CAVALIERI SENZA MACCHIA E SENZA PAURA?


Lirio Abbate e Paolo Biondani pubblicano su L’Espresso dell’1 ottobre 2009 una notizia estremamente interessante passata quasi completamente inosservata e che tocca anche Bologna .

Secondo i due giornalisti vi sarebbe una nuova rete di “personaggi appartenenti a tutti i settori che contano della vita pubblica e privata”. Con una copertura associativa di stampo massonico, che garantisce vantaggi “a tutti e a ciascuno”, attraverso “stretti legami di fratellanza e mutua assistenza”. E in cima alla piramide, lui: Licio Gelli, l’immarcescibile maestro venerabile della P2.

Licio Gelli – scrive L’Espresso – non è solo il custode di segreti di un passato che non passa. È il protagonista di nuovi intrighi. Riceve industriali. Tratta affari. Istruisce colonnelli. Offre appoggi. E fa da consigliere all’organizzatore di una nuova rete di “fratelli”.

A documentare il ritorno di Gelli è l’inchiesta di una piccola procura del Nord, ora trasmessa ai pm antimafia di Palermo. A Verbania, pochi giorni fa, i magistrati hanno chiuso le indagini su una cordata di imprenditori che facevano i soldi con le fatture false. Organizzavano finte esportazioni di macchinari, creando crediti Iva fittizi. E per cinque anni, oltre a non pagare le tasse, sono riusciti a farsi rimborsare dallo Stato “almeno 9 milioni di euro”. La parte del leone l’ha fatta la Tubor spa, una fabbrica di termosifoni con 170 operai, lasciata fallire dopo il sequestro del bottino. Per frodare il fisco questa “associazione per delinquere” aveva bisogno di azzerare i controlli. E a garantire “l’ombrello fiscale”, come lo chiamano gli inquisiti, erano due imputati di corruzione: Rolando Russo, dirigente dell’Agenzia delle Entrate di Verbania, e Delio Cardilli, tenente colonnello della Guardia di Finanza, in servizio dal ’69. I due, secondo l’accusa, si sono divisi tangenti per un milione e 748 mila euro. Benché indagato a Roma già dal 2002, Cardilli fino al 2006 era al comando generale, come “capo ufficio operazioni del nucleo speciale evasione contributiva”, e poi è diventato “comandante del centro addestramento regionale” di Perugia. Prima di essere arrestato, nel giugno 2008, insegnava alla “Libera Universitas” di Orvieto e scriveva di fisco sui quotidiani economici.

Per comunicare con gli altri indagati, Cardilli usava 72 schede telefoniche e 29 cellulari. Ad ogni numero corrispondeva un solo interlocutore. Per poterlo intercettare, i finanzieri onesti hanno dovuto nascondergli una microspia in ufficio, riuscendo ad ascoltarlo solo per un paio di mesi. Il colonnello è affiliato ai Templari, l’antico ordine cavalleresco che oggi è un’associazione lecita come la massoneria. Nell’ordine d’arresto, i magistrati precisano che “era in lizza per diventare vice-priore nazionale”.

Perché in quell’articolo vi è un riferimento a Bologna ?

In una telefonata lo stesso Cardilli illustra a un “cavaliere” quale “utilità” si può ricavare dalla sua rete associativa: “Io voglio fare una forza che, con l’obiettivo umanitario, poi diventa anche economica e addirittura una forza politica… Politica nel vero senso del termine. Perché quando io alzo il telefono e dall’altra parte c’ho il cavaliere templare che è procuratore della repubblica di Roma, ti faccio un esempio, io sto già più tranquillo. Mica dobbiamo fare chissà cosa, però c’hai un amico. Anche per un consiglio, no? Dall’altra parte alzi il telefono e trovi il direttore delle entrate… E c’hai un amico. A me piace fare una coalizione: tutti in uno. Hai capito? Che tu hai bisogno di qualsiasi cosa, e ognuno di noi deve avere l’etica di aiutare l’altro. Per la Finanza ci sono io, poi c’è il collega dei carabinieri, quell’altro dell’esercito… C’è tanta gente… Ci sono quelli della pubblica amministrazione, diversi imprenditori… Così si fa!”

Questa intercettazione-chiave è del 16 giugno 2007. Per tutta l’estate Cardilli si sente con Gelli. Il colonnello telefona a Villa Vanda e si presenta come “Delio”. Il tono è amichevole, ma Cardilli pende dalle labbra di Gelli. Assicura di essere a sua completa disposizione “tranne una settimana di ferie”. Le intercettazioni documentano una forte intesa, una sorta di alleanza tra l’ufficiale inquisito e il capo della P2. Gelli e Cardilli però sospettano di essere intercettati. Parlano con allusioni e mezze frasi. Si promettono favori, ma non precisano nomi e fatti. Molte telefonate servono solo a fissare appuntamenti a tu per tu. A fine agosto le intercettazioni s’interrompono, perché Cardilli continua a cambiare telefoni. Nei nastri restano registrate le sue insistenze per sapere se ci sono “novità” su un misterioso gruppo dei “cinque”, che Gelli sta segretamente organizzando. Cardilli gli chiede se ha contattato un “imprenditore di Milano”, ma non fa nomi.

Le indagini documentano almeno un incontro. Il colonnello accompagna nella villa di Gelli un industriale che lui stesso identifica come Pietro Mazzoni, titolare dell’omonimo gruppo con interessi dagli appalti ambientali all’energia, dalle pulizie alle telecomunicazioni.

All’uscita Cardilli riferisce a un “fratello” che Mazzoni chiama Gelli “commendatore”, che i due hanno parlato di affari e che il venerabile ha promesso appoggi. Il colonnello aggiunge che deve rivedere Gelli con urgenza, perché “il maestro” gli deve “parlare a quattr’occhi” di “una cosa importante”. Tanto che Mazzoni, imbarazzato, voleva lasciarli soli.

Negli stessi giorni Cardilli convoca i templari per la festa del 15 settembre al Castello dell’Oscano di Perugia. Il colonnello chiede ai suoi cavalieri se sia il caso di ammettere altri “pezzi da 90? nel sottogruppo “nostro”: “Io volevo far entrare due assessori regionali, due magistrati: i procuratori di Roma e di Pisa sono amici miei… Come il senatore Colucci di Forza Italia… Il senatore Schifani è un altro amico mioIl procuratore di Bologna pureIo c’ho diverse nomine, ma finché non vedo le cose chiare, non le faccio entrare. Io ho fatto entrare il vicepresidente della Finmeccanica (ingegner Sabatino Stornelli, secondo i pm)… Il prefetto di Napoli sta nella mia comanderia… Abbiamo i notai, abbiamo i migliori avvocati, deputati, onorevoli, abbiamo addirittura un viceministro dell’interno che voleva entrare, ti dico pure il nome: Minniti”.

Solo vanterie? Quest’uomo è un millantatore? Si può far passare come acqua fresca affermazioni del genere? Domanda la Stampa .

E cosa c’entra il Procuratore di Bologna ?(in quel momento era Enrico Di Nicola)

Domande senza risposta ?

Vi sono molti “Cavalieri” nella nostra città? Sono di destra e di sinistra, in ordine sparso come gli altri ordini massonici presenti? Non lo sappiamo o lo sappiamo. Di certo non risultano querele o smentite sui nomi e sul tema.

Cristoforo.

11commenti
  1. Valerio Giuliano

    27 novembre 2010 at 12:39

    vorrei non crederci !!!…. Ma conosco troppo bene determinati “ambienti” per potermi ancora disilludere come la maggior parte dei cittadini.
    La scoperta di certe dinamiche fa rimpiangere i tempi in cui i protagonisti della vita politica del nostro Paese erano i Cossiga, Andreotti, Craxi, Berlinguer.
    Oggi assistiamo ad una inversione di asimmetrie nei rapporti di potere tra imprenditoria – politica – istituzioni, con i primi passati al più alto livello di importanza, che gestiscono gli attuali politici, veri e propri neofiti appartenenti alle più variegate classi sociali agiate, oggi riciclatisi come uomini di partito, inclini a servirsene per tornaconto personale.
    Infine gli uomini delle istituzioni (magistrati e ufficiali della guardia di finanza, carabinieri e di altre forze di polizia mlitari e non, questori, funzionari) il cui incarico é garanire, nell’ambito delle proprie competenze, l’impunità in affari ai protagonisti di oggi in imprenditoria e politica, “fratelli” consociati nelle più variegate forme di aggregazione: loggie, associazioni, fondazioni, circoli ecc.
    Con questo telegrafico quadro situazionale possiamo affermare che i vertici della criminalità organizzata a confronto di costoro appaiono essere dei dilettanti che si accontentano delle briciole.
    Entrano si a far parte della partita, ma hanno importanza marginale nel complesso gioco di equilibri. Salvatore Riina e Bernardo Provenzano non sono apparsi agli occhi dei più attenti, quali soggetti in grado di gestire, condizionandola pesantemente, la vita di una intera regione e di un Paese per decenni, semplicemente servivano e basta rappresentavano una lucrosa e ghiotta “voce di spesa”; quando hanno alzato troppo il livello delle loro pretese di potere attaccando il potere politico, sono stati messi in condizione di non nuocere temporaneamente.
    Pensate solamente quanti flussi di denaro pubblico sono stati spesi in Sicilia nell’arco di un trentennio e giustificati dal fenomeno mafia; a come é stato impigato questo fiume di denaro, a quanto di questo denaro é finito nelle casse delle varie istituzioni e sempre quanto di questo denaro é servito in concreto a migliorare il livello di qualità della vita dei siciliani. Il generale Dalla Chiesa lo aveva capito subito a che tavolo da gioco si era seduto ma aveva poche “fiches”.

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  2. maria cristina

    2 dicembre 2010 at 22:14

    Le congreghe o consorterie come la massoneria , i fratelli di tutte le specie prima della seconda guerra mondiale e della successiva creazione dei due blocchi est-ovest ( cui seguì la ” guerra fredda”) erano a ragione considerati da grandi liberali come Gobetti o Ernesto Rossi e da tante altre menti illuminate come un fenomeno deteriore , una fonte di miseria morale, economica e sociale per l’Italia . Anche nelle manifestazioni più “nobili” i componenti di queste congreghe si sono sempre distinti per opportunismo e vigliaccheria , trovandosi spesso invischiati (consapevolmente o in virtù di manipolazioni di vario tipo)in affari illeciti e contrari allo sviluppo democratico e civile del paese. Consiglierei a tale proposito la lettura di un bellissimo libro ( davvero illuminante ) scritto da Ernesto Rossi immediatamente dopo la caduta del fascismo :”Una spia del regime” ( dedicato all’avv. Del Re ). Il sucessivo proliferare di queste congreghe mafio-affaristiche (mascherate in vario modo) ha devastato in modo costante , evidente e tragico tutta la vita sociale ,economica ,civile e democratica dell’Italia . La Costituzione Italiana sostiene la libertà di associazione ma tale libertà non può essere utilizzata per ostacolare , spezzare , umiliare lo spirito e la lettera della Carta Costituzionale . Sono fermamente convinta che l’appartenenza a queste congreghe sia contraria all’interesse dei cittadini italiani e in contrasto con le responsabilità istituzionali di funzionari pubblici. Pertanto dovrebbe essere vietato a qualunque rappresentante delle istituzioni repubblicane l’appartenenza a queste consorterie , la cui natura mafio-affaristica è emersa in modo palese dalle cronache giudiziarie delle P2 gelliane e non. Chi mai può aver ispirato nel 1990 la depenalizzazione dell’interesse privato in atti d’ufficio di cui all’art324 del codicedi procedura penale?. Possiamo davvero stupirci degli sperperi di denaro pubblico ,della gravità di illeciti della P.A. in danno dei cittadini ,compiuti dalle amministrazioni in seguito all’abolizione del reato previsto dall’art. 324 c.p.p.?
    La legge Anselmi non viene quasi mai applicata , eppure è uno strumento importantissimo per ostacolare e distruggere questi reti affaristiche clandestine destinate ad incidere in modo così distruttivo sull’economia del paese , impedendo un’evoluzione in senso davvero liberale dell’economia stessa. La particolare velenosità di queste consorterie si accentua in periodi di crisi economica( elevando il livello criminale di colletti bianchi di tutti i settori) ed è anche alla radice delle crisi economiche e civili che muovono in senso antidemocratico e reazionario . Solo con l’uso effettivo e il potenziamento di strumenti giuridico- legislativi quali la legge Anselmi , si può tentare di fermare e arginare l’involuzione del nostro paese. Cristina

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  3. Cristoforo

    3 dicembre 2010 at 06:37

    Cara Maria Cristina ,
    Condivido integralmente il tuo pensiero . A riguardo, va registrato l’assoluto silenzio della stampa su un tema che appare addirittura impronunciabile. Nella nostra città , la parola Massoneria è letteralmente “sussurrata”, si ha terrore al solo pensiero di dibatterne e approfondirne lo spessore .
    Voglio pero’ riportarti un episodio , sfiorato dalle cronache locali ,che da la misura di quanto sostengo e che deve indurre a riflessioni.
    Il 6 dicembre 2008, si è concluso a Bologna, con il Convegno di studi “La Costituzione della Repubblica Italiana e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: 1948 – 2008. Attualità e prospettive” – alle ore 9,30, Aula Prodi, Complesso S.Giovanni in Monte, Piazza San Giovanni in Monte 2 – il ciclo di celebrazioni che il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani ha dedicato, nel corso di tutto il 2008, al 60° anniversario della Costituzione repubblicana e a quello della Dichiarazione universale dei Diritti Umani.
    Storici, studiosi ed esponenti delle Istituzioni sono stati chiamati dal Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili dell’Emilia Romagna a dibattere su questi due storici documenti.
    Non vi è dunque motivo di imbarazzo nell’apprendere che il Convegno,si è svolto sotto i Patrocini della Provincia di Bologna e dell’ Assemblea Regionale dell’ Emilia Romagna – vedendo la partecipazione di Paolo Zanca, Vicepresidente dell’Assemblea Legislativa Regionaile; di Antonio Baldassarre, Presidente Emerito della Corte Costituzionale; di Giovanni Greco, dell’Università di Bologna; di Massimo Panebianco, dell’Università di Salerno e di Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. I lavori sono stati introdotti dal professor Avvocato Angelo Scavone che ha svolto ruolo di moderatore.
    Sergio Caserta , consigliere Provinciale del PD , ha domandato in una interrogazione alla Presidente Draghetti :Come mai la Provincia di Bologna, cosi’ come la Regione Emilia-Romagna, ha inteso riconoscere il patrocinio all’iniziativa promossa dall’organizzazione della
    Massoneria Gran Oriente d’Italia, il prossimo 6 dicembre, sui temi dei diritti umani in rapporto alla Costituzione? “L’associazione in questione, spiega Caserta, conserva “caratteri di ambiguita’ che non possono essere elusi o sottovalutati”.
    In particolare, “mantiene nel proprio statuto l’esclusione delle donne ed esalta il carattere ‘sacrale’dell’adesione”. Inoltre, “e’ un’organizzazione molto influente e nel recente passato in alcune sue parti si e’ macchiata di reati gravi”. E “anche se oggi sembra voler superare definitivamente questa fase”, incalza Caserta, “da qui a patrocinarne un’iniziativa il passo e’ lungo, ci sembra che questa decisione avrebbe dovuto essere maggiormente ponderata”.
    Draghetti spiega che, alla richiesta di patrocinio,Raffi ha accompagnato la dichiarazione con la quale assicura che
    lo statuto del Gran Oriente si riconosce nei valori della
    Costituzione e non e’ in contrasto con quelli contenuti nello
    statuto della Provincia.
    Non ci sentiamo francamente di aggiungere altro….cara Maria Cristina
    CRISTOFORO

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  4. cristina

    3 dicembre 2010 at 14:45

    Propongo un Convegno di Studi sullo stesso tema organizzato da tutti coloro che condividino l’analisi e le idee di Maria Cristina e Cristoforo. Rimango in attesa di risposte alla mia proposta.

    Rispondi
  5. cristina

    3 dicembre 2010 at 14:46

    Propongo un Convegno di Studi sullo stesso tema organizzato da tutti coloro che condividono l’analisi e le idee di Maria Cristina e Cristoforo. Rimango in attesa di risposte alla mia proposta.

    Rispondi
  6. Michele Arcieri

    3 dicembre 2010 at 15:52

    Sarebbe un’iniziativa bellissima e molto puntuale sulle forme del potere attuale

    Rispondi
  7. admin

    3 dicembre 2010 at 15:55

    @da Amorosi
    Lavoriamoci e organizziamola. Sarebbe un momento importante per mostrare nuove e vecchie forme di potere

    Rispondi
  8. Cristoforo

    3 dicembre 2010 at 19:35

    Io sono con Voi ovviamente ..fatemi sapere

    Rispondi
  9. cristina

    4 dicembre 2010 at 19:14

    Per coloro che vorrebbero il Convegno di cui sopra , lascio la mia e-mail dove potete contattarmi e lasciare il vostro telefono o cellulare:
    massili-21m@libero.it. A presto, Maria Cristina

    Rispondi
  10. cristina

    4 dicembre 2010 at 20:23

    A coloro che sono per valutare la possibilità effettiva di organizzare l’iniziativa di cui sopra , lascio la mia e-mail : massili-21m@libero.it

    Rispondi
  11. Cristoforo

    14 dicembre 2010 at 06:11

    Pubblichiamo per alcuni amici ,un recente articolo dell’amico Marco Preve apparso nel novembre us su LA REPUBBLICA edizione di Genova . Auspichiamo che questo esaustivo reportage induca a serie riflessioni magari ..nella considerazione che Genova non sia cosi’ distante da Bologna ….
    La loggia massonica dei Mamone e Confapi
    La “società” genovese del rito scozzese ha il suo tempio negli uffici delle aziende dei fratelli Mamone. Oltreché gli stessi imprenditori, ne fanno parte anche dirigenti di Confapi e del Cad, Centro d’ascolto del disagio, e poi professionisti e impiegati. Lo squarcio sul mondo della massoneria arriva da una giornalista “infiltrata”. Maria Teresa Falbo, ex ufficio stampa Confapi
    di MARCO PREVE
    Una giornalista infiltrata svela l’esistenza – e gli appartenenti – di una loggia che ha sede a Fegino proprio nella sede di alcune delle società dei Mamone, fratelli di sangue e, in questo caso, anche di obbedienza. Il tempio che ospitano è frequentato anche da numerosi dirigenti di Confapi, l’associazione di categoria che rappresenta le piccole e medie imprese. Se qualcuno pensava che i massoni liguri fossero “in sonno”, due casi attualissimi dimostrano che i “fratelli” sono ben svegli.
    La prima vicenda che raccontiamo oggi è relativa all’elenco ufficiale di una loggia genovese, la “Alberto Fortis”, un “muratore” dei primi dell’800. Lo scoop è di Maria Teresa Falbo, scrittrice e giornalista romana specializzata in cultura e teatro. Il suo Babilonia swing è una pubblicazione cartacea spedita a mille destinatari scelti, ed è consultabile sull’omonimo sito Internet dove si può leggere il suo reportage. Mentre lavorava come ufficio stampa per Confapi Liguria a cavallo del 2009 e del 2010, alla Falbo fu proposto di entrare nella massoneria.
    “Quando mi venne fatta la proposta- spiega – pensai subito alla possibilità di poter raccontare questo mondo dall’interno”. Dopo quattro mesi di attesa Maria Teresa Falbo viene accolta nella loggia appartenente all’obbedienza del Supremo Consiglio d’Italia e San Marino del 33° e Ultimo Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato. La sua sorellanza avviene con una cerimonia in cui viene incappucciata (“io non potevo vedere e quando me lo tolsero gli altri avevano i cappucci neri con i buchi per gli occhi”) e invitata a pronunciare le formule di rito nei locali di via Fegino 3. Della loggia fanno parte i padroni di casa, i fratelli Vincenzo e Gino Mamone (quest’ultimo a capo della Ecoge, sotto processo per corruzione e indagato per turbativa d’asta e false fatturazioni in un’altra inchiesta), il padre Luigi e il nipote con lo stesso nome. Vincenzo Mamone, la cui ex moglie alcuni anni fa, attraverso la Casa della Legalità aveva raccontato, ma senza poterla documentare, della sua appartenenza alla massoneria e dei suoi viaggi di “fratellanza” a Sanremo e Montecarlo, è anche uno dei dirigenti di Confapi.
    E della Loggia fanno parte altri vertici di Confapi: Luigi Mamone, Pietro Capalbo, Raffaele Martino e poi il direttore Roberto Parodi. “Ricordo la signora Falbo- dice Parodi – ha lavorato per noi per qualche tempo poi il rapporto si è interrotto. Non sapevo nulla dell’articolo. Noi massoni siamo un potere occulto? Macché, e poi guardi che gli elenchi della loggia sono pubblici. Vederli? Mah credo non siano così facilmente reperibili”. Da quest’anno Confapi, dopo una battaglia di ricorsi al Tar contro Confindustria è tra l’altro presente nel consiglio della Camera di Commercio con Giuseppe De Gregori, avvocato albergatore, ed è un’associazione sempre più importante nella provincia di Genova.
    Inoltre, alcuni esponenti di Confapi fanno anche parte del Cad, i Centri di Ascolto del Disagio, associazione nazionale di volontariato (ma a Genova scrive lettere anti moschea al sindaco, organizza corsi di lingue a pagamento e offre attestazioni energetiche) presieduta in Liguria da Enrico Sivori, radici democristiane e diverse militanze in quell’area politica. Ultimi tentativi (entrambi abortiti dopo annunci e conferenze stampa) di Sivori e degli amici della loggia e di Confapi quelli di dar vita alla Lista Centro per Biasotti alle ultime Regionali e poi di far decollare in Liguria la lista “Noi nord” del sottosegretario Vincenzo Scotti. Pare che i duemila iscritti fossero legati alle aziende Confapi e ai volontari del Cad, e il partito a maggio aveva già trovato la sua sede: nell’ospitale tempio massonico di via Fegino.
    PS:
    Vi invito a esaminare il suddetto documento.
    http://download.repubblica.it/pdf/2010/sanmarino.pdf

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