Come è nata la prima grande divisione nel Cinque stelle tra Grillo e Casaleggio


E’ iniziato tutto poche settimane fa. Quando Gianroberto Casaleggio ha dichiarato in un’intervista a Gianluigi Nuzzi che se il Movimento avesse appoggiato il Pd lui sarebbe uscito dai 5 stelle. Una risposta lapidaria, in piena coerenza con la compagine grillina: nel caso ci fosse stata una crisi di governo la reazione dell’M5s sarebbe stata secca. E l’evento poteva prendere forma anche in virtù del sicuro niet a nuove elezioni del presidente Napolitano con l’ipotesi di nuove maggioranze da estrarre dal Parlamento eletto. Ora però la condanna di Silvio Berlusconi ha messo in fibrillazione il quadro. Chi lavora con Grillo e Casaleggio sostiene che già dopo l’intervista a Nuzzi qualcosa di grosso si fosse consumato al vertice del Movimento. Immediate si erano sviluppate riunioni tra i due e il gruppo ristretto della Casaleggio Associati con i parlamentari in trepidante attesa. Le analisi, le discussioni e le ipotesi per scenari più o meno variabili sono pian piano sfumate nello slogan “mai con il Pdl, mai con il Pdmenoelle (Pd, ndr)” rimarcato anche ieri pomeriggio dal sito del comico genovese, in seguito a un retroscena pubblicato dal quotidiano la Repubblica. Ma a emergere sembra esserci stato qualcosa di più di una semplice divergenza tra i due leader: una differente visione della fase.

Nella realtà Grillo ha fiutato le difficoltà della sua creatura: senza una strategia, con poca capacità di dare concretezza ai programmi politici, completamente tagliata fuori dal dibattito pubblico. E così ha fatto sapere da settimane, ad amici e a chi gli è più vicino, che alla prossima occasione sarà più “astuto anche per il bene dell’Italia”. Non rifiutando un’offerta del Pd nel caso avesse i crismi di una proposta di riforme. L’ipotesi su cui ha fantasticato è una variante all’attuale governo Letta, che perdendo gli esponenti Pdl, sarebbe in grado di ricevere un momentaneo appoggio esterno del Movimento e dare vita a provvedimenti a “5 stelle” in grado, almeno sul breve, di far ripartire l’Italia e rendere protagonista il Movimento. Casaleggio, al corrente degli accadimenti, e anche dopo i retroscena apparsi in questi giorni ha rassicurato i suoi parlamentari più “fedeli” ripetendo che non ci sono cambi di strategia in vista. Poi ha fatto pubblicare sul sito di Grillo un nuovo intervento, negativo a ogni ipotesi di accordo con il Pd. Ma nei fatti, tra i due, sono le ipotesi di strategia possibili, a essere cambiate. Casaleggio: “A me non interessano i politici, interessa l’opinione pubblica”, aveva rimarcato nell’intervista a Nuzzi spiegando che “ci sarà uno choc economico nei prossimi mesi, problemi sociali e rivolte”.

Quindi i politici tradizionali non servono più, non c’è più bisogno di questo corpo intermedio per l’esercizio della democrazia. I parlamentari, come i 5 Stelle di oggi, sono solo dei portavoce delle istanze dei cittadini. L’attività politica si concretizza nella democrazia diretta e digitale. In contrasto dunque con le stesse intenzioni mostrate da Grillo che sente arrivare la richiesta di risultati tangibili di molti elettori del Movimento. Per Grillo, in questo momento il pericolo appare evidente: senza concretezza la forza elettorale dell’M5s potrebbe sgonfiarsi. Per Casaleggio l’identità del Movimento è fatta di una visione culturale che vende una concezione del mondo, un modo di sentirsi e di consumare, a zero compromessi e mediazioni. Per questo, e per raccogliere il consenso sull’onda della protesta anticasta, bisogna continuare sulla strada del muro contro muro e non rischiare di perdere consumatori/elettori. Ma le alleanze servono per far passare le proposte di legge del Movimento nelle commissioni e in Parlamento. Pena, l’inutilità dell’azione politica. Grillo non sembra convinto della vecchia strategia e con lui una schiera di parlamentari. Tanto da far pensare che la situazione stia solo covando sotto la cenere e non si sia risolta. Quando gli eventi esterni faranno definitivamente venire i nodi al pettine il Movimento potrebbe avere divisioni non rimediabili.

 

pubblicato su Il Foglio nazionale

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