RESTITUZIONE DEI CONTRIBUTI A CHI NON AVRA’ PENSIONE


Nella palude dei luoghi della politica italiani spunta ogni tanto una proposta intelligente e coraggiosa che mira a difendere chi lavora oggi e non avrà niente domani, è dei Radicali Italiani: una riforma equa del modello pensionistico partendo dalla restituire dai contributi “silenti” a chi non avrà una pensione.

“Lo Stato italiano è un Robin Hood alla rovescia: toglie a chi sta peggio per dare a chi sta meglio.
Gran parte dei contributi previdenziali dovuti alla Gestione separata dell’Inps dai parasubordinati, dai precari o da coloro che esercitano professioni non regolate da ordini professionali, vengono versati a fondo perduto: se non si raggiunge il minimo richiesto dalla legge per maturare la pensione (il che accade sempre più spesso, dati i lunghi periodi di disoccupazione o lavoro nero), quei contributi vengono usati per pagare le pensioni di altri, ma non danno diritto ad averne una propria. E anche quando si matura il minimo di contribuzione richiesto, la pensione ottenuta non supera le poche centinaia di euro dell’assegno sociale.
Intanto la Gestione separata dell’Inps ogni anno incassa 8 miliardi di euro di contributi, ma eroga solo 300 milioni di euro di prestazioni!
Per rimediare a questa situazione drammatica, e in attesa di una riforma complessiva e finalmente equa delle pensioni, chiediamo che sia riconosciuto ai lavoratori il diritto alla restituzione dei contributi “silenti”, ovvero dei contributi previdenziali versati che non abbiano dato luogo alla maturazione di un corrispondente trattamento pensionistico.
A questo fine sosteniamo la proposta di legge presentata dai parlamentari radicali “Delega al governo per l’introduzione di una disciplina in materia di restituzione dei contributi previdenziali che non danno luogo alla maturazione di un corrispondente trattamento pensionistico” (Atto Camera n. 1611) e chiediamo che la stessa venga calendarizzata e discussa entro la fine del 2011. Appello promosso da Radicali italiani e A.N.CO.T. (Associazione nazionale consulenti tributari)”

Questo è l’annuncio della prima giornata nazionale anche a Bologna

che si terrà venerdì 20 maggio ORE 10.30 – 13.00 davanti alla sede dell’ Inps  Gramsci n° 6

Per info

http://www.radicali.it/contributi-silenti

e poi c’è anche i

TAVOLI DI RACCOLTA FIRME SUI CONTRIBUTI SILENTI

21 MAGGIO DALLE 15.00 ALLE 19.00

IN VIA IV NOVEMBRE, ANGOLO VIA D’AZEGLIO, BOLOGNA

3commenti
  1. Giorgio

    19 maggio 2011 at 23:21

    Non sono in accordo sul principio di giustizia che tenta di affermare la proposta, anzi ritengo che affermando quel principio di giustizia, si finisca per commettere una ingiustizia nel confronto di altri.

    Un futuro 65enne eventualmente precario per tutta la vita, otterrà come tutti gli italiani che non hanno altri redditi, una prestazione (pensione vecchiaia) non parametrata – per sua fortuna – su ciò che ha versato.
    Se ciò sarà possibile lo sarà proprio e solo perché “nel sistema” esistono contributi versati dalla collettività e non “restituiti”.
    E’ tipico dei sistemi assicurativi.
    Proviamo a ribaltare il problema e pensiamo a coloro che invece, ogni mese, versano migliaia di euro all’INPS e che vorrebbero poterli gestire a modo convinti che l’INPS non gli farà mai avere una prestazione congruente con quanto versano.
    Di fatto, la situazione è identica: entrambi i gruppi, precari e “ricchi” sono convinti di non ricevere abbastanza dai “loro” soldi.
    Che facciamo quindi con questi “ricchi”?
    Diamo anche a loro la possibilità di ritirare quanto versato e fare dei soldi ciò che credono?
    Dal punto di vista delle giustizia, della uguaglianza di diritto, dovremmo permettere anche loro di ritirare tutti i soldi versati e poi assicurare anche a loro la pensione di vecchiaia.
    Peccato che poi mi sfuggirebbe chi dovrebbe pagarle queste pensioni di vecchiaia…
    Ha si, i soliti “ricchi” ovviamente.

    Insomma, il problema indubbiamente esiste, ma ritengo la soluzione non possa essere quello di ritirare i propri soldi, bensì di lottare per ottenere da essi una seppur minima prestazione aggiuntiva rispetto a quella prevista comunque.
    Se è vero che tutti hanno diritto alla pensione di vecchiaia, deve anche essere vero che chi versa soldi ne ricavi un vantaggio, per piccolo che possa essere.
    Bisogna ricordarsi che il sistema pensionistico attuale non lo ha regalato nessuno, è figlio di lotte fatte dalle persone che ora ne stanno fruendo. Probabilmente si sono sbagliati i conti, le previsioni, e va fatto un serio lavoro di revisione, ma demolire tutto… no, non mi sembra utile.

    P.S.: non è forse il caso di farlo sapere in giro ma se i milioni di italiani nati e viventi all’estero, decidessero di tornare in Italia dopo i 65 anni, avrebbero il diritto di ottenere la pensione di vecchiaia pur non avendo mai versato un solo centesimo al sistema pensionistico.

    Rispondi
  2. admin

    20 maggio 2011 at 00:03

    Il problema è sicuramente complesso e andrebbe affrontato a tutto tondo. Le cose che dici hanno sicuramente un fondamento e affrontano un problema che c’è. La proposta radicale non è esaustiva ma almeno provoca un reazione e una discussione su un tema quasi del tutto rimosso in questi anni. Il pericolo prevedibile che sottendono è che fra qualche decina di anni comincereanno ad esserci in giro milioni di persone senza pensione e con un’eta avanzata. Incasseranno, quando ci sarà qualcosa, qualche centinaia di euro e non avranno di che mangiare con un problema sociale rilevante per tutti, sia per i numeri che per gli effetti sociali. La crisi delle nostre società mature dovrebbe muoversi per tempo ma ho paura che di questo passo la rimodulazione delle pensioni seguirà traettorie del tutto imprevedibili, individuali o solo inesistenti. Il dibattito è aperto. E le speranze di una lotta che porti all’ampliamento di un sistema pensionistico pure. Speriamo non restino solo speranze.

    Rispondi
  3. cristina

    20 maggio 2011 at 20:23

    I veri problemi sono : 1) Scarsa informazione sul reale funzionamento della macchina dell’IMPS. 2)Scarsa trasparenza dei flussi di entrata e uscita e degli impieghi . 3) Scarsa conoscenza dei costi , modalità e razionalità della gestione dell’IMPS 4) Quanto pesano le truffe all’IMPS nei costi di gestione? Quanto pesa il fatto che quattro regioni italiane ( Sicilia , Calabria, Campania ,parte della Puglia)sono controllate dalla Mafia s.p.a e dalla criminalità organizzata ? Secondo i radicali la Gestione separata dell’Inps ogni anno incassa 8 miliardi di euro di contributi, ma eroga solo 300 milioni di euro di prestazioni. Come sono impiegati i milioni di euro non erogati? Questi sono aspetti preliminari da affrontare .
    Le osservazioni di Giorgio sono condividibili in linea generale , ma nello specifico affrontano troppo genericamente il nodo della gestione separata, che è quello richiamato dai radicali . Serve un vero dibattito.

    Rispondi

Rispondi a admin Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *