ATTACCO ALLA RETE: DALL’ADDIO A MEGAVIDEO A TUTTI GLI ALTRI


Il 6 luglio entrerà in vigore il nuovo regolamento sui contenuti pubblicati online che violano il diritto d’autore. A meno di improvvise retromarce questo è quanto previsto  dall’autorità garante sulle comunicazioni (AGCOM) che vorrebbe istituire una procedura veloce e solo amministrativa per la rimozione di contenuti online che violano il diritto d’autore.

In sintesi, secondo la delibera Agcom se il titolare dei diritti di un contenuto audiovisivo dovesse riscontrare una violazione di copyright su un qualunque sito (senza distinzione tra portali, banche dati, siti privati, blog, a scopo di lucro o meno) può chiederne la rimozione al gestore. Se la richiesta apparisse fondata, avrebbe 48 ore di tempo dalla ricezione per adempiere. Cinque giorni per il contraddittorio. Si prevede un caos di contraddittori fuori dal comune.

L’Autorità arriverebbe a sanzioni pecuniarie molto ingenti a chi non eseguisse gli ordini di rimozione o anche ordinare agli Internet Service Provider di filtrare alcuni siti rendendoli irraggiungibili dall’Italia. Il tutto senza alcun coinvolgimento del sistema giudiziario.

La situazione è controversa e il tema complicato da richiedere ai legislatori una visione di prospettiva. Chi vince oggi sul mercato dei contenuti è chi produce innovazione. Sanzionare la sete di conoscenza è sempre un rischio. Colpire semplicemente le violazioni di copyright difendendo i grandi colossi impoverirebbe solo gli utenti italiani senza risolvere il problema che si sposterebbe nella forma.

La rimozione verrebbe avviata sulla base di semplici segnalazioni dei detentori dei diritti, senza passare per il sistema giudiziario. Migliaia di siti potrebbero sparire da Internet, senza che ne’ gli utenti ne’ i proprietari dei siti ne sappiano nulla, visto che saranno notificati solo gli Ip.

Sarebbe un provvedimento che poggia su basi giuridiche estremamente dubbie e senza precedenti in altri paesi sviluppati, che apre la strada a una potenziale censura su Internet generalizzata perché senza il vaglio del sistema giudiziario oltre ad un inevitabili strascico di infiniti contenzioni.

I primi a farne le spese sarebbero senza dubbio portali come Megavideo e altri depositi simili senza però risolvere il problema. Il mercato di questi materiali tornerebbe ad essere fruibile attraverso altri canali (peer to peer, siti esteri non tracciabili, ecc…) oltretutto meno trasparenti.  Ma l’effetto controproducente cadrebbe anche su milioni di siti produttori di contenuti che potrebbero essere accusati da grandi strutture editoriali e con grossi mezzi di utilizzare materiale coperto da copyright. Il tutto colpendo i piccoli produttori che non traggono vantaggio economico dall’uso di materiali coperto da diritti e immiserendo la “produzione di contenuti in rete del Paese”.

Gli utenti di tutto il mondo si stanno mobilitando, in modo diverso, per convincere i fautori del provvedimento a soluzioni differenti, difendendo il legittimo diritto degli autori di opere ma anche la libera circolazione dei materiali per chi dalla fruizione non ne produce un lucro.

Le soluzioni alternative praticabili potrebbero essere molteplici: dagli accordi tra i Provider e i produttori di contenuti alla fruibilità gratuita di materiale di bassa qualità, una legislazione più moderna del copyright, alla insindacabilità della rete ritenuta neutrale, ecc…

Un po’ di lungimiranza e visione prospettica potrebbe non far male a chi legifera in materia perché anche in questo caso si corre realmente il rischio di essere tagliati fuori dal mondo: un mondo globalizzato che ci trasforma in prede per la nostra impreparazione e provincialismo.

L’allarme è stato lanciato anche da un gruppo di associazioni (Adiconsum, Agorà Digitale, Altroconsumo, Assonet-Confesercenti, Assoprovider-Confcommercio, Studio Legale Sarzana) che prevedono, visto che AGCOM non ha grandi mezzi per verifiche, un clima da Far West di decisioni sommarie a danno degli utenti. Le denunce sommarie saranno poi l’arma per mettere a tacere i contenuti scomodi.

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