STRAGE FAMILIARE: RUBA LA PISTOLA AL POLIGONO DI TIRO E LA SOSTITUISCE CON UN GIOCATTOLO


Assume i connotati della premeditazione la strage familiare di domenica 6 Febbraio a Bologna. Come in un remake di Quentin Tarantino o in film di ultima serie. A Bologna è possibile. Marcello Pistone si è recato a un poligono di tiro di via Agucchi esercitandosi al tiro un’ora prima di uccidere. Al momento di uscire ha restituito una pistola  giocattolo portando con se quella vera sottratta al poligono. L’uomo aveva alle spalle un arresto per stalking e una costellazione importante di reati contro la persona.  Dai primi accertamenti, è quanto risulta aver fatto Marcello Pistone, autore della strage che ieri ha insanguinato la città. Pistone, con in corso procedimenti giudiziari di violenza, frequentava indisturbato almeno uno dei poligoni di Bologna e si addestrava al tiro. Domenica ha sparato alla moglie Ilham Azounid, marocchina di 32 anni, che solo negli ultimi 20 giorni lo aveva denunciato ben 5 volte, e al figlio Rashid di 2 anni colpito barbaramente alla testa. Poi Pistone si è tolto la vita con la stessa pistola. Ma la sua strage sembra una tragedia annunciata.

Non si conosce ancora quale sia stato l’espediente col quale l’uomo abbia convinto la donna a incontrarlo nel garage della loro ex casa ma non sembra trattarsi di un raptus di follia viste le denunce presentate dalla moglie e le lettere piene di odio rinvenute dagli inquirenti nell’appartamento di Pistone. L’uomo molestò la donna davanti al negozio in cui lei lavorava: arrestato, il fermo non fu convalidato. Nella storia giudiziaria dell’uomo un altro episodio analogo: un’inchiesta aperta nel marzo 2008 dopo una denuncia di Ilham per violenza sessuale, calunnia, maltrattamenti in famiglia, accompagnata da due certificati medici, di 5-6 giorni di prognosi. I primi accertamenti sembrano quindi inquietanti. Oltre alle denunce dell’ex moglie, Pistone risulta avesse alle spalle vari guai con la giustizia, per reati contro il patrimonio e la persona, ma i suoi precedenti non sono serviti a farne intuire la pericolosità. Pistone risulta avesse pendenti ben due procedimenti presso la Procura della Repubblica di Bologna ma che ognuno dei due Pm fosse ignaro dell’attività dell’altro. Il primo Pm aveva chiesto l’applicazione delle misure cautelari ma se l’era vista respinta da un Gip. Il secondo Pm aveva fatto invece richiesta di incidente probatorio per un’eventuale fermo di Pistone, ma anche in questo caso non aveva ottenuto l’autorizzazione sempre per l’opposizione di un Gip, un altro però. La trentaduenne marocchina negli ultimi tempi viveva con il figlio in una struttura protetta, mentre l’uomo abitava in un residence in zona Emilia Levante.

Forse servivano più controlli per scongiurare una tragedia annunciata!? Forse si!

Che la macchina della giustizia non sia riuscita a comprendere le mosse dell’uomo sembra però accertato. La tragedia assume poi dei connotati grotteschi se pensiamo alla facilità con la quale l’uomo si è procurato l’arma.

In poco tempo questa tragedia, che colpisce un altro bambino e una famiglia indifesa, segue a quella già importante accaduta al piccolo Devid, morto di freddo in Piazza Maggiore a Gennaio. Sembra che non siano proprio servite a nulla le parole angosciate del cardinale Carlo Cafarra che nell’ultima omelia, in seguito al morte del piccolo di soli 23 giorni di vita aveva detto: “Nella nostra città a nessuno sia impedito di nascere, nessun povero, anziano o ammalato trovi difficile vivere”. Ma è successo di nuovo. Anche qui, per una famiglia, come nel caso del povero David, che forse poteva essere realmente salvata.

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