Le coop fecero «cartello». Durissima sentenza del Consiglio di Stato. Persi i requisiti morali


di Antonio Amorosi del 23 febbraio 2017 a pagina 1 e 2 de La Verità

È ufficiale. Le coop hanno manipolato il mercato dei servizi Consip. Il Consiglio di Stato ha confermato in via definitiva la condanna per la Cooperativa nazionale servizi di Bologna (Cns) e «respinge sia l’appello principale sia l’ appello incidentale» con i quali la cooperativa si era opposta alla sanzione dell’Antitrust e del Tar del Lazio: il «cartello» tra cooperative c’ è stato e va sanzionato.

Un atto pesante e gravido di conseguenze. Nel nostro ordinamento alle gare pubbliche possono partecipare solo soggetti in possesso di determinati requisiti «morali», che offrano cioè oltre alle capacità tecniche per eseguire i lavori anche sufficienti garanzie di serietà e affidabilità. E dopo questa condanna Cns e compagni sembrano averle perse.

Ora dovrebbe intervenire l’ Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone, visti i superpoteri assegnatigli dal governo Renzi, al fine di dettare i criteri, cioè capire cosa fare, per gli appalti già vinti dalle coop e per le gare a cui queste pensano di partecipare. «Cns, società cooperativa senza fine di lucro», scrive il Consiglio, «conta 209 associate… e nel 2014 un fatturato pari a 744.315.174 euro».

Cns è una potenza economica, ascesa alle cronache anche per la presenza, in passato, nel suo consiglio di vigilanza di Salvatore Buzzi di Mafia Capitale, ed è ovunque in Italia soprattutto nell’aggiudicazione delle gare Consip, la principale centrale d’ acquisti della Pubblica amministrazione: dall’appalto da 1 miliardo e 188 milioni di euro per le casette provvisorie dei terremotati di Umbria e Marche (1.075 euro al metro quadro quando in zona una villa al grezzo ne costa 840) ai 414 milioni della «Scuole belle», dai servizi di System Management della Pa 2015 per 177 milioni di euro ai 70 milioni per il servizio integrato energia Consip e una miriade di altri.

Ricordate il «cartello» costituito dalle coop nel 2012 per spartirsi l’ appalto delle pulizie delle scuole italiane? E sanzionato dall’Antitrust nel dicembre 2015? Erano le «Scuole belle», rilanciate ad inizio mandato dal governo Renzi. Un appalto Consip, come lo è l’ appalto FM4, da 2,7 miliardi di euro per la gestione e le pulizie di uffici pubblici, per il quale è indagato Tiziano Renzi, padre di Matteo.

L’ appalto del 2012 era da 1,6 miliardi di euro. Per l’ Antitrust, Cns aveva violato la concorrenza costruendo un cartello con Manutencoop (principale socia di Cns), con Roma Multiservizi (sempre del gruppo Manutencoop) e con il colosso Kuadra (in seguito sotto sequestro perché controllata dal clan camorristico Lo Russo, detti «I Capitoni», attivi nelle piazze di spaccio di Secondigliano): le quattro compagini, per l’autority, avevano manipolato e bloccato la gara, concretamente non presentandosi mai in concorrenza sullo stesso lotto e dividendosi l’ Italia con uno schema a scacchiera. L’ Antitrust le sanzionava con 110 milioni di multa.

Ma Cns, capofila dell’attività, si appellava al Tar del Lazio, partecipando ancora con Manutencoop ad altre gare pubbliche, tra cui proprio la FM4 da 2,7 miliardi di euro (in seguito agli inviti di Consip Cns si sarebbe ritirata). Il Tar del Lazio confermava in sostanza la condanna dell’Antitrust (riducendo la somma). Cns ricorreva allora al Consiglio di Stato che, il 20 febbraio scorso, ha messo un punto fermo sulla questione.

La svolta che produce la sentenza è la decadenza dei suddetti requisiti «morali» delle coop in oggetto. La manipolazione del mercato c’ è stata e ora si apre uno scenario imprevisto. L’ atto incide sulle future gare che il Cns e compagni andranno ad impostare nello stesso settore, cioè i servizi. Infatti la sentenza sancisce una violazione della norma 101 del Trattato Fondativo dell’Ue (Tfue) sul tema della concorrenza tra imprese, anche in base alla direttiva Ue numero 24 del 2014.

L’amministrazione pubblica dovrebbe escludere in via cautelativa tali imprese, in base dell’articolo 50 del nuovo codice degli appalti o dell’articolo 38 del vecchio codice, poiché si potrebbe incappare in cause legali di ogni tipo o in contestazioni, da parte della Corte dei Conti, ai pubblici amministratori che hanno fatto correre eventuali pericoli agli enti.

Tanto più se con l’ intervento di Cantone, Cns, Manutencoop, Roma Multiservizi e Kuadra venissero inserite, come dovrebbero, nel casellario informatico che segnala a tutte le stazioni appaltanti italiane la sentenza del Consiglio. In attesa dell’intervento dell’Anticorruzione le pubbliche amministrazioni possono agire in «autotutela», come ha già fatto di recente l’ Azienda Ospedaliera della provincia di Salerno che per una gara di pulizie dell’Azienda stessa ha escluso definitivamente Cns.

Ma sorpresa, c’ è sempre una via di fuga anche se complessa: l’ Italia non ha esteso del tutto alle proprie normative la direttiva Ue numero 24 del 2014. Quindi non vi è un automatismo nell’esclusione dagli appalti pubblici di società sanzionate come Cns. Manutencoop, Roma Multiservizi e Kuadra. Queste, non avendo ricevuto una sanzione di tipo penale, potrebbero utilizzare il cosiddetto «ravvedimento operoso».

Cioè dovrebbero dimostrare, che si tratti di una gara in corso o già vinta, di aver adottato misure organizzative di rimozione di chi ha commesso i fatti incriminati e i comportamenti oggetto delle sanzioni. Ma l’ intreccio tra le società e tutto il sistema di consorzi è tale che l’ operazione al momento non sembra di facile attuazione. Sul tema Manutencoop ha dichiarato che preferisce non intervenire poiché ha presentato a sua volta autonomo ricorso al Consiglio di Stato. È probabile che gli attori facciano ricorso ad altri ambiti giurisprudenziali.

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