VASCO ERRANI INDAGATO: L’AVEVAMO RIVELATO PIU’ DI UN ANNO FA


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Un avviso di fine indagine è stato inviato oggi al governatore dell’Emilia-Romagna Vasco Errani, a conclusione dell’inchiesta su Terremerse, la cooperativa agricola di Bagnacavallo (Ravenna) presieduta dal fratello Giovanni che la Regione avrebbe favorito finanziandola con 1 milione di euro. E’ ufficiale. Venuta già alla luce da un indiscrezione arrivateci nell’Ottobre 2010 nessuno ci aveva creduto. Ecco l’articolo http://www.antonioamorosi.it/2010/10/21/errani-humanum-est-il-presidente-vasco-indagato/

Il reato ipotizzato oggi è falso ideologico in concorso con due alti dirigenti Valtiero Mazzotti, direttore generale dell’Agricoltura della Regione, e Filomena Terzini, direttore generale degli Affari istituzionali della Regione Emilia Romagna.
Gli indagati sono in tutto nove tra cui Giovanni Errani per truffa, il progettista dello stabilimento di Imola Gimpaolo Lucchi, il direttore dei lavori Alessandro Zanotti e un altro funzionario regionale, Aurelio Selva Casadei, collaboratore del servizio aiuti alle imprese della Regione.

La Guardia di finanza ha confiscato beni per un milione di euro, fra auto e immobili degli indagati. L’indagine nei confronti del Presidente Errani potrebbe procurare un terremoto in Regione con conseguente ipotesi di dimissioni se si trasformasse in un rinvio a giudizio.
Il presidente Vasco Errani intanto dichiara: “ribadisco la mia piena e consapevole convinzione della correttezza dell’operato mio e dell’operato dell’amministrazione. Sono certo che nel corso del procedimento emergerà con chiarezza questa verità. Confido nella magistratura”. Alla consegna di un premio dedicato al giuslavorista ucciso Marco Biagi si è inoltre difeso: “Non ho mai favorito nessuno, tantomeno mio fratello”. In proposito è intervenuto anche il sindaco di Bologna Virginio Merola : “Impensabile che Errani abbia favorito il fratello”
Tutto nasce da un articolo de Il Giornale di Milano che dubita sulla concessione di un milione di euro della Regione (guidata già allora da Vasco Errani) data nel 2005 alla cooperativa agricola Terremerse, di cui era presidente all’epoca dei fatti il fratello del governatore, Giovanni. Il milione doveva far nascere un nuovo stabilimento agricolo, a Imola. Il pm Antonella Scandellari contesta l’abuso d’ufficio. Il documento presentato dalla cooperativa il 31 maggio 2006 era una «dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà», cioè un’autocertificazione a firma di Giovanni Errani, detto Gianni, legale rappresentante di Terremerse, che dichiarava «che i lavori di realizzazione dello stabilimento enologico sono stati completamente ultimati». Errani dice alla Regione che i lavori sono finiti e lo stabilimento è pronto. E il Comune di Imola rilascia il permesso di costruire il 23 maggio, cioè soli 8 giorni prima, come risulta dal certificato di agibilità. Una tempistica così ravvicinata è quanto meno sospetta. Ma il 31 maggio sembra essere successa un’altra cosa, perché era il termine perentorio fissato dalla Regione per erogare il finanziamento. Per Terremerse era essenziale finire entro quel giorno. Il problema è che, secondo l’accusa, lo stabilimento il 31 maggio non era affatto terminato. Ciò nonostante, i soldi furono dati ugualmente e nessuno, poi, avrebbe controllato. Peraltro, il certificato di agibilità fu consegnato alla Regione non quando previsto, cioè entro il 15 giugno 2006, ma solo nel gennaio 2008, un anno e mezzo dopo. Quindi la Regione non poteva non sapere dell’irregolarità!
Nel gennaio 2008 gli ispettori dell’Agrea, l’Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura, andarono a Imola e certificarono, con un verbale, che «lo stabilimento è di recente costruzione e non è ancora operativo in attesa che vengano trasferiti macchinari e attrezzature dal vecchio sito produttivo». Pochi giorni dopo però, il 28, Terremerse mandò la ‘Dichiarazione di produzione vitivinicola 2007/2008’, attestando che l’attività produttiva di vino era in pieno svolgimento.

Successivamente emersa l’indagine su indicazione di Vasco Errani, il direttore Terzini compilò una relazione, coadiuvata da Mazzotti, da inoltrare alla Procura con lo scopo di fare chiarezza. Ma in realtà secondo l’accusa nel documento sono stati inseriti dettagli non corrispondenti al vero.

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