno criminoso, tramandato da padre in figlio politico. Il mega processo non arrivò mai neppure a dibattimento perchè l’attenzione e l’imparzialità dei giudici operò la stroncatura dell’ipotesi accusatoria fin dalla fase iniziale (Gip dottoressa Nart). Quella sentenza fu confermata dalla Corte d’Appello presieduta dal dottor Volpe, ed infine dalla Corte Suprema. Una nota di colore: anche il Procuratore Generale della Cassazione aveva concluso con la conferma di tutti i proscioglimenti! Del resto ancora prima la Corte dei Conti aveva definitivamente affermato la totale insussitenza di danni per le pubbliche amministrazioni e il comportamento doveroso degli amministratori».

Repubblica degli stessi anni

Agripolis, il sindaco di Bologna ai giudici: nessun illecito, il salvataggio fu un bene BOLOGNA – Il sindaco di Bologna Walter Vitali e’ stato interrogato ieri per due ore dal Pm Antonello Gustapane, che gli aveva notificato l’invito a comparire, con altri 30 amministratori pubblici, ipotizzando l’abuso d’ufficio nell’inchiesta sul salvataggio di Agripolis, societa’ pubblica per il compostaggio dei rifiuti nata nell’82. Ieri erano stati sentiti l’ex sindaco Renzo Imbeni, attuale vicepresidente del Parlamento europeo, e l’ex presidente della Provincia Mauro Zani, del comitato politico del Pds. Quello di Vitali e’ stato l’ultimo interrogatorio di personaggi noti, ma l’inchiesta, che sembrava prossima alla chiusura, avra’ una coda. Le risposte date negli interrogatori devono infatti essere valutate dal Pm. “E’ andata molto bene – ha detto Vitali all’uscita -, ho chiarito le cose che mi vengono addebitate. Sono indagato per abuso d’ufficio in relazione a due delibere del consiglio comunale del ’94 e del ’95 e anche di una delibera del luglio ’87: in quella data risulto presente come assessore agli affari istituzionali ma non votante. Ho risposto che se c’ero, avro’ anche votato. Si decideva l’intervento finanziario a ripiano di Agripolis per 115 milioni. Tutti quei comportamenti – ha detto Vitali – miravano al salvataggio di Agripolis non per come funzionava allora, male, ma per il sito, il contenitore e le potenzialita’. Tutte le delibere furono in quel senso: ora siamo nella fase di ristrutturazione e i risultati si cominciano a vedere”. Vitali ha spiegato che adesso “siamo in grado di rispettare gli obiettivi del decreto Ronchi. Qualora non si fosse proceduto al salvataggio di Agripolis, oggi Bologna dovrebbe cercare affannosamente un altro impianto ove smaltire”.

La vicenda ebbe quindi conclusione con le ultime assoluzioni disposte dalla prima sezione penale del Tribunale di Bologna – composta da Maurizio Millo (presidente), Maurizio Passarini e Chiara Danielli. L’europarlamentare dei Ds, Mauro Zani , all’epoca dei fatti presidente della Provincia di Bologna – l’ex sindaco di Bazzano, Andrea Lolli – all’epoca assessore provinciale all’ambiente – e Franco Drusiani – presidente del consiglio di amministrazione di Agripolis uscirono di scena perchè i reati loro contestati dal pm Antonello Gustapane erano caduti in prescrizione.
I tre erano accusati di soppressione, distruzione e occultamento di atti e falsità ideologica in concorso, aggravata e continuata. Lolli anche di omessa esecuzione di denunce, comunicazioni o depositi in base all’articolo 2630 del codice civile. Reato contestato anche ai componenti di amministrazione di Agripolis, Luciano Menestrina, Ennio Canova, Aurelio Gnuffi, Bruno Webber, Tiziano Tassoni, Sonia Parisi, Aurelio Donati, lo stesso Andrea Lolli, Mario Chiarini e Primo Piccioli. Pure questi ultimi sono stati assolti per la sopraggiunta depenalizzazione prevista dal decreto legislativo 61/2002

Niente di fatto quindi. Tutti assolti. Ma la storia va ricordata per rammentare cosa e chi siamo e come questo si intrecci con la difesa dell’interesse pubblico.

Ma veniamo all’oggi. La storia ha infatti un seguito interessante dopo la definitiva chiusura dell’aspetto penale.

Chi pago’ e ancora sta pagando le spese legali a quegli Amministratori pubblici coinvolti nel processo Agripolis ?

Il periodico Vivere a San Lazzaro (ed.nr.5) pubblica alcuni risvolti sulla vicenda AGRIPOLIS meritevoli di sottolineatura .
Riepiloghiamo : Due ex Amministratori del Comune di San Lazzaro furono coinvolti in procedimenti penali in qualità di componenti del Consiglio di Amministrazione di Agripolis , La Procura Regionale della Corte dei Conti valuta adesso che le spese legali sostenute dall’Amministrazione per la difesa dei due ex amministratori non fossero sostenute da presupposto di legge non ricorrendo le condizioni richieste per autorizzare i cospicui rimborsi (300 mila euro).
I due ex amministratori coinvolti in procedimenti penali in quanto membri del CDA di Agripolis agirono e furono perseguiti per fatti e atti non direttamente connessi alla rivestita qualità di pubblici amministratori , elemento evidente che esclude, ictu oculi, ogni possibilità di rimborso.
Già assolti dinanzi alla Corte dei Conti in entrambi i gradi di giudizio i due ex amministratori ricevettero dal Giudice di appello l’intimazione alla compensazione delle spese di giudizio di entrambi i gradi. Circostanza ulteriore che esclude ancora la possibilità di rimborsi di spese di Giudizio ma che diede ancora luogo, evidentemente, a ulteriori rimborsi .
La Corte dei Conti muove un durissimo richiamo a Consiglieri, Sindaci, Assessori del Comune di San Lazzaro poiche’, nel tempo, approvando e deliberando le autorizzazioni al pagamento di tali parcelle legali avrebbero cagionato un grave danno erariale agendo con estrema leggerezza e omettendo ogni verifica.

