di Antonio Amorosi a pag.7 de La Verità del 23 agosto
Ma quali aiuti urgenti ai terremotati. Ma quali italiani senza lavoro. Vengono prima i migranti. In una delle zone d’Italia più in crisi, il governo destina 8,2 milioni di euro annui alla loro gestione e per farli lavorare.
Siamo nelle Marche, provincia di Ascoli Piceno: un anno fa i paesi dell’entroterra sono stati duramente colpiti dal sisma. Molti sono spopolati, si vedono in giro solo anziani. Regime fiscale agevolato per le imprese e ricostruire restano annunci del governo. E dal 2010 ad oggi le Marche hanno perso 40000 occupati, e 24000 lavoratori dipendenti, spiega l’Ires Cgil. Ad Ascoli Piceno il lavoro è una chimera perché è una delle aree italiane più colpite dalla crisi economica, eletta «zona industriale di crisi complessa», i disoccupati sono aumentati del 38,1% (riporta l’Istat). L’Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro ha anche mostrato come la provincia abbia le buste paga più basse del Paese: 925 euro netti mensili. Eppure nessuna soluzione si vede in prospettiva. Presto Ascoli Piceno vedrà tanti migranti per le strade, a pulire le aiuole o a girare in bicicletta per recarsi a fare un tirocinio in una pizzeria o in una sartoria. Paga tutto lo Stato, cioè noi.
La nuova normativa per l’accoglienza stabilisce che la provincia dovrà accogliere circa 719 cittadini stranieri richiedenti asilo. In loco ne sono già stati accolti 580-600. Ma bisogna fare il salto di qualità, dice lo Stato, e integrarli con il secondo livello, i famigerati Sprar (sistema di protezione rifugiati richiedenti asilo) come da accordi con l’Anci (associazione nazionale comuni italiani). Per i richiedenti, due mesi dopo la presentazione della domanda, può essere rilasciato un documento che permette di inserirli nel circuito dei lavori socialmente utili. Lo Stato ha destinato a questa attività, per Ascoli, 8,2 milioni annui (cifra che dovrebbe crescere con l’aumento degli sbarchi), 35 euro al giorno per la gestione di ogni immigrato e la possibilità che questi svolgano un tirocinio presso un privato. L’attività di collocazione verrà gestita da cooperative e associazioni secondo le disposizioni di Prefettura e Comuni. Quindi coop e associazioni incassano, gli immigrati lavorano gratis visto che hanno già vitto e alloggio nel centro di accoglienza e lo Stato paga i datori di lavoro. Attività manuali si intende, perché la stragrande maggioranza dei migranti sono analfabeti, parlano spesso solo un dialetto, ci spiegano gli addetti del ministero. I Comuni che accettano lo Sprar vengono esclusi dalla prima accoglienza.
Il sistema sta convincendo anche quelli dell’area cratere del terremoto come Folignano, forse perché sembra l’unico modo per far arrivare capitali, visto che gli italiani senza lavoro non interessano: i fondi per i lavori socialmente utili sono stati drasticamente ridotti e le pratiche del terremoto avranno i soliti tempi biblici. Hanno già accettato la pratica anche i Comuni di Ripatransone, Grottammare, Monteprandone, San Benedetto del Tronto e sembrano sulla stessa via Montedinove (sempre in zona cratere), Acquaviva Picena e Monsampolo.
Il Comune capoluogo, Ascoli Piceno, si è detto contrario con il sindaco di centro destra Guido Castelli che ha fatto sapere di non condividere il sistema. Ma la Provincia (in mano al Pd) e il Comune già fanno una copiosa politica di accoglienza. Lo Stato spende 6,8 milioni di euro (che dovrebbero essere sottratti agli 8,2 nel caso aprissero gli Sprar). Ma l’introduzione degli Sprar farebbe saltare equilibri e le divisioni di potere consolidati. Gli assetti politici locali sono indirizzati verso i Cas, centri di accoglienza straordinari (e ricordiamo che anche i migranti ospiti possono lavorare se hanno delle competenze linguistiche).
Le principali cooperative e associazioni che gestiscono i circa 600 migranti presenti coprono l’arco politico tradizionale. Ci sono il Gus di Macerata, una Ong vicina al Pd, il coordinatore nazionale Giovanni Lattanzi è nell’esecutivo nazionale dei democratici, e poi la cooperativa sociale Giocamondo, accostata al centro destra di cui è leader proprio il sindaco Castelli (era sales manager di Giocomondo il delfino del sindaco e presidente del consiglio comunale Marco Fioravanti, di Fratelli d’Italia, che asserisce di essersi dimesso prima dell’inizio delle attività di accoglienza). Dopo polemiche all’interno del centro destra Giocamondo ha rinunciato all’accoglienza ma non alcuni soci che sono confluiti nella coop Viva che partecipa ai bandi. Infine, ci sono gli ambienti della Chiesa, la confraternita La Misericordia. E’ proprietaria dell’immobile del Cas Oasi di Carpineto, il centro più grande, l’Istituto seminario vescovile, ente distinto dalla Curia, tiene a precisare il vescovo Giovanni D’Ercole.
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