Appare dunque chiaro che tutto il peso di tali procedimenti penali e amministrativi a carico dei due ex amministratori gravasse e gravi tuttora sui cittadini senza alcun presupposto di legge e mediante reiterate e incontrollate deliberazioni sulle quali esponenti di ogni colore politico e livello hanno omesso ogni attività di verifica .
L’articolo disvela un finale col botto:
Sembrerebbe che il Sindaco Macciantelli, coinvolto nelle contestazioni della Corte dei Conti, “avrebbe organizzato lo studio di una linea di difesa affidandosi ad una CONSULENZA dell’Avv.D’Errico” , noto legale bolognese.
Ora, degna del migliore Moliere, sembra delinearsi una scena surreale :

Considerato l’agghiacciante scenario prospettato dalla Corte dei Conti e’ lecito ipotizzare che attualmente vi possa essere il rischio che si paghino con soldi pubblici consulenze , studi di difesa , difese legali di coloro che deliberarono, avallarono e omisero i controlli su quei rimborsi censurati dalla Procura regionale?

E a Monterenzio ?

Ammonta ad ottantottomila euro l’addebito della Corte dei Conti agli amministratori di Monterenzio per colpa grave.
Questi ultimi foraggiarono con fondi comunali i rimborsi legali di due Amministratori coinvolti nel crac AGRIPOLIS .
La Corte dei Conti li ha pertanto rinviati a giudizio per colpa grave al limite del dolo per aver deliberato quei rimborsi non previsti .
Gli indagati della vicenda AGRIPOLIS agirono dunque come Amministratori di Società e non già in adempimento del loro mandato pubblico ovvero in posizione che non contemplava alcun rimborso di tutela legale.
La stessa sorte e’ toccata agli Amministratori di San Lazzaro di Savena , ai due Sindaci Macciantelli e Bacchiocchi che seguirono le orme degli omologhi di Monterenzio .
La differenza al momento è il silenzio assordante sulle posizioni esistenti , anche da parte della Stampa locale . Nulla si sa sui clamorosi sviluppi giudiziari mentre circola la voce di un legale unico che avrebbe assunto la tutela dei politici sanlazzaresi . Legale che rappresenterebbe esponenti di opposti schieramenti politici dinanzi alla Corte dei Conti.
E’ insistente la notizia , non confermata dagli organi di stampa locali , secondo cui le contestazioni da parte della Magistratura contabile sarebbero estese anche alla congruità delle parcelle legali esibite dagli ex Amministratori sanlazzaresi e coperte dalle “magnanime” delibere di piu’ Giunte susseguitesi negli anni : in quell’ambito sarebbero emersi elementi di “novità” sconcertanti …
Il coinvolgimento dell’Amministrazione di San Lazzaro è dunque circolare : membri dell’opposizione e della maggioranza votarono insieme quelle delibere che determinarono illegittimamente lo stanziamento di fondi pubblici utili a coprire le spese legali di ex Amministratori oggetto di inchiesta penale .
L’inchiesta su Agripolis condotta dal PM Gustapane si rivelo’ un “autogol giudiziario” che non riusci a disvelare le contiguità del sistema amministrativo con quello politico.
La Corte dei Conti e’ pero’ di diverso parere sui fatti concernenti almeno sotto il profilo contabile .
Quelle spese non erano dovute, sentenzia la Corte dei Conti ma furono ugualmente deliberate .
Oggi a San lazzaro di Savena è calato il silenzio piu’ innaturale sugli sviluppi di questa gravissima vicenda che appare legare a doppio filo responsabilità di taluni membri di opposizione e maggioranza. Come in una matassa inestricabile . E per nulla edificante .
Questo coinvolgimento garantisce una stagnante cortina di silenzio .
Nessun consigliere intende domandare al Sindaco chi stia pagando la difesa legale per le contestazioni mosse dalla Corte dei Conti!? Nessuno chiede il nome di questo legale!? Nè se abbia ricevuto incarichi pregressi e reiterati dal Comune di San Lazzaro!? Nessuno!

Ma nessuno intende soprattutto comprendere se la cittadinanza in questo caso come in altri stia probabilmente pagando la difesa a chi delibero’ illecitamente? impropriamente? Illegittimamente? (non lo sappiamo) la corresponsione di rimborsi non dovuti agli ex Amministratori coinvolti nell’affaire Agripolis. Resta il dubbio

Sappiamo solo che la storia di questa terra sembra puntellata di processi che vanno quasi sempre in questa direzione. Di figure “improcessabili forse per censo politico “. Di una Giustizia assente e che riesce difficilmente a chiudere i suoi tentativi di far rispettare le leggi nazionali. Di qualcosa che impedisce al cervello di ragionare come nel resto d’Italia.

Ma l’attuale peso economico che quella storia di colletti bianchi sta arrecando alla nostra comunità è un eredità morale ed economica grave e drammatica. Ora anche su questa si tace .

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